— Tua madre sarà via per un mese? Allora io vado dalla mia! — la moglie era già pronta con la valigia.

Era il momento della verità per Lucia. Sua suocera, Raffaella, stava per arrivare per un intero mese e il cuore le batteva all’impazzato.

“Mamma mia, un mese intero? Allora io vado dalla mia,” disse Lucia a suo marito, già con la valigia in mano.

Aveva un sogno semplice: una vacanza al Sud con suo marito, Marco. Lui aveva promesso — quest’anno finalmente ci sarebbero andati. I biglietti erano prenotati, l’hotel a Taormina pronto, le valigie quasi fatte…

“Lucia, scusa,” Marco fissava il telefono senza alzare gli occhi. “C’è un’emergenza al lavoro. Si annulla tutto.”

Il cuore le fece male. Non per la sorpresa, ma per quella delusione ormai familiare. In anni di matrimonio, aveva imparato una cosa: i piani di Marco venivano sempre prima dei suoi.

“Va bene,” ingoiò il dispiacere. “Allora mi riposerò qui a casa. Leggerò un libro, mi godrò il balcone.”

Per la prima volta dopo tanto tempo — silenzio! Un caffè senza fretta, il suo giallo preferito, i tramonti visti dal terrazzo. Il destino, per una volta, le stava facendo un regalo.

Ma il destino ama gli scherzi.

“Mamma ha chiamato,” annunciò Marco, tutto contento. “Ha cancellato la sua settimana alle terme. Perché spendere soldi se tu sei a casa e libera? Così ci vediamo anche un po’.”

Raffaella. Una donna con una volontà di ferro e la convinzione che il mondo esistesse per servirla.

“Un mese?” La voce di Lucia tremò.

“Certo! Fantastico, no?” Marco sorrideva come un bambino con un cono gelato in mano.

E Lucia vide la sua vacanza svanire: giorni in cucina, un continuo “portami questo”, la voce imperiosa della suocera e la perdita totale di spazio nella sua stessa casa.

“Certo, fantastico,” annuì.

Tre giorni dopo, Raffaella entrò nel loro appartamento come un carro armato in una città occupata.

“Lucia, perché lo zucchero non è nel barattolo giusto?” furono le sue prime parole dopo il “ciao.”

“Mamma, accomodati,” Marco si dava da fare.

Lucia capì: la sua vacanza si sarebbe trasformata in un mese da cameriera.

“Mi fai la pasta al forno?” Raffaesta si sistemò in poltrona come su un trono. “Ma non troppo pesante. E la besciamella deve essere leggera.”

Lucia andò in cucina senza dire una parola.

**Le nuove regole**
Raffaella si insediò come un generale in territorio conquistato. Entro sera, era chiaro che il “riposo” di Lucia era finito.

“Lucia, dove sono le pentole decenti?” frugava negli armadi. “Queste sono troppo piccole. E perché le spezie non sono in ordine alfabetico?”

Lucia riordinò in silenzio. Nella sua stessa cucina, improvvisamente si sentiva un’ospite.

“Mamma, non preoccuparti,” Marco leggeva il giornale. “Lucia fa tutto.”

Sì, certo. Lucia fa tutto. Come sempre.

Alla fine della settimana, la sua routine era: sveglia alle sette, colazione speciale per Raffaella (niente fritto, niente salato, niente piccante), pulizie, pranzo, merenda, cena, lavare i piatti. E così via.

“Sei stranamente stanca,” notò Marco. “Forse hai bisogno di vitamine?”

Vitamine? Quello che le serviva non era la vitamina C, ma la vitamina “Vita Mia.”

**Il terrazzo, ultimo rifugio**
L’unico posto dove respirare era il terrazzo. Lì poteva guardare il cielo. Pensare.

“Lucia!” La voce di Raffaella squarciò il silenzio. “Dove sei? Mi serve il caffè!”

“Arrivo!” rispose automaticamente.

Ma le gambe non si muovevano. In testa una sola domanda: “E se non andassi?”

