Tatiana scopre per caso l’infedeltà del marito

Bianca scoprì per caso l’infedeltà di suo marito. Come spesso accade, le mogli sono le ultime a sapere. Solo dopo capì il significato degli sguardi insoliti dei colleghi e dei sussurri alle sue spalle. Tutti in ufficio sapevano che la sua cara amica, Chiara, aveva una relazione con suo marito, Matteo. Ma nulla nel comportamento di Matteo aveva insospettito Bianca.

Lo scoprì quella sera, tornando a casa allimprovviso. Bianca lavorava da anni come medico allospedale di Milano. Quel giorno avrebbe dovuto fare il turno di notte, ma la giovane collega, Eleonora, la pregò: *”Bianca, potresti scambiare il turno con me? Io lavorerò stasera, tu al mio posto sabato. Mia sorella si sposa e la cerimonia è sabato.”* Bianca accettò. Eleonora era una ragazza gentile e disponibile, e un matrimonio era una buona ragione.

Quella sera, Bianca tornò a casa, entusiasta di fare una sorpresa a suo marito. Ma fu lei a riceverne una. Appena entrata, udì voci provenire dalla camera: quella di Matteo e unaltra che riconobbe subito, ma che non si aspettava in quel momento. Era la voce della sua migliore amica, Chiara. Le parole che sentì non lasciarono dubbi sulla natura della loro relazione.

Bianca uscì di casa in silenzio, così comera entrata. Trascorse la notte in ospedale, senza dormire. Come avrebbe affrontato i colleghi? Sapevano tutto, mentre lei era accecata dallamore per Matteo e gli aveva dato piena fiducia. Lui era diventato il centro della sua vita, al punto da rinunciare al suo sogno di avere un figlio, ogni volta che Matteo diceva di non essere pronto, che bisognava aspettare e godersi la vita. Ora Bianca capiva: lui non vedeva un futuro con lei.

Quella notte prese la decisione che le sembrò lunica possibile. Scrisse una richiesta di congedo e poi di licenziamento, tornò a casa, raccolse le sue cose mentre Matteo era al lavoro e si precipitò alla stazione. Aveva ereditato una piccola casa di campagna dalla nonna e pensò che nessuno lavrebbe cercata lì.

Alla stazione, comprò una nuova SIM e gettò via la vecchia. Tagliò ogni legame con la sua vita precedente e abbracciò la nuova.

Ventiquattrore dopo, scese dal treno in una stazione che conosceva bene. Lultima volta che era stata lì risaliva a dieci anni prima, ai funerali della nonna. Tutto sembrava immutato tranquillo e deserto. *”Proprio quello che mi serve ora,”* pensò Bianca. Raggiunse la casa della nonna con un passaggio in macchina e una camminata di venti minuti. Il giardino era così invaso da rovi che faticò ad arrivare alla porta.

Ci volle qualche settimana per sistemare la casa e il giardino. Non ce lavrebbe fatta senza laiuto dei vicini, che ricordavano con affetto sua nonna, Ada, maestra per oltre quarantanni. Bianca fu colpita da tanta gentilezza e si mostrò riconoscente.

Presto si diffuse la notizia che nel paese cera un medico. Una sera, una vicina, Rosetta, arrivò di corsa da Bianca, preoccupata: *”Bianca, scusami, ma non posso aiutarti oggi. La piccola ha mangiato qualcosa che non va, ha unindigestione!”*
*”Andiamo a vedere,”* disse Bianca, prendendo la borsa medica.

La piccola Viola aveva unintossicazione alimentare. Bianca le diede le cure necessarie e spiegò a Rosetta cosa fare. *”Grazie infinite, Bianca,”* disse Rosetta commossa. *”Sei la nostra dottoressa ora. Lospedale più vicino è a sessanta chilometri. Avevamo un infermiere, ma se nè andato e non lo hanno sostituito.”*

Da quel momento, i paesani si rivolsero a Bianca per le cure. Non poteva rifiutare, dopo laccoglienza che aveva ricevuto.

La notizia del suo lavoro arrivò alle autorità locali, che le offrirono un posto nel centro medico distrettuale. *”No, resto qui,”* rispose ferma Bianca. *”Ma se mi affidate lambulatorio del paese, accetto volentieri.”*

Le autorità erano stupite che una dottoressa milanese con la sua esperienza volesse stabilirsi in un piccolo ambulatorio, ma Bianca fu irremovibile. Qualche mese dopo, lambulatorio riaprì e lei riprese le visite.

Una sera, qualcuno bussò tardi alla sua porta, cosa normale, perché la malattia non rispetta gli orari. Aprì a un uomo sconosciuto.
*”Dottoressa Bianca,”* annunciò. *”Vengo da Montefreddo, a quindici chilometri. Mia figlia sta molto male. Pensavo a un semplice raffreddore, ma la febbre non scende da tre giorni. Vi prego, venite a visitarla.”*

Bianca si affrettò a preparare ciò che le serviva, ascoltando luomo descrivere i sintomi della figlia. Arrivati, trovò una bambina pallida, a letto, che respirava a fatica. Dopo la visita, disse: *”La situazione è grave. Deve andare in ospedale.”*

Luomo scosse la testa: *”Vivo solo con lei. Sua madre è morta poco dopo che è nata. Lei è tutto ciò che ho Non posso perderla.”*
*”Ma lospedale è più attrezzato. Qui non ho i farmaci giusti.”*
*”Ditemi cosa serve, li troverò. Ma non portatela via, vi prego. Cè una farmacia aperta nel distretto. Ma non ho nessuno che la guardi mentre sono via.”*

Bianca vide la disperazione nelluomo. Lo osservò meglio: era alto, magro, con folti capelli castani. I suoi occhi verdi brillavano di determinazione.
*”Resto con sua figlia,”* disse Bianca. *”Come si chiama?”*
*”Aurora,”* rispose lui con dolcezza. *”Io sono Luca. Grazie infinite, dottoressa.”*

Luca partì con la ricetta medica. La febbre di Aurora non calava, piangeva e chiamava il padre. Bianca la prese in braccio, la cullò, le cantò una ninna nanna finché non si calmò.

Dopo ore, Luca tornò con le medicine. Bianca somministrò la cura e disse stanca: *”Ora non resta che aspettare.”*

Vegliarono tutta la notte. Allalba, la febbre di Aurora iniziò a scendere e un velo di sudore le bagnò la fronte.
*”È un buon segno,”* osservò Bianca. Sebbene esausta, la gioia di averla salvata le diede forza.
*”Avete salvato mia figlia,”* disse Luca, senza smettere di ringraziarla.

Passò un anno. Bianca continuava a lavorare allambulatorio, curando i paesani e quelli dei dintorni. Ma ora viveva nella grande e accogliente casa di Luca. Si erano sposati sei mesi dopo quella notte drammatica in cui la vita di Aurora era appesa a un filo.

Ci vollero altre settimane perché la bambina guarisse del tutto. Si affezionò moltissimo a Bianca, che ricambiò quellamore, anche se qualche volta ripensò al desiderio di un figlio che aveva messo da parte.

La sera, stanca ma felice, Bianca tornava a casa, dove due persone care laspettavano. Quella sera, Luca la accolse sorridente sulla soglia e le chiese: *”Allora, hai avuto i permessi? Ho organizzato tutto, andremo in vacanza noi tre.”*

Bianca sorrise enigmatica e rispose: *”I permessi sono stati”Non partiremo in tre, ma in quattro,” sussurrò Bianca, posando una mano sul ventre mentre Luca la stringeva tra le braccia, gli occhi pieni di lacrime di gioia.

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