Ti ho dato con le mie mani, e lei non ha esitato a prenderlo.

Oggi ho deciso di scrivere questo pensiero che mi tormenta.

— Carlotta, ciao. Perché mi hai chiamata così all’improvviso? Non potevi dirmelo al telefono? — chiese Silvia, togliendosi il giubbotto mentre entrava in casa.

— Non è una cosa da telefono. Vieni in cucina. — Carlotta spense la luce nell’ingresso e la seguì.

— Mi hai incuriosita. Allora, dimmi tutto. — Silvia si sedette a tavola e incrociò le mani, aspettando.

Carlotta posò una bottiglia di vino rosso già aperta e due bicchieri.

— Accidenti! È così serio? Sono tutta orecchi, — disse Silvia.

Carlotta versò il vino e sedette di fronte all’amica.

— Per rilassarci e capirci meglio, — rispose con tono teatrale, alzando il bicchiere e bevendo un sorso.

Silvia fece lo stesso ma attese, senza bere.

— Sono perduta. Mi sono innamorata come una stupida. Vivo in un sogno, non penso ad altro. Non credevo potesse succedere. Marco lo amo, ma non così. Invece ora… — Carlotta finì il vino d’un fiato.

— Capisco. E per questo mi hai chiamata? Per dirmi questa notizia? — Silvia posò il bicchiere e si alzò.

— Siediti. — Carlotta la tirò per un braccio, costringendola a sedersi.

— E Marco? — chiese Silvia, ricadendo sulla sedia.

— Marco? Siamo insieme da sette anni. Va tutto bene. Ma poi ho conosciuto Luca e ho perso la testa. — Carlotta sospirò. — Mi giudichi? Tu hai mai amato così? No? Allora non parlare. Ti ho chiamata proprio per parlare di Marco.

— Forse berrò anch’io, — disse Silvia, bevendo qualche sorso.

— Tu eri innamorata di mio marito. Credi che non abbia notato come lo guardavi? — Carlotta batté le unghie sul tavolo.

Non sapeva come affrontare l’argomento.

— Non dire sciocchezze, — sbuffò Silvia.

Carlotta scrollò le spalle.

— Non sono gelosa, tranquilla. Forse è meglio così. Ho deciso di lasciare Marco, ma non ho il coraggio di dirglielo. Mi dispiace per lui.

— Quando lo tradisci non ti dispiace, ma dirglielo sì? Non ha senso, no? — Silvia bevve un altro sorso.

— Cosa ne sai? Lui è buono. Gli urlo, lo stresso, e lui tace. Sospetta e non dice nulla. Non merita questo. Capisci?

— No. Spiegami meglio. —

Carlotta si versò altro vino.

— Potrei dirgli che non lo amo più, che me ne vado… Lui mi lascerebbe andare. Ma cosa gli succederebbe? Gli uomini soffrono quando vengono lasciati. Potrebbe bere, deprimersi, chi sa cos’altro. Non posso fargli questo. Ora capisci?

— E io cosa c’entro?

Carlotta alzò gli occhi al cielo.

— Marco ti piace. Forse lo ami in segreto. — Carlotta la fissò. Silvia distolse lo sguardo. — Sarei più tranquilla se fossi tu a stargli vicino, non una qualunque…

— Ah… Credo di aver capito. Vuoi che mi prenda cura di Marco mentre tu te la spassi con l’amante? Sei pazza. Lui è un oggetto? Ti sei stancata e lo passi all’amica? — Silvia vuotò il bicchiere tutto d’un fiato.

— Grazie del complimento. Non sapevo di essere meglio di una qualunque. È assurdo. Marco ha una sua volontà. L’hai chiesto a lui se vuole stare con me? — Silvia fece roteare il bicchiere vuoto.

— Dipende da te, — mormorò Carlotta, avvicinandosi.

— No, davvero, sei fuori di testa. Dovresti farti curare. — Silvia arrossì per la rabbia.

— Non esistono cure per l’amore. E sì, ho perso la testa, — rispose Carlotta con sufficienza.

— E se non funziona con questo tuo amore? Allora? Vuoi riprenderti Marco? “Grazie per la cortesia, ora ridammi mio marito”? — Silvia era sempre più irritata.

— Non riesco a pensare al futuro. So solo che morirei senza di lui… — Carlotta si appoggiò allo schienale, infastidita.

Silvia tacque. Cosa poteva dire? Bevvero entrambe. Nella testa di Silvia la proposta di Carlotta non aveva senso. Ma poi… perché Marco doveva finire con un’altra e non con lei?

— Aiutami. Stagli vicina, consolalo, portalo a letto se vuoi. Devi farti spiegare tutto? — Carlotta la guardava senza vederla.

— È una follia. Siamo qui a bere, e una moglie propone all’amica di andare a letto con suo marito. Hai visto troppi film? Sembra una sceneggiatura drammatica. Ricordi come finisce? “Se non puoi essere mia, non sarai di nessuno!” Sparo, silenzio… Come ti è venuta in mente una cosa del genere?

— Non urlare, — Carlotta si premette le tempie. — Era solo un’idea. Se non vuoi, pace. Che si rovini la vita… — Bevve un altro sorso.

Silvia la osservava, affascinata dal modo in cui deglutiva, dalla vena che pulsava alla base del collo.

— Voglio solo che non soffra, che sia felice come lo sono io. Se non possiamo esserlo insieme, almeno separatamente. Voglio che sia in buone mani. Nelle tue mani.

— Di cosa state discutendo, ragazze? Spero non di me… — risuonò la voce di Marco.

Le due amiche si voltarono di scatto. Marco era sulla porta della cucina, sorridente.

— Finalmente! Togliti il giubbotto, lavati le mani, ceniamo. Stavamo parlando di un film, — disse Carlotta, come se nulla fosse, accendendo il gas.

Marco tornò poco dopo.

— E io non ho un bicchiere? — chiese sedendosi.

— Dopo. Puoi accompagnare Silvia a casa? È tardi. — Carlotta lanciò un’occhiata significativa a Silvia.

— Chiamo un taxi, — rispose Silvia, confusa.

— No, ti accompagno io, — disse Marco, già affondando i denti nella cena.

— Vieni, devo dirti una cosa. — Carlotta trascinò Silvia in camera.

Quando furono sole, le afferrò il braccio e sussurrò all’orecchio:

— Ora dipende tutto da te. Quando ti riporterà a casa, invitalo a salire. Digli che qualcosa non funziona, fatti aiutare… Inventa. E poi non perderti. Se lui tradisce per primo, il mio tradimento gli peserà meno.

Silvia la fissò sbigottita.

— Vuoi che sia complice? Che lo inganni? Non lo farò. È scorretto.

— Va bene. Niente sesso, allora, Santa Silvia. — Carlotta la lasciò andare.

***

Silvia sedeva accanto a Marco in macchina, mentre attraversavano le strade deserte.

— Scusa se devi accompagnarmi invece di riposarti, — rompE mentre Marco parcheggiava davanti al suo palazzo, Silvia capì che il cuore, a volte, sceglie strade che la ragione non osa nemmeno immaginare.

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