Mio marito sembra svanito tra il lavoro e sua madre, e io affogo nella solitudine…
È da più di un anno che mi sento come se vivessi da sola. No, ufficialmente sono sposata, ho un figlio, una casa, ma mio marito… semplicemente non c’è mai. O è al lavoro fino a tardi, o sparisce nell’appartamento di sua madre. E la cosa più dolorosa? Lui non ci vede alcun problema. Nessuna compassione, nessuna comprensione. Per lui tutto è normale: lavora, aiuta sua madre, e viene a casa solo per dormire.
Tutti mi dicono: “Aspetta, quando finirà il congedo di maternità, tutto si sistemerà”. Ma io so che il problema non è quello. È che finalmente ho smesso di chiudere gli occhi. Ho visto la verità. Prima lo giustificavo, lo difendevo, dicendomi che era stanco, che il suo lavoro era difficile, ma ora… ora vedo come la mia famiglia si sgretoli lentamente ma inesorabilmente.
Viviamo a Firenze, in un piccolo bilocale. Sono a casa con nostro figlio piccolo. Mio marito, Gabriele, lavora per una grande azienda di logistica e ha appena avuto una promozione. Da allora, sembra essersi dissolto nel nulla. Torna a casa verso mezzanotte, la mattina esce di corsa e sparisce di nuovo. E quando non lavora? Be’, ha la sua “seconda residenza”: l’appartamento di sua madre.
Mamma Lucia, sua madre, da quando è nato nostro figlio, lo trascina da lei con ogni scusa possibile: la presa da riparare, il rubinetto da cambiare, la porta che non chiude bene. Non sarebbe un problema se fosse saltuario, ma ormai è la norma. E qualche mese fa ha deciso di fare ristrutturazione. Proprio ora, quando Gabriele ha appena avuto più responsabilità al lavoro ed è sommerso di impegni. E, sorpresa, i soldi per i lavori li mette mio marito. Noi? Noi tiriamo avanti con gli avanzi del suo stipendio. L’assegno per il piccolo? Una miseria, non basta nemmeno per metà dei pannolini.
Quando Gabriele aveva le ferie, le aveva proposto di fare i lavori allora. Ma lei aveva detto: “Sto bene così, non serve cambiare”. Adesso invece è urgente! Il muro che crolla, le piastrelle che si staccano… E così, mio marito passa da lei ogni weekend. Ogni volta la stessa storia: “Vado solo un attimo”. E torna a casa dopo mezzanotte. Ormai non so neanche più chi sia la donna più importante della sua vita: io o sua madre.
E nostro figlio? Mamma Lucia si interessa a lui… tramite Gabriele. Non mi ha mai chiesto nulla direttamente, non si è mai offerta di aiutare, non è mai venuta a tenermi il bambino per darmi una pausa. Ma quando si tratta di dare ordini, è sempre pronta: “Gabriè, non dimenticarti di passare, devi sistemare l’armadio e poi c’è la piastrella da aggiustare”.
Sono stanca. Stanca di sentirmi sola nonostante abbia un marito. Stanca di vedere nostro figlio tendere le manine verso il papà, che, senza nemmeno togliersi le scarpe, va direttamente a farsi la doccia, cena in silenzio e va a dormire. Ho provato a parlargli, a dirgli che ci serve una famiglia, non questa corsa infinita al placet di sua madre. E lui cosa fa? Scrolla le spalle e dice:
“Mica vado a donne, porto i soldi a casa, che altro vuoi? Che lasci il lavoro?” D’accordo, porta i soldi. Ma i soldi potrei guadagnarli anche io. Quello che non posso dargli io è un padre, se lui è sempre occupato con la nonna. Non mi serve un bancomat. Mi serve un marito. Un compagno. Un amico. Un papà per nostro figlio.
E intanto io resto qua, in questo bilocale, tra giochi, pannolini e una stanchezza infinita. E mi sento abbandonata. Dimenticata. Sola. Anche se al dito brilla ancora la fede…