**Diario di Roma, 15 Ottobre**
Oggi ho trovato un telefono perduto nel parcheggio del supermercato e lho restituito al proprietario. Ma quando quelluomo ha visto il ciondolo al mio collo, è rimasto paralizzato
Alba! la voce roca del patrigno risuonò dallinterno dellappartamento.
«Eccolo di nuovo», pensai con tristezza, afferrando un giubbotto e scappando in cortile prima che mi raggiungesse.
Non stare fuori troppo, nonna! gridai alla vecchia signora mentre correvo via, ignorando gli sguardi preoccupati dei vicini.
Camminai lentamente verso il negozio, calciando i sassolini sullasfalto. Un solo pensiero mi tormentava: «Se la mamma fosse ancora qui».
Anna, mia madre, era morta un anno prima. Un ubriaco al volante si era addormentato e aveva distrutto la fermata dellautobus dove lei aspettava. Quattro morti, compresa lei. Lassassino si era svegliato solo quando i soccorritori lo avevano estratto dallauto.
Dopo il funerale, nessuno voleva prendersi cura di me. I nonni avevano scosso la testa:
Siamo troppo vecchi per una ragazzina aveva detto la nonna, fissando mio nonno in cerca di sostegno. Lasciatela con Daniele. Tanto lha adottata.
Daniele, il marito di mia madre, mi aveva adottata ma non mi aveva mai considerata sua figlia. Non mi picchiava, ma mi ignorava. Una volta gli dissi “papà” e lui mi riprese severo:
Non sono tuo padre. Chiamami zio Daniele, chiaro?
Quando iniziai la scuola, mi diede una cartella piena di libri e mi disse: Metà del mio stipendio va a te. Ora aiutami in casa. Cucina, pulisci, tutto è compito tuo.
Annui, senza protestare. Ormai era routine. Ogni giorno andavo a comprare da mangiare, e la cassiera del supermercato, gentile, a volte mi regalava qualcosa di dolce.
Quel giorno, mentre attraversavo il parcheggio, vidi un telefono per terra. Lo presi e lo accesi: miracolosamente non era bloccato. Cercai tra i contatti e chiamai la voce “Moglie”.
Ho trovato il telefono di suo marito dissi.
La donna, frettolosa, mi chiese dove fossi e promise di venire. Poco dopo, il telefono squillò: “Nasone”. Ridacchiai, ricordando un compagno dasilo con quel soprannome. Era il proprietario, che mi pregò di aspettarlo.
Arrivò prima la moglie: elegante, impeccabile, ma fredda. Poi lui, Romano, alto, con gli occhi penetranti. Mi ringraziò e disse: Dillo a tua mamma che è orgogliosa di te.
Non ho una mamma mormorai.
Gli restituii il telefono, ma improvvisamente si bloccò. Fissò il mio ciondolo: una foglia dacero in resina con una coccinella.
Dove lhai preso? chiese, toccandolo con due dita, quasi bruciato.
Me lo diede la mamma prima di morire.
Mi allontanai di corsa, ma lui mi chiamò: Aspetta! Come posso ringraziarti?
Non serve niente.
Più tardi, lo vidi parlare con le vecchine del quartiere. Scoprì tutto di me, persino del patrigno ubriaco che mi urlava dietro. Quando tornai a casa, Daniele era fuori controllo. Romano arrivò, lo fece cadere a terra con un gesto e mi portò via.
A casa sua, tutto era perfetto, ma sua moglie Irene mi guardava con disapprovazione. Sentii litigare: Perché lhai portata qui? Perché è mia figlia.
La verità esplose quando parlò con Lara, lamica di mia madre. Anna aveva amato Romano anni prima, ma la famiglia laveva costretta a sposare Daniele. Il ciondolo era un regalo di Romano.
Alba, sono tuo padre mi disse quella sera, mentre Irene urlava al telefono.
Ora vivo con lui e Lara, che ha sposato dopo il divorzio. Daniele ha firmato laffidamento e ha ricominciato una vita.
**Lezione:** a volte il destino ci riporta dove appartenevamo, anche se il cammino è stato lungo e doloroso. La famiglia non è sempre sangue, ma chi ti ama davvero.