«Sposta tutto nella tua zona», dice Vincenzo, mentre la cena è ancora sul fuoco.
Alessandra, siediti mi chiede a bassa voce.
Alessandra spegne il fornello e si gira lentamente.
Che succede? chiede, preoccupata.
Vincenzo non riesce a guardarmi negli occhi; è imbarazzato.
Me ne vado. Ho unaltra donna, si chiama Giulia. Lavoriamo insieme. Non è solo unavventura, è vero amore. Non posso più mentire a te né a me stesso.
Alessandra accoglie la notizia con dignità. Non piange, non rompe i piatti, non implora di restare. Accetta la decisione di Vincenzo, ma una cosa le pesa: vuole che lui porti via i figli la figlia del suo primo matrimonio e il nostro piccolo Tommaso e si trasferisca nella sua zona.
Perché vuole così, se ha bisogno di una vita privata?
Quella notte Alessandra non chiude gli occhi, continua a pensare. Diciassette metri quadrati, due bambini, il mio stipendio da contabile, che a malapena basta. E aiuto, se possibile, dal traditore della nostra famiglia. Come fare? Perché devo diventare la vittima? Perché devo sacrificare me e i bambini per il suo comfort e il nuovo amore?
Al mattino, Alessandra prende il telefono.
Va bene, Vincenzo. Accetto di trasferirmi.
Lui sorride.
Brava, sei una donna intelligente
Ma cè una condizione interrompo, decisa.
Quale? si mostra sospettoso.
Hai amato unaltra, non ti giudico. Il cuore non si comanda. Non voglio dividere lappartamento, anche se per legge ho diritto a metà. Restane a te.
Davvero? esclama Vincenzo, sollevato. Grazie!
È vero. Io e Lidia andremo nella mia monolocale; staremo comode così. Spostiamo i mobili, compriamo un letto a castello, troviamo spazio.
E Tommaso? chiede, confuso.
Alessandra lo fissa dritto negli occhi.
Il figlio resta con te.
Cosa? Con me? ride nervosamente Vincenzo. Stai scherzando! È piccolo! Ha bisogno della mamma!
In Italia i genitori hanno uguali diritti e doveri. Tu sei il padre, lo volevi, mi hai chiesto di dargli alla luce, ricordi? ribatte Alessandra con voce ferma. Pagherò gli alimenti come prevede la legge e lo prenderò nei weekend, per quanto possibile.
Non puoi fare una cosa così! grida Vincenzo. Sei sua madre! Quale madre abbandona il figlio?
Non lo abbandono, lo lascio al padre naturale, nella nostra ampia casa, vicino allasilo. Perché dovrei portarlo in una stanza angusta, togliere la sua scuola, il suo comfort? Hai detto tu stesso che le condizioni lì non sono ottimali. Che il bambino viva bene, con te e Giulia. Che Giulia impari a fare la matrigna, se vuole costruire una famiglia con te.
Ho lavoro! urla Vincenzo. Sono occupato tutto il giorno! Chi lo porterà allasilo? Chi lo prenderà? Chi lo farà colazione, lo laverà, lo metterà a dormire?
Anchio lavoro, risponde tranquilla Alessandra. E anchio sono impegnata. Ho gestito tutto finora per quattro anni. Ora è il tuo turno. Il ragazzo ha bisogno di uneducazione maschile. Hai sempre detto che lo viziavo troppo. Allora cresci lui, fallo diventare un uomo.
Vincenzo si prende la testa tra le mani, corre nella camera da letto.
È una follia! Giulia non accetterà! Ha 25 anni, perché dovrebbe prendersi un bambino di qualcun altro?
Questo è tuo problema, caro, incrocia le braccia Alessandra. Sei il capo di famiglia, decidi tu.
Gli standard doppi mi hanno stancato. Vuoi una nuova vita, prendi le responsabilità.
—
Raccogliere le cose richiede due giorni. Vincenzo vaga per casa come se fosse immerso nellacqua, alterna compassione, minacce e richiami alla coscienza.
