Oggi ho riflettuto su una storia che mi ha spezzato il cuore. Ogni donna sogna di incontrare l’uomo giusto, costruire una famiglia solida e trovare la felicità. Ma non sempre la vita segue il copione delle favole. E più ami, più il dolore ti trafigge quando tutto crolla.
Elena era certa di aver trovato l’amore della sua vita. Al liceo, conobbe Marco — un ragazzo alto, affascinante, con un sorriso da divo del cinema. Lui le fece perdere la testa al primo sguardo. Passarono anni tra amicizia, passeggiate sotto la luna, confessioni d’amore. Infine, diventarono una coppia.
Sua madre, Teresa, non lo digerì mai. Vedeva in lui pigrizia, mancanza di ambizione. Ma Elena era accecata: per lei, Marco era perfetto. Lei entrò all’università con ottimi voti, lui si trascinò in un istituto tecnico, che abbandonò presto.
“Mamma, non capisci! È amore vero!” ripeteva Elena, rifiutando ogni critica.
Quando Marco trovò lavoro come commesso in un negozio di elettronica, si sentì arrivato. Nonostante gli stipendi miseri, bastavano per birra e patatine, e a lui andava bene. Ma a Teresa no. Provò a far ragionare la figlia, invano.
Si sposarono con una cerimonia modesta. Andarono a vivere in una stanza di amici di Marco, in una vecchia casa popolare a Napoli. Muri sottili, vicini ficcanaso. Ma a Elena non importava: l’importante era stare con lui. Marco lavorava svogliatamente, e alle richieste di aiuto alzava solo le spalle. Elena iniziò a chiedere soldi a Teresa, che non si rifiutò mai: cibo, vestiti, persino i suoi risparmi.
Ogni incontro con il genero era una tortura per Teresa. Lui le sembrava estraneo, inadatto, senza spina dorsale. Non lo considerava un uomo.
Quando la situazione peggiorò, Elena chiese di trasferirsi da Teresa per qualche mese, per risparmiare e affittare un posto migliore. Teresa accettò a denti stretti, ma poi si pentì: Marco passava le giornate sul divano, mentre Elena si spezzava la schiena tra studio e lavoretti online.
“È solo stanco…” lo difendeva lei.
Dopo tre mesi, Marco, stufo delle pressioni, convinse Elena a tornare nella loro stanzetta. Lì, almeno, nessuno li rimproverava. Teresa tirò un sospiro di sollievo, ma una paura la perseguitava: che sua figlia rimanesse incinta.
Ma il destino beffardo giocò il suo ruolo. Marco perse il lavoro. Elena, invece, ottenne una promozione e iniziò a guadagnare bene. Poco dopo, scoprì di aspettare un bambino.
Teresa fu felice all’idea di diventare nonna, ma la gioia svanì presto: il genero le era ancora più ostico. Quando Elena, stanca della casa popolare, chiese di nuovo di vivere da lei, Teresa pose una condizione:
“Solo tu e la bambina. Marco non mette piede qui.”
“Mamma, è il padre di mia figlia!” sbottò Elena.
“E tu ci hai pensato prima di sposarlo?” rispose gelida Teresa. “Prima diventi uomo, poi si parla.”
Elena era straziata. Da una parte, la stanchezza, una neonata e la mancanza di comfort. Dall’altra, orgoglio e rabbia. Tornò da Marco, sperando che Teresa cambiasse idea. Ma la madre rimase irremovibile.
Per lei, Marco era un estraneo, non l’uomo che avrebbe voluto per sua figlia e nipote. Ma cosa si può fare? I figli scelgono col cuore, non con la ragione. Il cuore di Teresa sanguinava, ma la sua decisione non vacillò.
Il tempo dirà chi aveva ragione. Per ora, due donne — madre e figlia — imparano ad amarsi a distanza, accettando scelte che forse non avrebbero mai immaginato.
Voi, cosa ne pensate? Teresa ha agito bene? O avrebbe dovuto aprire le porte al genero, per amore di Elena e della nipotina?