Ieri, alle sette del mattino, suonarono alla mia porta—mia suocera e mio nipote irruppero nella mia vita senza preavviso.
In un piccolo paesino vicino a Vicenza, dove la rugiada del mattino rinfresca le strade, la mia vita, a trentaquattro anni, si era trasformata in una battaglia continua per difendere il mio spazio. Mi chiamo Giovanna, sono sposata con Marco, e abbiamo una figlia di tre anni, Sofia. Ieri, all’alba, arrivò mia suocera, Concetta Rossi, con il nipote, annunciando che sarebbe rimasta da noi un paio d’ore. La sua abitudine di entrare in casa nostra senza avvisare mi spezza il cuore, e non so come imporre dei limiti senza rovinare la famiglia.
La famiglia in cui speravo nella pace
Marco è la mia roccia. Ci siamo sposati sei anni fa, e credevo di essere pronta a vivere con la sua famiglia. Concetta, sua madre, all’inizio sembrò premurosa: portava torte fatte in casa, si occupava di Sofia quando tornavo a lavorare. Ma la sua cura si trasformò presto in controllo. Abita nel palazzo accanto, e questa vicinanza divenne la mia croce. Entra quando vuole, senza bussare, senza chiamare, e considera casa nostra la sua.
Viviamo in un piccolo bilocale, comprato con un mutuo. Io insegno alle elementari, Marco fa il meccanico, e la nostra vita è un equilibrio tra lavoro, Sofia e le faccende di casa. Ma Concetta non rispetta i nostri ritmi. Può arrivare in qualsiasi momento—mattina, pomeriggio, a tarda sera—e ogni sua visita rompe la quiete. Il nipote, un ragazzino di dieci anni di nome Luca, spesso è con lei, e la sua presenza aggiunge solo confusione.
La mattina che cambiò tutto
Ieri alle sette, il campanello suonò. Ero assonnata, Sofia dormiva ancora, Marco si preparava per il lavoro. Se avessi saputo chi era, non avrei aperto, ma per sventura spalancai la porta. Sulla soglia c’erano Concetta e Luca. “Giovanna, rimango un paio d’ore, ho un impegno alle 9 e non ho con chi lasciare Luca”, disse senza chiedere. Prima che potessi rispondere, entrò in salotto, mentre Luca correva per casa urlando.
Restai senza parole. Alle sette del mattino, casa mia non è un parco giochi! Provai a farle capire che non andava bene: “Concetta, abbiamo i nostri impegni, Sofia dorme”. Ma lei scrollò le spalle: “Oh, Giovanna, non esagerare, non resto molto”. Due ore divennero mezza giornata. Luca alzò il volume della televisione, svegliò Sofia, sparse i suoi giochi. Concetta bevve il caffè parlando dei fatti suoi, senza accorgersi che ero al limite. Quando finalmente se ne andarono, trovai macchie di succo sul divano e piatti sporchi.
La rabbia e l’impotenza
Non era la prima volta. Concetta porta Luca quando le fa comodo, lo lascia da noi anche se siamo occupati. Suona alle sei del mattino “solo per chiacchierare”, o arriva a tarda notte perché “ha visto la luce accesa”. Suo nipote è ingestibile: rompe cose, risponde male, e lei ride: “È un maschietto, lascialo correre”. Sofia si spaventa, e io non riesco a proteggerla in casa mia.
Ho provato a parlarne con Marco. “Tua madre entra quando vuole, non posso sopportarlo”, dissi ieri. Lui alzò le spalle: “Mamma cerca solo di aiutare, non essere così dura”. Aiutare? Le sue visite non sono aiuto, sono invasioni! Mi sento un’ospite nel mio appartamento, dove mia suocera fa da padrona e suo nipote semina disordine. Marco ama sua madre, e non voglio ferirlo, ma la pazienza ha un limite.
Cosa fare?
Non so come fermarla. Parlarle apertamente? Temo che si offenderà e metterà Marco contro di me. Mettere un lucchetto e non aprire? Scatenerebbe una lite. O tacere, sperando che capisca da sola? Ma non coglie gli indizi, e io sono stanca di vivere in ansia. Le mie amiche mi dicono: “Giovanna, sii decisa, questa è casa tua”. Ma come, se voglio evitare una guerra in famiglia?
Sofia merita una casa serena, io il diritto al riposo, Marco una moglie non sull’orlo di una crisi. Ma Concetta e suo nipote trasformano tutto in caos. A trentaquattro anni, voglio che casa mia sia mia, che il mattino inizi in silenzio, non con bambini urlanti e suocere invadenti. Come trovare un equilibrio tra rispetto per la famiglia di mio marito e difesa dei miei spazi?
Il mio grido per la pace
Questa storia è il mio grido per il diritto alla mia casa. Concetta forse non lo fa con cattiveria, ma le sue intrusioni distruggono la mia quiete. Marco forse mi ama, ma il suo silenzio mi fa sentire sola. Voglio che Sofia cresca in un posto dove sua madre è felice, dove casa nostra è un rifugio. Sarà difficile, ma troverò il modo di proteggere la mia famiglia.
Io sono Giovanna, e non permetterò a mia suocera di trasformare casa mia nel suo territorio. Anche se, per farlo, dovrò chiuderle la porta in faccia.