Tatia era felice. Si svegliò con un sorriso beato sul volto. Sentì Vadim che russava accanto a lei, il suo respiro le accarezzava la nuca e sorrise di nuovo.

Ginevra era felice. Si svegliò con un sorriso beato stampato sul viso e sentì accanto a sé il respiro di Lorenzo, che le sfiorava la nuca, e rise di nuovo. I soldi per la luna di miele erano già accantonati. Ieri ne aveva parlato con Lorenzo e, per mezzora, laveva ascoltato lodarsi per la sua grandezza e assicurarsi che avesse fatto la scelta giusta.

Solo qualche settimana prima, Ginevra era incerta sulla decisione. Lorenzo laveva presentata alla sua famiglia, ma lei non era affatto convinta da quellinsieme di volti sconosciuti. Il punto di svolta fu però il fatto che lei era la sposa ricca, con una eredità sotto forma di una vecchia Fiat 500, regalo della nonna. Era lì, con Lorenzo, che abitavano una piccola casa di campagna.

Una delle stanze era chiusa a chiave: la camera della nonna. Ginevra aveva lasciato tutto comera, dal vecchio comò ai cuscini di velluto, dalla sedia a dondolo al tavolino da lavoro e dagli scaffali pieni di gomitoli colorati. Dopo il matrimonio quella stanza avrebbe cambiato look, ma per il momento rimaneva immutata.

A volte, la sera, Ginevra scendeva in quella stanza, si sedeva nella sedia a dondolo, accendeva la lampada a olio e pensava alla sua vita. Lorenzo non gradiva questi momenti, li definiva capricci e malinconia, ma non poteva fare nulla. Non entrava e brontolava che tanto spazio si sprecava.

Nella sua famiglia di origine Ginevra era la più grande. I genitori capirono in fretta che poteva fare da babysitter, così delegarono le cure dei fratelli minori alle sue spalle sottili. Ma non bastava mai: la rimproveravano per ogni piccolo difetto, dal modo di spolverare al modo di stirare. Fratello e sorella si abituarono a considerare Ginevra sempre in torta e ne approfittarono. Così, terminata la scuola, prese le sue cose modeste e si trasferì a vivere con la nonna.

La nonna adorava Ginevra, la chiamava ciccina e la coccolava con panini fatti in casa, insegnandole a vivere secondo Dio. Una mattina, scivolò fuori dal caldo copriletto e corse in cucina a preparare i ricottini per la colazione. Poco dopo, Lorenzo entrò sbadigliando, si sedette al tavolo, afferrò il piatto di ricottini appena usciti e li inzuppò nella panna fresca.

Senti, Ginev iniziò dopo aver mangiato il quinto ricottino. Ho pensato alla luna di miele! Meglio spendere questi soldi per una macchina, no? Bastano pochi euro in più, prendiamo un finanziamento e via!

Ginevra fissò il viso lucido di Lorenzo, ma non rispose; sentì la porta dingresso girare la serratura. Prima che potesse spaventarsi, una piccola folla irruppe nel corridoio: la suocera Lidia Bianchi, sua figlia e il nipotino di diciotto anni, seguiti da una montagna di tre valigie e una borsa.

Buongiorno, sposa! Benvenuta gli ospiti! esclamò Lidia dalla porta. Abbiamo deciso, dopo la chiacchierata di ieri con Lorenzo, di venirvi subito a trovare.

Ginevra lanciò un altro sguardo a Lorenzo, che già scaricava le valigie dal corridoio e le portava verso la porta della stanza della nonna.

Ginevra, apri la porta, disse Lorenzo. Cè ancora da sistemare, spostiamo la sedia sul balcone, la copriamo con una plastica, niente di grave, e lasciamo gli altri mobili così; al Vittorio basterà. Però, per gli arnesi vecchi, buttali via o dove vuoi!

Che vuol dire al Vittorio basterà? E perché dovrei buttare qualcosa? E da dove Lidia ha le chiavi dellappartamento? bisbigliò Ginevra, iniziando a capire il significato della visita mattutina.

E allora? intervenne la suocera. Voi vivete bene, grazie a Dio. Il matrimonio è tra due settimane, comprerete lauto, mi ha detto Lorenzo. E la stanza è vuota, vero? Finché non avranno i bimbi, il Vittorio ci starà, così non deve andare alluniversità da lontano, ma a cinque minuti da voi.

