“Non sei una madre, sei un disastro!” – gli scontri con la suocera hanno spinto Giulia al limite
Giulia era in cucina, intente a rigirare gli arancini, quando entrò suo marito.
— Giulia, oggi mi ha chiamato mamma — iniziò Luca. — Dice che non la fai vedere il nipotino.
— Si è lamentata? — chiese Giulia, sorpresa.
— Beh, sì. Dice che trovi sempre scuse. Non vede Riccardo da un mese — aggiunse lui.
Giulia si asciugò nervosamente le mani sul grembiule.
— Luca… È difficile dirlo — esitò. — Tua madre… mi ha detto una cosa che devi sapere.
Gli raccontò tutto. Luca impallidì e si lasciò cadere sulla sedia — non se l’aspettava.
Era iniziato un mese prima. Quel giorno, Emilia, sua madre, era arrivata come al solito senza preavviso. Dall’ingresso aveva scrutato il corridoio con disapprovazione:
— Di nuovo tutto in disordine. Giocattoli dappertutto! Non si può crescere un bambino in questo caos!
Giulia aveva sorriso a denti stretti, ma dentro sentiva tutto contrarsi. Riccardo si era appena addormentato, e i suoi giochi erano ancora sparsi per terra. Ma per la suocera, era solo l’occasione per sfogare il suo disappunto.
— Luca! — aveva alzato la voce Emilia. — Ma sei un uomo o cosa? Dovresti dire a tua moglie come tenere la casa!
— Mamma, va tutto bene — aveva borbottato lui, senza alzare gli occhi dal telefono.
— Per te va tutto bene? Sembra che sia passato un tornado, e tu stai qui come in vacanza!
— Riccardo è solo vivace — aveva aggiunto Giulia con calma, ma la tensione nella voce era evidente.
— Vivace! Dovresti guardarlo, non lasciarlo scorrazzare per casa come un selvaggio!
E di nuovo era partito il discorso su come Luca da piccolo fosse cresciuto sotto una campana di vetro. Un bambino perfetto, sempre sotto controllo. Giulia annuiva in silenzio, ma dentro il suo fastidio cresceva.
— Emilia — aveva detto infine. — Cresco mio figlio secondo le mie idee. Ha due anni. Sta esplorando il mondo.
— Esplorando? E poi tagli, lividi, e tu ripeti sempre “sta esplorando”!
— Sono bambini. Imparano muovendosi, sbagliando, sperimentando.
— No! È la tua negligenza! E se si fa male seriamente?
— Mamma… — aveva provato a intromettersi Luca, ma la suocera si era infiammata ancora di più.
— Se non impari a fare la madre decente, mi chiederò a chi rivolgermi per sistemare le cose!
Il giorno dopo, era tornata di nuovo — bussando con insistenza, come al solito.
— Perché ci metti tanto ad aprire? Pensavo non ci fossi! — aveva sbuffato.
— Ero impegnata — aveva risposto Giulia con calma.
— Ancora quei giocattoli! Ma pulisci, almeno?
— Certo. Ma Riccardo gioca. È normale.
— Normale? Da piccolo, Luca… — aveva ricominciato la suocera.
— Sì, lo so. Era perfetto. Nessun difetto. Peccato che ancora non sappia nemmeno friggere un uovo!
— Che vuoi dire con questo?
— Che hai cresciuto un uomo che non saprebbe sopravvivere da solo.
— Lui lavora, porta i soldi a casa! Tu invece stai qui a bighellonare!
— Io mi occupo di nostro figlio. E voglio che sia autonomo, non come suo padre — adulto ma incapace.
In quel momento, dalla sala era arrivato il rumore di un vetro rotto e il pianto di Riccardo. Giulia era corsa di là — il bambino era in piedi accanto ai cocci, con un taglietto sulla mano.
— Madonna Santa… — Giulia lo aveva preso in braccio. — Tranquillo, amore, va tutto bene!
— Ecco, vedi? — aveva sibilato Emilia. — Te l’avevo detto! Non sei una madre, sei un disastro! Vado dai servizi sociali!
Giulia si era irrigidita. Non era più solo un insulto — era una minaccia.
— Bene. Torni pure con un assistente sociale. Per ora, però, è meglio che se ne vada — aveva detto piano.
Da quel giorno, Giulia aveva cambiato strategia. Non sbatté la porta in faccia alla suocera — semplicemente smise di aprirle senza un motivo valido. E c’era sempre una scusa per rimandare la visita: quarantena, visita medica, lavori in casa, il bambino malato…
Una volta, Emilia si presentò senza avvisare. Giulia sbirciò dallo spioncino:
— Oh, non ha visto il mio messaggio? Scusi! È che Riccardo ha le difese basse, il pediatra sconsiglia visite.
— Io non sono un’estranea!
— No, ma… capisce, sono indicazioni mediche. Aspettiamo un po’ e poi ci vediamo!
La suocera se n’era andata furiosa, senza dire una parola.
Quella sera, Luca si avvicinò alla moglie.
— Mamma dice che non la fai entrare. Perché?
— Perché ho paura. Mi ha minacciato con i servizi sociali.
— Stai esagerando.
— Sei sicuro che non lo farà, se si arrabbia di nuovo?
Lui tacque. Giulia gli prese la mano.
— È nostro figlio. La sua sicurezza viene prima di tutto.
— Pensi che possa fargli del male?
— Non vede i limiti. La sua “preoccupazione” diventa pericolosa.
— Va bene — si arrese lui. — Non insisterò più.
Giulia sorrise, sollevata. La suocera aveva scavalcato ogni limite — e ora, le regole del gioco erano cambiate.