La suocera nel nostro appartamento
Non so come sia possibile, ma mi trovo in una situazione che mi fa rizzare i capelli. Mio marito, Matteo, ha seriamente deciso che sua madre, Beatrice Conti, debba trasferirsi da noi nel nostro nuovo appartamento a Milano. Proprio quello che sognavamo dai nostri 17 anni, per cui abbiamo risparmiato per anni, fatto un mutuo e decorato ogni angolo! E io non voglio assolutamente che viva con noi. Ora mi trovo davanti a una scelta: difendere la mia posizione rischiando di litigare con Matteo, o ingoiare il rospo e trasformare il nostro sogno in una pensione. Sinceramente, sono confusa, ma non riesco più a tacere.
Io e Matteo abbiamo iniziato a frequentarci a 17 anni. Eravamo due adolescenti innamorati che sognavano il futuro: un appartamento tutto nostro, una casa accogliente dove saremmo stati solo noi e, un giorno, magari i nostri figli. Immaginavamo di scegliere la carta da parati, montare il divano, bere il caffè sul balcone. Quei sogni ci hanno tenuti uniti mentre studiavamo, lavoravamo e risparmiavamo su tutto pur pure di mettere da parte il primo acconto. E dopo anni, finalmente, abbiamo comprato un bilocale a Milano — piccolo, ma nostro. Ricordo ancora quando ci siamo entrati per la prima volta: stanze vuote, odore di vernice fresca e la sensazione che fosse l’inizio di una nuova vita. L’abbiamo arredato con amore: io sceglievo le tende, Matteo assemblava i mobili, litigavamo persino sul colore del tappeto. Era il nostro nido, il nostro piccolo mondo.
E poi, un mese fa, Matteo mi ha lasciato a bocca aperta: «Arianna, penso che dovremmo far venire mia madre a stare con noi». Ho creduto scherzasse. Beatrice vive in un paesino a due ore di treno, ha la sua casetta, un orticello, le vicine con cui beve il caffè. Perché mai dovrebbe trasferirsi da noi? Ma lui era serio. «Invecchia», ha detto, «è dura da sola. Noi abbiamo spazio, quindi può stare qui». Sono sbiancata. Il nostro bilocale ha una camera da letto e una stanza che per ora è vuota, ma che sognavamo di usare come nursery o studio. E ora ci dovrebbe abitare mia madre?
Ho provato a spiegargli che non era una buona idea. Primo, Beatrice ha un caratterino. Vuole che tutto sia fatto a modo suo e non si trattiene dal dirmi come cucinare, pulire o persino vestirmi. Quando viene in visita, dopo un giorno mi sento un’ospite in casa mia. Riordina le mie pentole, critica il mio ragù e mi spiega come stirare le camicie di Matteo. E ora immaginatevela ogni giorno! Impazzirei. Secondo, io e Matteo finalmente abbiamo il nostro spazio, dove essereśmy stessi. Siamo giovani, vogliamo libertà, serate spontanee, silenzio. Con Beatrice non ci sarebbe più pace neanche per guardare la TV, che lei tiene a volume massimo.
Ma Matteo sembra non capire. «Arianna, è mia madre», ripete. «Non possiamo lasciarla sola». Non discuto che bisogna prendersi cura dei genitori. Ma perché deve essere a scapito della nostra intimità? Ho proposto alternative: andare a trovarla più spesso, aiutarla con le spese, assumere una badante. Lui però è irremovibile: «Deve stare con noi, punto». Allora gli ho chiesto: «Ma almeno mi hai chiesto se ero d’accordo?» Lui ha scrollato le spalle: «Pensavo capissi». Capire? E chi capisce me?
Ho chiamato la mia amica Anita per sfogarmi. Mi ha ascoltato e ha detto: «Ari, se cedi, te ne pentirai per sempre. Casa è casa, hai il diritto di decidere». E ha ragione. Non ho nulla contro Beatrice, ma non voglio vivere con lei sotto lo stesso tetto. So come andrà a finire: si intrometterà in tutto, dall’educazione dei futuri figli a come dispongo la spesa nel frigo. E Matteo, invece di sostenermi, dirà: «Sopporta, è mia mamma». Vedo già il nostro sogno trasformarsi in litigi e tensioni infinite.
Ieri ho deciso di affrontare la questione. Mi sono seduta con Matteo e gli ho detto: «Ti amo, ma non sono pronta a vivere con tua madre. Quest’è casa nostra, l’abbiamo creata per noi. Troviamo un altro modo per aiutarla». Lui ha accigliato la fronte: «Quindi sei contro mia madre?» Stavo per urlare. Contro? No, voglio solo salvare la nostra famiglia e la nostra pace! Abbiamo discusso per un’ora, e alla fine ha detto: «Riflettici, Arianna. Se la metti così, potremmo dover rivedere tutto». Rivedere cosa? Il nostro matrimonio? I nostri sogni? Sono andata a dormire con il cuore pesante, ma non mi arrenderò.
Ora cerco una soluzione. Magari un compromesso: Beatrice potrebbe venire per qualche settimana, ma non stabilmente? O potremmo affittarle un monolocale vicino? Sono disposta ad aiutare, ma non a sacrificare il mio nido. E ho paura che Matteo scelga sua madre, e allora dovremmo decidere come andare avanti. Fa paura, ma non posso tacere. Abbiamo lavorato anni per quell’appartamento, per la nostra vita. E non permetterò che diventi uno spazio altrui.
Mia madre, quando l’ho raccontato, mi ha detto: «Arianna, non mollare. Casa è il tuo porto sicuro, e devi difenderlo». E sono d’accordo. Non voglio litigare con Matteo, ma non mi arrendo. Beatrice è senz’altro una brava persona, ma dovrà rispettare i limiti. E Matteo dovrà scegliere: il comfort di sua madre o la nostra famiglia. Credo che troveremo una via d’uscita, ma per ora mi preparo alla battaglia. Perché questa casa non sono solo quattro mura: è il nostro sogno. E non lo regalerò a nessuno.