Ti prego, riportami indietro mio figlio. Farò qualsiasi cosa!

*”Per favore, ridammi mio figlio. Ti darò tutto quello che vuoi,”* sussurrò Nadia con le ultime forze che le restavano.

*”Che non resti vedovo tuo padre! Ha solo quarantatré anni, pensi che piangerà tua madre per sempre? Macché! Secondo le statistiche, ci sono più donne sole che uomini. Prima o poi, qualche zitella se lo accalapperà. Andiamo a Milano, non intralciare la sua vita privata. O vuoi che rimanga solo fino alla fine dei suoi giorni?”*

Vivevano in un paesino alle porte di Roma. Quando Nadia e la sua amica Alice erano al liceo, sua madre morì investita da un’auto. Lei e suo padre soffrirono quel lutto profondamente. Nadia si ritrovò con tutto il peso della casa sulle spalle, ma riuscì a non abbandonare gli studi e ottenne ottimi voti alla maturità.

Alice, invece, sognava di scappare da quel paesino per trasferirsi a Milano e cercava di convincere anche Nadia.

*”Mio padre ancora non si è ripreso dalla morte di mamma. E se me ne vado anch’io? No, non lo lascerò solo,”* rispondeva sempre Nadia.

*”Smettila con queste sciocchezze! Ha solo quarantatré anni, pensi davvero che rimarrà vedovo a vita? Stai a sentire, tra poco qualche donna se lo porterà via. Su, andiamo a Milano, non rovinargli la vita. O preferisci che muoia solo?”*

Le parole crudeli dell’amica la ferirono, ma c’era del vero. Così Nadia parlò con suo padre.

*”Vai, piccola. Non preoccuparti per me, ce la farò. E poi Milano non è mica la Siberia. Se non ti piace, puoi sempre tornare. Che ci faresti qui?”*

E così Nadia partì con Alice per Milano. Lei avrebbe potuto iscriversi all’università, ma Alice aveva voti mediocri e non ci sarebbe mai riuscita. Nadia non voleva abbandonare l’amica, così si iscrisse con lei a un istituto magistrale. L’università poteva aspettare, poteva sempre fare la serale quando avesse trovato lavoro. Andarono a vivere insieme in una stanza del dormitorio.

All’inizio, Nadia tornava a casa ogni weekend. Ma dopo Capodanno notò che suo padre era cambiato: più allegro, curato, e in frigorifero c’era sempre zuppa e polpette. *”Le avrà fatte lui?”*

Imbarazzato, il padre confessò che era stata la vicina, Lucia, a cucinare per lui… e non solo. Nadia lo rassicurò, dicendogli che era felice per lui. Capì anche che Lucia evitava di farsi vedere quando lei tornava.

*”Ma che fate come due ragazzini? Vivete pure insieme, non mi importa.”*
Da allora, però, diminuì le visite per non metterli in imbarazzo.

Alice, dal canto suo, trascurava lo studio, saltava le lezioni, usciva la sera con ragazzi e a volte spariva per giorni. Nadia la copriva, la aiutava con i compiti.

*”Hai completamente abbandonato gli studi? Attenta, ti butteranno fuori o rimarrai incinta. Ti serve davvero?”*

*”Sei peggio di mia madre! Tranquilla, so quello che faccio. Io non voglio figli. E tu e quel tuo Michele, ancora insieme?”*

Passò a fatica l’esame di fine anno, solo grazie a Nadia. Ultimamente, però, sembrava turbata.

*”Che hai? Stai male?”* chiese Nadia mentre tornavano al loro paesino.

*”Sai cos’ho? Sono incinta,”* ammise Alice.

*”Te l’avevo detto! E adesso?”*

*”Non lo tengo. Ascolta, chiedi i soldi a tuo padre per l’aborto. Mia madre non me li darà mai.”*

*”Sei impazzita?! Non usavate precauzioni? Dicevi che avevi tutto sotto controllo!”*

*”Non urlare! È successo un paio di volte… Allora, me li chiedi?”*

*”Neanche per sogno! Dopo un aborto potresti rimanere sterile. Parlane con il tuo ragazzo. Che si sposi.”*

Alice morse il labbro.

