Suocera Sempre in Movimento

La suocera che non sta mai ferma

Quando mia suocera, Rosa Bianchi, annunciò che si trasferiva dalla nonna Agata in campagna e ci regalava la sua casa, io e Marco saltammo dalla gioia. Una casa tutta nostra! Spaziosa, con giardino, veranda, perfetta per crescere i bambini e fare grigliate la domenica. Già immaginavamo come arredare le stanze, dipingere le pareti e invitare gli amici per la festa di inaugurazione. Ma Rosa Bianchi, a quanto pare, non aveva intenzione di restarsene tranquilla né in campagna né altrove. Continua a tornare, sconvolge la nostra vita domestica e non so più come gestire questa situazione. È una donna piena di energia, ma le sue abitudini e le visite continue trasformano il nostro sogno in un circo senza fine.

Tutto cominciò sei mesi fa. Rosa, che peraltro ha superato i sessant’anni, decise all’improvviso di voler stare vicina alla nonna Agata, che di anni ne ha ottantacinque. “Devo aiutare mia madre,” dichiarò. “E a voi giovani servirà una casa.” Io e Marco eravamo al settimo cielo. La casa era grande, solida, con un orto e perfino un vecchio melo nel giardino. Subito iniziammo a pianificare i lavori, sognando la cameretta per nostro figlio e lo studio per Marco. Rosa fece le valigie, lasciandoci metà dei mobili, e partì per il paesino a tre ore di distanza. Pensai: “Finalmente vivremo per conto nostro!” Che ingenua.

Dopo due settimane, Rosa si presentò sulla soglia. “Mi mancava la città!” annunciò, trascinando una valigia enorme. Io, credulona, pensai fosse solo per il weekend. Invece rimase un mese. In quel mese spostò tutti i mobili del soggiorno perché “così l’energia fluisce meglio”, rinvasò le mie piante sostenendo che “le annaffiavo male” e si mise a cucinare pranzi che persino Marco evitava. Il suo piatto forte è una minestra con così tanta cipolla che gli occhi lacrimano solo ad avvicinarsi ai fornelli. Provai a farle notare che avevamo le nostre abitudini, ma mi rispose: “Carla, sei giovane, devi ancora imparare a fare la massaia!”

Alla fine persi la pazienza. “Rosa,” dissi, “siamo grati per la casa, ma ora è la nostra, lasciaci vivere come vogliamo.” Lei replicò: “Ma Carla, non fare la permalosa, lo faccio per il vostro bene!” E tornò in campagna. Tirai un sospiro di sollievo, pensando fosse una tantum. Invece era solo l’inizio.

Da allora, ogni sua visita è una tempesta. Arriva senza preavviso, a volte per due giorni, altre per due settimane. Una volta decise che il giardino era “trascurato” e si mise a zappare, sradicando le mie rose perché “inutili”. Un’altra volta fece pulizie generali, buttando via le mie riviste d’epoca che collezionavo. Poi portò un vecchio comò dal paese, “un cimelio di famiglia”, e lo piazzò in mezzo al salotto. Marco rise: “Mamma, sei un’interior designer!” Io, invece, non ce la facevo più.

La cosa più assurda? In campagna, la nonna Agata sta benissimo: coltiva l’orto, munge le capre e chiacchiera con le vicine. Ma Rosa sostiene di annoiarsi e di “dover controllare come ve la cavate”. Controllare! Senza contare che si permette di dirmi come crescere mio figlio. “Carla, sei troppo tenera, dovrebbe aiutare in casa!” E intanto lo vizia con caramelle e gli fa guardare i cartoni fino a mezzanotte. Non so come farle capire che vogliamo essere padroni a casa nostra.

L’altro giorno ne parlai con Marco: “Tua madre ci sta stremando. Possiamo chiederle di venire meno spesso?” Lui rispose: “Carla, vuole solo rendersi utile. Pazienta, si abituerà alla campagna.” Pazientare? Sono allo stremo! Rosa ha già annunciato che vuole passare l’estate da noi per “aiutare con l’orto”. Tre mesi della sua “aiuta” mi hanno fatto quasi venire un attacco di panico. E ieri ha telefonato per dirci che ci ha trovato “il cane perfetto”, un randagio peloso raccolto in paese. “Vi serve un amico!” disse. Marco era entusiasta; io, terrorizzata. Abbiamo già un “amico” di troppo: mia suocera.

Sto valutando delle soluzioni. Magari iscriverla a un corso in città—uncinetto, ballo liscio, purché la tenga occupata. O regalarle una vacanza al mare? Prima o poi inizierò a sognare di trasferirmi all’estero. Scherzo, ma la situazione sta sfuggendo di mano. Marco promette di parlarle, ma so che non vorrà contrariarla. Io, intanto, compatisco me stessa e il nostro sogno di un nido tranquillo.

Chissà se altre hanno suocere così. E come fanno a sopravvivere. Sono pronta a scrivere un manuale: “Come convivere con una suocera instancabile”. Per ora cerco di ricordarmi che la casa è nostra e Rosa è solo un’ospite. Ma se davvero ci porta quel cane, credo che inizierò a fare le valigie. O a nascondermi in cantina fino a settembre.

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