Mio marito svanisce tra il lavoro e sua madre, e io affogo nella solitudine…
Da più di un anno, vivo come se fossi single. No, ufficialmente sono sposata, ho un figlio, una casa, ma mio marito… semplicemente non c’è. È sempre in ufficio fino a tardi, oppure sparisce nell’appartamento di sua madre. E la cosa più frustrante? Lui non vede alcun problema in tutto questo. Nemmeno un briciolo di empatia, nessun accenno di comprensione. Per lui, è tutto normale: lavora, aiuta sua madre, e torna a casa solo per dormire.
Gli amici mi dicono: “Abbi pazienza, quando finirai il congedo di maternità, tutto si sistemerà.” Ma io penso che non sia una questione di maternità. È solo che ho finalmente aperto gli occhi. Prima lo giocatevo, lo difendevo: “È stanco, ha un lavoro stressante.” Ma ora… ora vedo la mia famiglia che crolla, lentamente ma inesorabilmente.
Viviamo a Milano, in un normale bilocale. Io sono in maternità con il nostro piccolo Leonardo. Mio marito, Marco, lavora per un’importante azienda di logistica – recentemente è stato promosso. Da allora, sembra essersi volatilizzato da casa. Torna a mezzanotte, la mattina si alza e sparisce di nuovo. E quando non è al lavoro, ha “la seconda residenza” a casa di sua madre.
Maria Luisa, sua mamma, da quando è nato Leonardo, trova sempre un pretesto per portarselo via: una presa da sistemare, un rubinetto che perde, una porta che non chiude. Non sarebbe un problema se fossero emergenze, ma è diventata un’abitudine. E qualche mese fa, ha deciso di fare ristrutturare casa. Proprio adesso, quando Marco ha appena avuto una promozione ed è sommerso di lavoro. E, guarda caso, i soldi per la ristrutturazione li dà mio marito. Noi? Sopravviviamo con quello che resta dello stipendio. L’assegno familiare è una risata, non copre neanche metà dei pannolini.
Quando Marco aveva le ferie, le aveva proposto di fare i lavori allora. Lei aveva risposto: “Sto bene così, non c’è bisogno di cambiare nulla.” Ma ora, all’improvviso, è urgente! Il muro si sta sgretolando, la carta da parati si stacca, il soffitto è storto… E così mio marito ora passa ogni weekend da lei. Ogni volta lo stesso copione: “Vado solo un attimo.” E torna a notte fondendomi. Chissà chi è davvero la donna più importante nella sua vita: io o sua madre.
Maria Luisa si interessa al nipote… solo attraverso suo figlio. Non mi ha mai chiesto come stiamo, non mi ha mai offerto aiuto, non è mai venuta a tenere il bambino per darmi un po’ di respiro. Ma invece di preoccuparsi, ordina: “Marcolino, non dimenticarti di passare, devi sistemarmi l’armadio e poi le piastrelle.”
Sono stanca. Stanca di essere sola pur avendo un marito. Stanca di vedere Leonardo allungare le manine verso il papà mentre lui, senza nemmeno togliersi le scarpe, va subito a fare la doccia, cena in silenzio e crolla a letto. Ho provato a parlare, a spiegargli che abbiamo bisogno di una famiglia, non di un uomo che corre dietro all’approvazione di sua madre. Ma lui scuote la testa e dice:
“Ma almeno non vado con altre donne, porto i soldi a casa, che vuoi di più? Che lasci il lavoro?”
Sì, porta i soldi. Ma i soldi potrei guadagnarli anche io. Quello che non posso fare è regalare un padre a mio figlio, se lui è sempre “occupato” dalla nonna. Non mi serve un bancomat. Mi serve un marito. Un partner. Un amico. Un padre per Leonardo.
E intanto io sono qui, in questo appartamento, con i giocattoli, con i pannolini, con una stanchezza che non finisce mai. E mi sento abbandonata. Dimenticata. Sola. Anche se al dito c’è ancora la fede…