Eccoti qua, te l’ho consegnata io stessa, con le mie mani. E lei non ha avuto problemi ad accettare.
“Lore, ciao. Perché mi hai chiamata così in fretta? Non potevi dirmelo al telefono?” chiese Francesca, togliendosi il giubbetto mentre entrava nell’appartamento.
“Non è una cosa da dire al telefono. Vieni in cucina.” Lore spense la luce nell’ingresso e la seguì.
“Mi hai incuriosita. Dai, racconta.” Francesca sedette a tavola, incrociando le mani come una brava scolara in attesa di spiegazioni.
Lore posò sul tavolo una bottiglia di vino rosso già aperta e due bicchieri.
“Wow?! È una conversazione così seria? Sono tutta orecchi,” disse Francesca, sorpresa.
Lore riempì i bicchieri e si sedette di fronte all’amica.
“Per rilassarci e capirci meglio,” annunciò con enfasi, alzando il bicchiere e bevendone un sorso.
Francesca sollevò a sua volta il bicchiere, ma non bevve, aspettando che Lore cominciasse.
“Mi sono persa. Mi sono innamorata così tanto da non capire più niente. Vivo come in un sogno, penso solo a lui. Quando vado a letto, non vedo l’ora che arrivi il mattino. Non credevo potesse succedere. Anche Paolo lo amavo, ma non così. E ora…” Lore svuotò il bicchiere d’un fiato.
“Mi dispiace. E mi hai chiamata per questo? Per dirmi questa novità?” Francesca rimise giù il bicchiere e si alzò.
“Siediti.” Lore la tirò per un braccio, costringendola a sedersi di nuovo.
“E Paolo?” chiese Francesca, ricadendo sulla sedia.
“Paolo che? Siamo insieme da sette anni. Abbiamo una vita tranquilla. Poi ho incontrato Marco e mi sono persa.” Lore sospirò. “Mi stai giudicando? Hai mai amato così? No? Allora non farlo,” ribatté brusca. “Ti ho chiamata proprio per questo, per parlare di Paolo.”
“Forse berrò anch’io,” disse Francesca, bevendo qualche sorso e annuendo apprezzando il vino.
“Tu eri innamorata di mio marito. Credi che non l’abbia notato, il modo in cui lo guardavi?” Lore tamburellò le unghie sul tavolo.
Le girava intorno al punto, senza sapere come affrontare l’argomento principale.
“Non dire sciocchezze,” sbuffò Francesca.
Lore scrollò le spalle.
“Non sono gelosa, tranquilla. Anzi, è meglio così. Ho deciso di lasciare Paolo, ma non so come dirglielo. Mi dispiace per lui.”
“Quando lo hai tradito, non ti dispiaceva, ma ora sì? Non ha molto senso, no?” osservò Francesca, bevendo un altro sorso.
“Che ne sai? Lui è buono. Gli urlo, gli faccio scenate, gli rovino i nervi, e lui tace. Sa tutto e tace. Non merita un trattamento del genere. Capisci?”
“No. Spiegami meglio.”
Lore si versò altro vino.
“Potrei dirgli direttamente che non lo amo più, che me ne vado, che mi perdoni… Lui mi lascerebbe andare. Ma cosa gli succederebbe? Gli uomini soffrono quando vengono lasciati. La loro autostima crolla. Potrebbe cadere nell’alcol, deprimersi, o peggio. Non posso farglielo. Ora è chiaro?”
“E io cosa c’entro?”
Lore alzò gli occhi al cielo per l’incomprensione dell’amica.
“Tu ci tieni a lui. Forse anche lo ami, anche se non ricambiato.” Lore la fissò intensamente. Francesca distolse lo sguardo. “Sarei più tranquilla se fosse con te e non con qualcun’altra.”
