Mio nipote aveva appena compiuto dieci anni, un traguardo importante. Avevo scelto con cura il regalo perfetto per l’occasione: un enorme kit di costruzioni che desiderava da tempo. Nel giorno festeggiato, indossai il mio vestito migliore e mi diressi a casa loro. Premetti il campanello, e dopo un attimo sentii passi veloci avvicinarsi.
«Entra in cucina, mamma,» disse mia figlia aprendo la porta. La sua voce era calda, ma velata di stanchezza, come se avesse passato l’intera giornata a preparare la festa. «Ti ricordi come si chiama il festeggiato?»
Sorrisi oltrepassando la soglia. Certo che ricordavo che mio nipote si chiamava Lorenzo. Ma anziché rispondere, annuii semplicemente, stringendo tra le mani il pacchetto colorato. In cucina, la tavola era già apparecchiata: piatti vivaci, tovaglioli con personaggi dei cartoni e una torta imponente con dieci candeline che aspettava il momento giusto. Lorenzo sedeva in testa al tavolo, raggiante di felicità. I suoi amici, scalmanati come lui, parlavano forte interrompendosi a vicenda.
«Nonna, sei tu?» esclamò Lorenzo vedendomi. Mi corse incontro, mi strinse forte e poi fissò incuriosito il pacco che reggevo. «È per me?»
«Certo che è per te, tesoro,» risposi porgendoglielo. «Apri, non farmi aspettare!»
Con un guizzo di gioia, il bambino strappò la carta e i suoi occhi si illuminarono davanti al kit di costruzioni. Subito gli amici lo circondarono, esaminando la scatola e suggerendo a gran voce cosa poter realizzare. Osservavo quel trambusto con il cuore che si riempiva di tenerezza. Non c’è nulla di più bello della felicità di un bambino, soprattutto nel giorno del suo compleanno.
Mia figlia, che nel mio cuore chiamavo ancora Sofia, mi si avvicinò e sussurrò:
«Grazie, mamma. Sai sempre come renderlo felice.»
Scrollai le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo. In realtà, ci avevo pensato a lungo. Dieci anni non sono più un compleanno da bambini, ma l’età in cui iniziano a sentirsi quasi grandi. Volevo che il mio regalo non fosse solo un gioco, ma qualcosa che rimanesse nel suo cuore.
La festa proseguì tra risate e giochi, finché non arrivò il momento di spegnere le candeline. Lorenzo chiuse gli occhi, esprimendo un desiderio, e con un soffio potente le spense tutte. Gli invitati applaudirono, mentre Sofia iniziò a tagliare la torta, distribuendone una fetta a ciascuno. Io rimasi in disparte, osservando quel caos gioioso, pensando a quanto il tempo vola. Mi sembrava ieri che Lorenzo era ancora un bambino piccolo, e ora aveva già le sue passioni, i suoi sogni.
Finita la torta, i bambini corsero a giocare, e Sofia si sedette accanto a me. Parlammo di quanto tutto cambiasse in fretta, di come i ragazzi crescessero senza fermarsi. Mi raccontò che Lorenzo aveva scoperto la robotica e si era persino iscritto a un corso per costruire modelli. Ascoltavo, felice che il mio regalo avesse colto nel segno.
«Sai, mamma,» disse Sofia, «aspettava questo giorno con ansia. E la tua visita, per lui, è stato il regalo più bello.»
Sorrisi, ma dentro pensai che ero io a dover ringraziare loro per questi momenti. Essere nonna è una gioia unica. Non hai più le responsabilità di un genitore, ma puoi donare amore, sostegno e, ogni tanto, anche un po’ di vizi.
Verso sera, mentre gli ospiti si congedavano, Lorenzo mi raggiunse con un modellino già assemblato: una piccola navicella spaziale. Me la mostrò orgoglioso, spiegandomi come avrebbe costruito un intero universo. Lo ascoltai ammirata, certa che quel compleanno sarebbe rimasto nei nostri ricordi per sempre.
Mentre tornavo a casa, sentivo il cuore leggero. Dieci anni sono solo l’inizio. Lorenzo ha ancora un mondo da scoprire, e io spero di esserci, per vederlo crescere e diventare chi sogna di essere. Per ora, mi basta la felicità di avergli regalato un po’ di magia nel suo giorno speciale.