Dai, Ginev, che non possiamo ospitare mio fratello per un po? È ora di sbarazzarci di quel vecchio robaccia, stavamo già progettando di farne una stanza per i bimbi… disse Lorenzo sorridente, facendo mostrarsi tutta la sua mascolina destrezza.

E la macchina lha già beccata Silvana intervenne di colpo la vivace sorella di Lorenzo, Svetlana . Un amico mio vende una macchina figa, prendiamo il credito e via! Non vedi loccasione? È un affare doro!

Ok, Ginev, cerca le chiavi della stanza e io offrirò i ricottini a tutti, va bene? Il nostro ricottino è da leccarsi le dita! concluse Lorenzo, lasciando Ginevra pallida nel corridoio mentre lui si dirigeva in cucina con la sua famiglia.

Ginevra entrò nella stanza, si lasciò cadere sul divano improvvisamente assemblato da Lorenzo e rifletté… Non era più un problema perdere la colazione. La sua futura famiglia, come una nuvola di farina, avrebbe divorato tutto dal tavolo al frigorifero, e lei avrebbe dovuto trascinare le borse del supermercato di nuovo la sera. E non ci sarebbe stata alcuna mano daiuto da Lorenzo: appena si era trasferito, aveva già dichiarato che avrebbero vissuto con lo stipendio di Ginevra, mentre lui avrebbe risparmiato per ampliare la casa.

Non vuoi passare tutta la vita in quella vecchia casa di mattoni in periferia? le spiegò Lorenzo con aria da manager.

Ginevra non protestò, soprattutto perché il matrimonio era già programmato fra sei mesi. Ecco che arrivarono nuove sorprese: Lorenzo aveva già fatto le chiavi dellappartamento anche per sua madre. Decisero che il piccolo Vittorio avrebbe vissuto lì. Che paura! Perché doveva Ginevra sopportare per un tempo indefinito le regole di un giovane che non era proprio suo?

Lultima goccia fu la famigerata macchina.

Da bambina Ginevra sognava il mare. I genitori la portavano al mare due volte quando era piccola, ma lei non ci andava mai. Decise così che la sua luna di miele sarebbe stata indimenticabile: mare, Grecia, hotel di lusso, escursione in Sicilia, templi antichi, vino greco in terrazza e una stanza con vista sul mare.

Scoppiò in pianto, silenziosa come un bambino. Limmagine della nonna apparve subito: seduta sulla sua sedia preferita, gli occhi dolci guardavano la nipote piangente. Niente, cantastorie mia, niente Ricorda solo che il matrimonio non è una catastrofe. Non farlo diventare la tua rovina! Cerca chi ti ama davvero, perché chi ama si prende cura. È questa cura che devi trovare, non sbagli. sussurrò.

La decisione arrivò in fretta. Dalla cucina risuonavano le voci allegre dei parenti (che non erano più parenti) e anche delluomo che non sarebbe stato suo marito. Prima chiamò il lavoro, chiedendo di anticipare le ferie di due settimane. Poi telefonò a Margherita, lamica delluniversità, acqua di sorgente, per farle custodire lappartamento mentre i parenti combinavano i loro piani. Margherita abitava a due porte di distanza e accettò subito.

Non preoccuparti, li metterò a posto in un lampo! Vedi cosa hanno inventato!

Dopo aver sistemato lappartamento, Ginevra chiamò lagenzia di viaggi dove aveva scelto il pacchetto per la luna di miele. Le proposte calde le arrivarono subito, la valigia era pronta. Aveva sognato il mare così tanto da prepararsi in anticipo, senza attendere il matrimonio.

Quindici minuti dopo uscì di casa, chiuse piano la porta e lasciò un biglietto: Matrimonio annullato. Le chiavi vanno a Margherita. Compra lauto da solo. Non è più la tua Ginev.

Mentre si avviava verso laeroporto, il cellulare vibrò incessantemente: chiamate perse, messaggi isterici: Sei impazzita?! Lo spense di nuovo. Dentro di sé sentì una voce lontana, da bambina: Che sventura! E nel profondo della memoria tornò a sorridere la nonna con i suoi occhi gentili.

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Tatia era felice. Si svegliò con un sorriso beato sul volto. Sentì Vadim che russava accanto a lei, il suo respiro le accarezzava la nuca e sorrise di nuovo.