**14 Luglio**
Mi sono svegliato all’alba. Il sole cominciava appena a sfiorare le cime degli alberi, e mia madre, Giovanna, la sera prima mi aveva ricordato con severità:
— Domani, figlio mio, devi essere pronto presto per falciare il prato. Dobbiamo preparare il fieno per l’inverno.
— Mamma, me la cavo da solo. Non voglio disturbare Luca, anche lui ha il suo da fare — risposi, andando a dormire senza immaginare che una semplice puntura d’ape avrebbe cambiato la mia vita.
Ero sempre stato un tipo particolare nel nostro paesino. Non strano, ma diverso. Timido, intelligente, educato. Poche parole, uno sguardo modesto e un libro sempre in tasca. Lavoravo come meccanico all’officina del paese — bravo nel mio mestiere, rispettato dai capi. Ma il cuore? Vuoto, come se aspettasse qualcosa di speciale.
Le donne del paese dicevano: «Con lui non c’è verso!». I giovani mi chiamavano «l’intellettuale». Mio fratello Luca, sempre il burlone, rideva:
— Fratello, morirai solo! Persino la vecchia Rosa vuole farti sposare sua nipote, e ha quasi ottant’anni!
— Va’ dalla tua Anna — rispondevo, scrollandomi di dosso le sue parole.
Ma dentro di me non ridevo. Sentivo un peso. Solitudine. E paura. Conoscere qualcuno? No, grazie…
Quel giorno di luglio, avevo quasi finito di falciare il prato, restava solo un angolo lontano. Stanco, mi sedetti per bere un sorso d’acqua. Poi, una voce.
— Madonna Santa! Che male…
Mi voltai. Era una ragazza, giovane, bella. Jeans e una maglietta colorata. Si teneva il braccio, contratta dal dolore. Mi alzai di colpo, dimenticando la mia timidezza.
— Che è successo?
— Un’ape… Mi ha punto — disse, quasi in lacrime. — Cosa devo fare?
— Tranquilla, tranquilla. Adesso sistemo tutto. Prima togliamo il pungiglione.
Lo rimossi con delicatezza. Lei sussultò, poi mi fissò stupita:
— L’ha già fatto? Davvero?
— Tutto a posto — annuii. — Non l’ha neanche sentito. Come ti chiami?
— Sofia. E tu?
— Matteo.
— Grazie, Matteo. Mi hai salvato. Abiti qui?
— Sì. Sto falciando per l’inverno. E tu?
— Sono venuta a trovare mia zia Teresa, la direttrice dell’ospedale. Io… sono un’insegnante nella scuola elementare. Ho lasciato la città. Volevo cambiare vita.
Annui in silenzio, senza trovare altre parole. E lei se ne andò, senza sapere quanto il mio cuore si fosse stretto dentro.
Sofia era una di quelle donne che avevano conosciuto il tradimento. Aveva lasciato tutto, la carriera, la città, pur di non vedere l’ex e la sua migliore amica insieme. Cercava la pace. E aveva trovato i miei occhi.
Tornai a casa come se avessi le ali. A cena stetti zitto. Poi, presa la chitarra, cominciai a suonare e a cantare piano. Mio fratello e mia madre si scambiarono un’occhiata.
— Che ti prende? — disse Luca. — Hai incontrato una sirena nel prato? Su, racconta!
E raccontai. Dell’ape. Di lei. Delle sue mani, della sua voce. Di come volevo rivederla. Luca batté le mani:
— Bene, domani andiamo da Marco, il marito di Teresa. Io e lui siamo amici. Sofia, dice? Bel nome.
— Non ci vado — borbottai.
— Andrai! È la tua occasione. Non perdertela, fratello.
Teresa ci accolse con calore, Sofia con un sorriso leggero. Io non sapevo dove posare lo sguardo. Luca parlò per entrambi. Sofia rideva, Teresa osservava la nipote, poi sussurrò a Marco:
— Guarda come si guardano… Ecco, arriva la felicità.
A sera, quando le chiacchiere si placarono, Sofia fu la prima a parlare:
— Che bella serata… Che ne dici di una passeggiata fino al fiume?
Annui, il cuore in gola. E camminammo. Lentamente, sulla strada polverosa, dove l’aria profumava di erba e speranza.
Parlammo della vita. Di quanto eravamo soli. Dei libri. Dei tradimenti. Di quanto desiderassimo qualcuno di cui fidarsi.
All’alba, eravamo sulla riva, le mani strette, senza volerci lasciare.
— Sai… — dissi piano, — ora non capisco come abbia fatto a vivere senza di te.
— Neanch’io — sussurrò. — Non avrei mai pensato di incontrare qualcuno come te, qui, in questo paese.
Due mesi dopo, il paese festeggiava il nostro matrimonio. Non ero più il solitario silenzioso. Ero un marito. Quello che Sofia aveva sognato.
— Ecco, si sono trovati, due metà della stessa mela — disse Teresa, guardando la nipote ballare con me. — In un prato falciato. Con una puntura d’ape.
Luca rise:
— Sì, a volte basta un taglio d’erba per trovare l’amore di una vita.
**Morale:** A volte le cose più piccole ci portano alle più grandi felicità. Basta essere pronti a vederle.