Alessandra, pensa a quello che diranno! sibila mentre metto i vestiti di Lidia nelle scatole. I tuoi genitori, i miei genitori
Che se ne fregano, rispondo sigillando la scatola col nastro. Non posso mantenere due persone con un solo stipendio e una sola stanza. Vuoi che la madre dei tuoi figli finisca in ospedale?
Il colloquio più difficile è con mia madre, che chiama tre volte in una sera, piangendo al telefono.
Figlia, svegliati! Come puoi lasciare Tommaso al padre? È il suo bambino!
Mamma, rispondo stremata. Sei in unaltra città. Che aiuto puoi darci? Denaro?
Hai la pensione, ma è solo un sgabuzzino, risponde.
Ho deciso. Vincenzo è il padre. Che rimanga padre anche in carne e ossa, non solo a parole.
Il giorno della partenza Tommaso corre per la casa, credendo che sia un gioco. Alessandra si siede accanto a lui, aggiusta il cappellino sul capo. Il cuore le si spezza, vuole stringerlo, correre con lui dove gli occhi le indicano. Ma sa che se cede ora, Vincenzo la schiaccerà e la lascerà sola, senza soldi, in un angusto monolocale, mentre lui godrà la sua nuova vita.
Tesoro, dice, guardandolo negli occhi limpidi. Mamma e Lidia vivranno altrove per un po. Tu rimani con papà, giocherete, uscirete. Papà ti vuole tanto bene.
Tornerai? chiede Tommaso, stringendo il suo coniglietto di peluche.
Sì, sabato verrò. Andremo al parco, mangeremo gelato. Obbedisci a papà.
Alessandra si alza, prende la borsa. Lidia è già alla porta, con le cuffie intorno al collo, silenziosa ma solidale. Vincenzo sta nella hall, pallido come un muro.
Te ne vai davvero? Così, senza pensarci? chiede.
Le chiavi sono sul comodino risponde Alessandra. La lista dei medicinali è sul frigo, ha la gola rossa, deve fare dei risciacqui. La riunione dellasilo è giovedì, non dimenticarla.
E se ne va.
—
La prima settimana di vita da sola sconvolge Vincenzo. Il mattino non inizia con caffè e baci di Giulia, ma con il grido: «Papà, ho fame!». Poi corse frenetiche per trovare calzini che spariscono sempre. Lavena brucia, il latte sfugge. Tommaso rifiuta di mangiare, sputacchia, vuole i cartoni animati.
Mangia, che te lho chiesto! urla Vincenzo, in ritardo al lavoro.
Tommaso inizia a piangere. Vincenzo si sente un fallito, si tira su la cintura, la slaccia, gli lancia una barretta di cioccolato solo per farlo stare zitto. Allasilo lo guardano storto. Leducatrice commenta:
Papà, perché il bambino indossa una maglietta sporca?
Papà, ha dimenticato la felpa.
Papà, dobbiamo pagare le tende.
Al lavoro tutto cade a pezzi. Sempre al telefono per risolvere i problemi di casa. Il capo lo chiama due volte sul tappeto, accennando che la vita privata non deve intaccare il lavoro. La sera è il secondo atto: prendere Tommaso dallasilo, correre al supermercato, pulire, cucinare. Tommaso sparpaglia i giochi sul pavimento appena Vincenzo li raccoglie.
Giulia appare il terzo giorno. Entra nellappartamento e subito fa una smorfia.
Vito, dove eravamo rimasti? Dovremmo andare al cinema, dice con tono capriccioso, senza togliersi le scarpe.
Che cinema, Giulia? risponde Vincenzo, sgranato, in un solo calzino. Tommaso non ha nessuno con cui lasciarlo.
Allora assumiamo una bambinaia!
Che prezzi! Hai visto quanto costa? Metà stipendio va al mutuo!
Tommaso scappa nel corridoio, macchiato di pennarelli, e si lancia contro i pantaloni chiari di Giulia, afferrandoli con le mani sporche.
Zia! Guardate, sono una tigre!
