**10 Luglio**
Mi sono svegliato all’alba. Il sole appena accarezzava le cime degli alberi, e mia madre, Rosa Santoro, la sera prima mi aveva ricordato con severità:
— Domani, figliolo, devi essere presto nel campo. C’è da preparare il fieno per l’inverno. Non abbiamo tempo da perdere.
— Mamma, ci penso io. Non voglio disturbare Luca, anche lui ha il suo da fare — risposi, andando a dormire senza immaginare che una semplice puntura d’ape avrebbe cambiato tutto.
Nel paesino, ero considerato un tipo particolare. Non strano, ma diverso. Tranquillo, educato, con sempre un libro in tasca. Lavoravo come meccanico all’officina — bravo, dicevano. Il capo mi stimava, i colleghi pure. Ma il cuore? Vuoto. Aspettava qualcosa, senza sapere cosa.
Le donne del paese si erano arrese: — Con lui non c’è verso! — I giovani mi chiamavano “l’intellettuale”. Mio fratello Luca, sempre allegro, rideva:
— Fratello, morirai solo! Perso la vecchia Maria ti fa gli occhi dolci… e ha quasi ottant’anni!
— Vai dalla tua Silvia — ribattevo io, sorridendo.
Ma dentro, ridevo poco. Era quella sensazione di vuoto. Di paura. Conoscere qualcuno? No, grazie…
Quel giorno di luglio, avevo quasi finito di falciare il campo. Mancava solo un angolo. Mi sedetti, afferrato la borraccia. E poi… una voce.
— Madonna Santa! Che male…
Mi voltai. Una ragazza, giovane, bella. Jeans e una maglietta sgargiante. Si stringeva il braccio, contratta dal dolore. Corsi verso di lei, dimenticando la mia timidezza.
— Che succede?
— Un’ape… mi ha punto — quasi piangeva. — Cosa devo fare?
— Tranquilla, ora sistema tutto. Devo togliere il pungiglione. Non ti muovere.
Lo feci con delicatezza. Lei sbatté le palpebre, stupita.
— Già… l’hai tolto? Davvero?
— Tutto a posto — annuii. — Non sentirai più niente. Come ti chiami?
— Giulia. E tu?
— Matteo.
— Grazie, Matteo. Mi hai salvato. Abiti qui?
— Sì. Sto falciando per l’inverno. E tu?
— Sono venuta dalla zia Luciana. Lavora all’ospedale. Io… sono maestra alle elementari. Sono arrivata dalla città. Volevo cambiare aria.
Annuii in silenzio. Lei se ne andò, senza sapere che dentro di me qualcosa si era acceso.
Giulia era una di quelle donne che avevano sofferto per un tradimento. Lasciata la città, la carriera, tutto. Per non vedere più l’ex e la sua migliore amica insieme. Cercava pace. E trovò… i miei occhi.
Tornai a casa come se avessi le ali. A cena, muto. Poi, prese la chitarra e cominciai a suonare. Luca e mia madre si scambiarono un’occhiata.
— Che ti succede, fratello? — scherzò Luca. — Hai incontrato una fata nel campo? Su, parla!
E raccontai. Dell’ape. Di lei. Delle sue mani, della sua voce. Di quanto volessi rivederla. Luca batté le mani.
— Bene, domani andiamo da Paolo, il marito di zia Luciana. Lavoriamo insieme. Giulia, eh? Bel nome.
— Non ci vado — esitai.
— Andrai! È la tua occasione. Non lasciartela scappare!
Zia Luciana ci accolse con calore, Giulia con un sorriso timido. Io non sapevo dove guardare. Luca parlò per due. Giulia rideva, Luciana osservava la nipote e poi sussurrò a Paolo:
— Guardali come si guardano… ecco, arriva la felicità.
A sera, quando i discorsi si fecero più radi, Giulia fu la prima a parlare:
— Che bella serata… Facciamo una passeggiata fino al fiume?
Annuii, il cuore in gola. Camminammo lentamente, sulla strada polverosa, dove l’aria profumava d’erba e speranza.
Parlammo della vita. Di quanto fossimo stati soli. Dei libri. Dei tradimenti. Di quanto si desideri qualcuno di cui fidarsi.
All’alba, eravamo sulla riva, le mani strette, senza volerci lasciare.
— Sai… — dissi piano, — ora non capisco come abbia fatto a vivere prima di te.
— Nemmeno io — sussurrò. — Mai avrei immaginato di incontrare qualcuno come te… qui, in campagna.
Due mesi dopo, il paese festeggiava il nostro matrimonio. Non ero più il ragazzo timido e solitario. Ero un marito. Quello che Giulia aveva sognato.
— Due metà che si sono trovate — osservò zia Luciana, guardandoci ballare. — In un campo di fieno. Grazie a un’ape.
Luca rise:
— Ecco, vede? A volte basta una falciata per trovare l’amore di una vita.
**La lezione?** Le cose più belle arrivano quando meno te l’aspetti. A volte, basta un attimo per cambiare tutto.