“Ah… Capisco. Vuoi che mi prenda cura di Paolo mentre te la spassi con il tuo amante? Sei pazza. Lui è una cosa? Ti sei stancata, passi il marito all’amica…” Francesca vuotò il bicchiere, fece una smorfia e si asciugò la bocca.
“Grazie per il complimento. Non sapevo di essere meglio di qualche ragazza poco seria. No, è una follia. Trova qualcun altro a cui piazzare tuo marito. E lui, gliel’hai chiesto? Vuole stare con me?” Francesca agitava nervosamente il bicchiere vuoto.
“Dipende da te.” Lore si sporse verso di lei.
“No, hai proprio perso la testa. Dovresti farti curare.” Francesca arrossì per lo sdegno.
“Purtroppo non esiste una cura per l’amore. E sì, ho perso la testa,” rispose Lore con sufficienza.
“E se con questo tuo amore non funzionasse? Cosa faresti? Vorresti Paolo indietro? Tipo: grazie per la gentilezza, ora ridammi mio marito?” Francesca si irritava sempre più.
“Non riesco a pensare al futuro. So solo che morirei senza di lui…” Lore si appoggiò allo schienale, a disagio con la svolta della conversazione.
Francesca tacque. Cosa poteva dire? Si guardarono. Nella testa di Francesca non riusciva a capacitarsi dell’idea di Lore. Ma d’altro canto, perché Paolo doveva finire con un’altra e non con lei? In fondo, le importava davvero.
“Aiutami. Stagli vicino, distrailo, portalo a letto se vuoi. Devi davvero fartelo spiegare?” Lore la fissava con uno sguardo assente.
“Che assurdità. Siamo qui a bere, e la moglie suggerisce all’amica di andare a letto con suo marito. Hai visto troppe soap opera? Sembra una scena di teatro… Come ti è venuto in mente?”
“Non urlare,” Lore si premette le tempie. “Era solo un’idea. Se non vuoi, pace. Che si rovini la vita allora…” Lore portò il bicchiere alle labbra e chiuse gli occhi.
Francesca la osservava affascinata mentre ingoiava il vino, il battito della vena alla base del collo, incapace di distogliere lo sguardo.
“Voglio solo che non soffra, che sia felice come lo sono io. Se insieme non è possibile, almeno separatamente. Voglio che sia in buone mani. Nelle tue mani.” Lore posò il bicchiere vuoto.
“Di cosa state discutendo, ragazze? Spero non di me! Oh, ma avete bevuto,” risuonò la voce di Paolo.
Si voltarono insieme. Sulla porta della cucina c’era Paolo che sorrideva.
“Finalmente. Mettiti comodo, lavati le mani, prepareremo la cena. Stavamo parlando di un film,” disse Lore, come se niente fosse. Si alzò, accese il fuoco sotto la padella.
Poco dopo Paolo tornò dal bagno.
“E a me il bicchiere?” chiese sedendosi al posto di Lore.
“Più tardi. Porti Francesca a casa? È tardi.” Con queste parole, Lore lanciò un’occhiata eloquente all’amica.
“Posso chiamare un taxi,” disse Francesca frettolosamente, senza cogliere il messaggio.
“Non serve. La porto io,” disse Paolo, fissando il piatto di carne e patate che Lore gli aveva servito.
“Vieni, devo dirti una cosa.” Lore la chiamò con un cenno verso la camera.
Una volta sole, Lore le afferrò il braccio, la strinse a sé e sussurrò all’orecchio:
“Ora tocca a te. Quando ti porta a casa, non farti scappare l’occasione. Invitalo dentro. Di’ che qualcosa non funziona, chiedigli di controllare… Inventati qualcosa. E poi non perderti. Se lui tradisse per primo, il mio tradimento non gli sembrerebbe così tremendo.”
Francesca la fissò con occhi sgranati.
“Vuoi che sia complice delFrancesca chiuse gli occhi, sentendo che la sua vita stava per cambiare per sempre, mentre il rumore della pioggia batteva contro i vetri della finestra.