Ahi! strilla Giulia, saltando indietro. Che stai facendo?! Vincenzo, tiralo via! Questo è un Dolce, costa un patrimonio!
È un bambino, Giulia! sbraita Vincenzo. Smetti di fare scene! Aiutami davvero!
Io? Aiutare? sillumina Giulia. Non mi hanno assunto per fare la bambinaia! Sono una donna, voglio attenzioni!
E tu il tuo ex! incalza Vincenzo.
Il mio ex, tra laltro, ha curato tutto per quattro anni mentre io ero al lavoro! sbotta Vincenzo, sorpreso da sé.
Giulia sbuffa, si gira e chiude la porta con violenza. Non torna più.
Sabato Vincenzo è una ombra. È dimagrito, la barba è incolta, gli occhi neri di sonno. Lappartamento sembra un campo di battaglia. Quando suonano, corre ad aprire, inciampando tra le scatole. Sulla soglia cè Alessandra, con Lidia al suo fianco.
Mamma! Tommaso corre verso di lei, urlando.
Alessandra lo prende in braccio, lo bacia sulle guance.
Ciao, tesori. Come state? Siete vivi?
Vincenzo si appoggia al portone, le ginocchia tremano. La guarda come se fosse la prima volta che la vede. Capisce, finalmente, il peso titanico che ha sopportato per anni, sorridendo ma senza lamentarsi.
Aless graffia.
Lei alza un sopracciglio.
Prendi Tommaso. Ti prego. Non ce la faccio più, mi licenzieranno. Giulia è sparita. Io io
Alessandra posa Tommaso sul pavimento.
Vai, figlio, mostra a Lidia i tuoi nuovi disegni.
I bambini corrono in camera. Alessandra si avvicina alla cucina, osserva la montagna di piatti sporchi, la grano secco bruciata sul fornello. Siede sullo sgabello dove era stata laltra settimana.
Non tornerò più qui, Vincenzo dice con voce ferma. Dopo quello che hai fatto, non vivrò più con te.
Checché con Giulia! sbatte le mani Vincenzo, sedendosi e coprendosi il volto. Ho capito. Ho capito tutto. Sono stato in torto.
Ma Tommaso non posso averlo con me. Sono un cattivo padre, Aless
Impara, dice cruda Alessandra. Ma capisco che il bambino non debba soffrire. Ho una proposta.
Vincenzo alza lo sguardo, speranzoso come un cane battuto.
Quale? Accetto tutto.
Prendo Tommaso, viviamo tutti nellappartamento. Tu lasci la tua stanza.
Dove? balbetta.
Nella mia monolocale. Quegli stessi diciassette metri. Ci vivi, porti chi vuoi. Trascrivi lappartamento in una donazione equa ai figli, così ho la garanzia che non mi caccerai di nuovo per un nuovo amore.
Vincenzo apre la bocca per contestare, per dirle che è un furto, che è anche la sua casa ma ricorda la settimana appena trascorsa: il pianto notturno, la febbre, le capricce, il giorno di una vita che si ripeteva. Ricorda lappartamento vuoto, la sensazione di totale impotenza.
Guarda Alessandra. Non bluffa. Se rifiuta, lei si gira e se ne va, lasciandolo solo con una responsabilità a cui non è pronto.
Pagherai gli alimenti fissi, continua Alessandra, vedendo il suo dubbio. E coprirai metà delle attività sportive. Potrai vedere Tommaso quando vuoi, non ti ostacolerò. Ma noi vivremo qui, senza di te.
Vincenzo resta in silenzio per un minuto, poi espira.
Va bene. Accetto.
Alessandra annuisce.
Raccogli le tue cose, Vincenzo. Lo studio è libero. Ti do le chiavi adesso.
Lui si alza, va in camera a prendere la valigia. Ha perso tutto: famiglia, figlio, orgoglio. Ma mentre chiude la cerniera della borsa, sente, stranamente, che è stata la scelta più giusta negli ultimi sette anni.