*”Gliel’ho detto. È scappato. Mia madre mi ucciderà… Mi ha cresciuta da sola, sempre a ripetermi di non fare i suoi stessi errori. E io…”* Si girò verso il finestrino del treno.

*”Ti sgriderà, certo, ma quando vedrà il nipotino, si scioglierà,”* disse Nadia.

*”Non conosci mia madre. Prima mi ammazza. Nadia, ti prego, aiutami.”*

*”D’accordo, ci proverò.”*

Il padre avrebbe dato i soldi, ma Nadia non glieli chiese. Non poteva contribuire a uccidere un bambino. Sperava che l’istinto materno di Alice si sarebbe risvegliato. Se lo avesse tenuto, sarebbero altri pochi mesi di scuola. Lei l’avrebbe aiutata. Un giorno, Alice l’avrebbe anche ringraziata.

Ma quando disse ad Alice che non aveva chiesto i soldi, quella la insultò: *”Traditrice!”*
Alla fine, però, Alice non abortì. Nel paesino tutti si conoscevano, e temeva che qualcuno lo dicesse a sua madre. E quando tornarono a Milano a settembre, era ormai troppo tardi.

A Natale, Alice non tornò a casa. Ormai non poteva più nascondere la pancia. Ma sua madre, come se lo avesse intuito, andò a trovarla a Milano. Alice la vide e si nascorse in un’altra stanza, lasciando che Nadia coprisse per lei.

*”Alice lavora in un istituto per tirocinio, non può allontanarsi,”* mentì Nadia, arrossendo.

La madre lasciò una borsa di dolci e se ne andò.

*”Perché l’hai fatto? È pur sempre tua madre. Diglielo, tanto ti sgriderà e poi passerà.”*

*”Ah sì? Se vedesse la mia pancia, sai cosa farebbe? Prima partorisco e lo lascio in ospedale. Che ci faccio con un bambino?”*

*”Dovevi pensarci prima. Non può nemmeno sentirti parlare così!”*

*”Allora tienilo tu, se sei così buona!”* urlò Alice.

Alla fine di febbraio, Nadia si svegliò nel cuore della notte per i gemiti di Alice. *”Hai le doglie?”* Chiamò l’ambulanza.

*”Ricordati, ragazza: con un bambino non potrai restare nel dormitorio!”* gridò la custode.

Tre giorni dopo, Alice tornò da sola.

*”Dov’è il bambino? L’hai davvero abbandonato? Come hai potuto?”*

*”Lasciami stare.”* Alice si girò verso il muro.

Una settimana dopo, mentre Nadia era a lezione, Alice sparì con le sue cose. Quando Nadia la chiamò, Alice rispose evasiva: *”Sto bene. Tu studia, a me non interessa.”*

Dopo il diploma, Nadia tornò a casa con il bambino. Suo padre ora viveva con Lucia e affittava il suo appartamento, ma quando Nadia tornò, lo lasciarono a lei. Tutti erano contenti. Vivevano vicini, ma non insieme.

Passarono quattro anni.

Nadia lavorava all’asilo per stare vicina a suo figlio, Matteo. Un giorno, tornando a casa nella neve, sentì una voce dietro di sé.

*”Nadia! Ma sei davvero tu? Quanto tempo!”*

Nella donna elegante con la pelliccia non riconobbe subito Alice. Accanto a lei c’era un uomo.

*”Non sei contenta di vedermi? Sono Alice!”*

*”Sei venuta a trovare tua madre?”* chiese Nadia, tenendo d’occhio Matteo.

*”Sì. Questo è mio marito, Marco. E questo tuo figlio? Allora Michele ti”È mio figlio,” mentì Nadia, stringendo Matteo tra le braccia mentre il cuore le batteva all’impazzata, ma negli occhi di Alice vide lo stesso lampo di quattro anni prima, e capì che la battaglia non era finita.

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