Ti amiamo, figlio, ma non venire più a trovarci.

Oggi ho deciso di scrivere di quella volta che nostro figlio è venuto a trovarci.

“Amore, ma non tornare più.”

Viviamo da una vita in questa vecchia casa in campagna, tra le colline della Toscana. Ormai è vecchia come noi, eppure non la cambieremmo per nulla al mondo.

La sera, seduti in veranda, ci piace ricordare i bei momenti passati. I nostri figli sono grandi ormai. La nostra figlia, Chiara, abita nel paesino vicino e ci viene a trovare spesso, portando con sé i nipotini, che riempiono la casa di risate. Ma nostro figlio, Alessandro, è partito per Milano anni fa e da allora non è più tornato. Sempre preso dal lavoro, dagli affari, e quando può, se ne va in vacanza con la sua nuova moglie. Laltra sera ci ha chiamato: “Vengo a trovarvi tra qualche giorno.”

Che felicità! Subito ci siamo messi allopera: io sono corso in bicicletta a comprare le cose migliori dal mercato, mentre mia moglie, Lucia, pensava a cosa cucinare per fargli piacere. Contavamo i giorni. Alessandro si è risposato due anni fala prima moglie amava viaggiare, e alla fine si sono lasciati. Non hanno avuto figli, e ora lui ricomincia da capo.

Arrivò in macchina verso sera, cenò in fretta e andò subito a letto. Ci sedemmo accanto a lui, in silenzio, solo per guardarlo un po. Parlare era difficile, il viaggio lo aveva stancato.

Io dissi, contento:

“Domani riposerà bene, e potrà darmi una mano a spaccare la legna. Poi svuoteremo la stalla e andremo a prendere un abete per Nataleormai da anni non lo facciamo più.”

Lucia aggiunse:

“E dobbiamo anche sistemare il pavimento della cantina, prima che crolli.”

Io andai a dormire, ma lei rimase ancora un po, ad aggiustargli le coperte, a controllare che stesse bene.

La mattina mi alzai presto per accendere il camino e scaldare la casa. Anche Lucia si svegliò e iniziò a preparare una crostata. Alessandro si alzò verso mezzogiorno e disse che non dormiva così bene da anni. Dopo colazione, accese la televisione e si mise comodo sul divano.

Lucia gli chiese:

“Figlio, potresti aiutare tuo padre con la legna?”

“Mamma, sono qui solo per pochi giorni, lascia che papà faccia tutto. Io ho bisogno di riposare.”

Io e Lucia andammo a prendere lacqua dal pozzo per scaldare la stufa, senza dire una parola.

A pranzo, provai a chiedere:

“La stalla è piena, potresti svuotarla? Hai più forza di noi.”

“Ma papà, pensi che in città non mi stanchi? Sono qui per rilassarmi, non per lavorare!”

Dopo cena, Alessandro aprì una bottiglia di vino che aveva portato e iniziò a lamentarsi: della casa troppo grande, dei mobili costosi, del suo cane di razza che non aveva voglia di addestrare. “Le donne non capiscono niente,” diceva, “e il lavoro mi ha stancato.”

Alla fine, io e Lucia non ne potevamo più e andammo a letto. Lui si offese: “Vado da Chiara, qui mi annoio.” Lucia si mise a piangere, gli tolse le chiavi della macchina. Lui sbatté le porte, tornò in salotto e alzò il volume della TV al massimo.

Noi eravamo a letto, cercando di dormire, ma era impossibile. Andai a controllare e lo trovai già addormentato. Spensi la TV e tornai a letto.

Il giorno dopo, Alessandro andò a fare una passeggiata nel bosco, ma si infreddolì e tornò a casa. Si sedette sul divano, bevve il tè caldo e sorrise, come se non fosse successo niente. Lucia, però, aveva il mal di testa.

Gli preparammo una borsa piena di conserve fatte in casa, marmellate e vino.

“Avete messo così tanta roba! Mia moglie sarà contenta, non ha mai assaggiato cose così buone. A casa abbiamo tutto, ma non voglio offendervi, quindi le porto. Ah, mi sono dimenticato i regali di Natalela prossima volta ve li porto.”

Lucia si asciugò una lacrima e disse:

“Non tornare più, figlio. Ti vogliamo bene, ci preoccupiamo per te, ma se vuoi stare sul divano, puoi farlo a casa tua. Lì avrai anche una TV migliore della nostra.”

Alessandro capì di averci feriti, ma non seppe cosa dire. Salutò, salì in macchina e tornò in città, dove lo aspettava il solito caos.

Quella sera, mentre spegnevo la luce, pensai: a volte lamore significa anche saper dire “basta”.

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