Suocera si trasferisce da noi, ma non sa che non starò zitto.

Ehi, allora, senti questa storia.

Io e Luca abbiamo risparmiato per sei anni per comprarci una casa, facendo sacrifici su sacrifici. Alla fine ce l’abbiamo fatta: un bel bilocale, luminoso, anche se un po’ semplice. Doveva essere l’inizio di una nuova vita, felice e in famiglia. Sofia era incinta, ormai mancavano pochi giorni al parto. Avevamo preparato tutto: le valigie pronte, l’angolo del bebè sistemato, mancava solo una pulizia veloce e poi sarebbe iniziata l’avventura della genitorialità.

Sofia aveva sempre sognato di avere il suo spazio, lontano dai genitori e, soprattutto, senza l’ingerenza della suocera. Con Rosalba i rapporti erano sempre stati… tesi. Lei adorava dirmi come vivere, come respirare, persino come lavare i piatti. Una volta Sofia non ce l’ha fatta più e le ha detto chiaro e tondo che non aveva bisogno dei suoi consigli continui. Rosalba si è offesa e per un po’ è sparita dalle nostre vite. Per un po’, appunto.

Quando Luca ha portato Sofia in ospedale, non poteva immaginare cosa lo aspettava. Il giorno dopo, sua madre lo ha chiamato per dirgli che sarebbe venuta “a fare una visita”. Non ha avuto neanche il tempo di protestare. Rosalba è arrivata tutta elegante, si è guardata intorno con aria di superiorità: l’ingresso — «passabile», le tende — «orribili», la cucina — «una schifezza lucidata, dovrai pulirla ogni santo giorno!». Ha ispezionato il frigo, insultando i tortellini già pronti e annunciando che l’indomani avrebbe fatto la minestra. Luca ha provato a sdrammatizzare, cambiare discorso, ma niente. Lei si è messa la tuta e, con l’aria di un generale, è andata a controllare le altre stanze.

Alla sera, Luca voleva riaccompagnarla a casa, ma lei ha detto: «Resto qui per stasera. Non puoi stare da solo, chissà che domani non portino Sofia a casa». Ed è rimasta. Una notte. Poi due. Poi tre…

Mentre lui era al lavoro, lei ha spostato i mobili, riorganizzato i vestiti, deciso dove mettere il fasciatoio e cosa comprare ancora. Luca stava impazzendo con tutti i suoi “aiuti”, ma non voleva deluderla. Poi Rosalba ha tirato fuori la bomba: sarebbe rimasta qualche mese, per aiutarci con il bambino. Tanto da soli non ce l’avremmo mai fatta.

Quando hanno dimesso Sofia, l’hanno accolta tutti insieme: i genitori, Luca e, ovviamente, Rosalba, raggiante. Sofia ha capito subito che qualcosa non andava: le tende cambiate, i mobili spostati, persino l’odore in casa era diverso. I suoi genitori sono tornati a casa. Rosalba, no. Al muto sguardo di Sofia, Luca ha balbettato: «Mamma resterà un po’ qui… per darci una mano…».

Sofia era esausta dopo il parto, ma non vedeva alternative. E già la prima sera è iniziato l’inferno: «Non lo tieni bene», «Non lo fasci come si deve», «Piange perché non sai cullarlo». Sofia ha resistito in silenzio, finché Rosalba non le ha strappato il bambino dalle braccia. E lì è esplosa.

«Grazie dell’aiuto, ma ora puoi andare», ha detto piano ma ferma. «È mio figlio. E a cullarlo ci penso io. Da sola.»

Rosalba ha alzato gli occhi al cielo, offesa nell’orgoglio. Anche Luca ha provato a protestare, ma lo sguardo di Sofia l’ha bloccato. Era calma. Forte. Quella era casa sua. La sua famiglia.

Rosalba ha fatto le valigie e non è più tornata. Luca ha capito che sua moglie aveva bisogno di sostegno, non di ordini. E Sofia, per la prima volta, si è sentita davvero padrona della sua vita. E non importa quanto tempo sia passato dal parto: l’importante è che non si è fatta spezzare.

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Suocera si trasferisce da noi, ma non sa che non starò zitto.