Era un pensiero così audace che le tolse il fiato.

“Lucia! Non senti?”

“Sì,” sussurrò al vuoto. “Sento benissimo.”

Eppure andò a preparare il caffè.

**Il punto di rottura**
“Lucia,” Raffaella era seduta in salotto come un giudice. “Sei così scontrosa. Sempre scappi in terrazzo. Non sai come trattare la famiglia.”

Famiglia? Lucia sbatté le palpebre.

“Pensavo di venire a riposarmi,” continuò la suocera, “e invece è come se fossi ancora in cucina. Cuoci, pulisci, servi.”

Lucia si bloccò con lo straccio in mano. Il mondo si era capovolto. Lei in cucina? Lei a pulire? Allora chi era Lucia?

“Mi scusi,” disse con una calma surreale. “Ma sono io che cucino e pulisco. Ogni giorno. Da due settimane.”

“Lucia!” sbottò Marco. “Che discorsi fai? Mamma è ospite!”

Ospite. Che dava ordini a casa d’altri. Che aveva trasformato la padrona in una domestica.

“Già,” annuì Lucia. “Lei è ospite. E io cosa sono?”

**L’illuminazione**
Quella sera, mentre Raffaella guardava la TV, Lucia si avvicinò a Marco:

“Dobbiamo parlare.”

“Aspetta, finisco di vedere—”

“Ora,” tagliò corto.

Marco la guardò stupito. C’era un tono nella sua voce che non sentiva da anni.

“Senti, se tua madre viene qui in vacanza,” disse piano, ogni parola precisa come un martello, “io vado in vacanza dalla mia.”

“Ma sei impazzita?” Marco balzò in piedi. “E la casa? E mamma?”

“E io?” chiese Lucia, andando a fare la valigia.

Nella camera da letto, mentre riponeva le cose, sorrise per la prima volta in due settimane. Una vera, libera, sorriso.

Domani sarebbe andata da sua madre. Da quella donna che non l’aveva mai trattata da serva. Dove poteva sedersi in giardino con un caffè e nessuno avrebbe urlato “Lucia, dove sei?”

“Anch’io ho diritto a una vacanza,” disse al suo riflesso nello specchio.

E per la prima volta, il riflesso annuì.

**L’operazione libertà**
La mattina dopo, Lucia era in corridoio con la valigia. Raffaella, vedendola pronta a partire, sgranò gli occhi come se avesse annunciato un viaggio su Marte.

“Dove vai?” la voce tremava d’indignazione.

“Dalla mamma. In vacanza,” rispose, infilando la giacca con aria decisa.

“E la cena chi la fa?!” Raffaella si aggrappò al cuore. “E la pasta?!”

“Marco sa fare la carbonara,” rispose serafica. “E lei ha detto che tutti sanno cucinare.”

Marco sbucò dal bagno con la barba a metà:

“Lucia, non puoi andartene così!”

“Invece sì,” sorrise. “Guarda come è facile.”

E sbatté la porta.

**Il caos post-fuga**
Per tre giorni, la casa sembrò un campo di battaglia.

Raffaella, abituata a fare la principessa, scoprì la dura realtà: il principe Marco sapeva solo scaldare la pizza e fare un caffè scorretto.

“Figlio mio,” si lamentava, scoraggiata, davanti a un’insalata preconfezionata, “pensavo sapessi almeno qualcosa di cucina!”

“Mamma, io lavoro!” cercava disperatamente di grattare una padella bruciata.

“Ma cucinare è così difficile?!”

Al quarto giorno, Raffaella capì la verità: senza Lucia, la casa era un dormitorio. Piatti sporchi ovunque, frigorifero vuE quando Lucia tornò, con il sole della Sicilia ancora sulla pelle e una nuova luce negli occhi, Marco finalmente capì che l’amore non è servizio, ma rispetto, e da quel giorno imparò a condividere non solo la casa, ma anche la vita.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

two × 5 =

— Tua madre sarà via per un mese? Allora io vado dalla mia! — la moglie era già pronta con la valigia.