Tua moglie è davvero come la immagini?

Ehi, allora voglio raccontarti questa storia che mi ha lasciato di sasso.

“Davvero pensi che tua moglie sia quella che credi?”

Mi bloccò sulla sedia dellauto, mentre uscivamo dal lavoro. “Enrico, non volevo dirtelo il giorno del matrimonio ma lo sai che tua moglie ha una figlia?”

“Cosa intendi dire?” Non volevo crederci.

“Mia moglie, quando ha visto la tua Romina al vostro matrimonio, mi ha sussurrato allorecchio: ‘Chissà se lo sposo sa che la sua promessa sposa ha una bambina in un orfanotrofio?'”

“Figurati, Enrico! Sono rimasto senza parole. Mia moglie, Dea, è unostetrica. Dice che Romina ha firmato i documenti per rinunciare alla bambina appena nata. Si ricorda di lei per un neo sul collo. Pare che abbia chiamato la bambina Ginevra e le abbia dato il suo cognome, credo sia Romiti. Era più o meno cinque anni fa.”

Ero sconvolto. Decisi di andare a fondo. Non potevo credere che Romina, che aveva già trentadue anni quando ci siamo conosciuti, avesse tenuto nascosta una cosa del genere. Ma perché rinunciare a una figlia?

Grazie a qualche contatto, trovai presto lorfanotrofio dove cera Ginevra Romiti. La direttrice mi presentò una bambina sorridente.

“Quanti anni hai, piccola?” chiese la direttrice.

“Quattro,” rispose Ginevra, guardandomi dritto negli occhi. “Sei tu il mio papà?”

Ero senza parole. “Ginevra, vuoi avere una mamma e un papà?” Domanda stupida, ma volevo già abbracciarla.

“Sì! Mi porti a casa?”

“Ti porterò a casa, ma aspetta un po, tesoro.” Avevo le lacrime agli occhi.

“Nessuno mi ha mai preso in giro prima,” disse seria.

“E nessuno lo farà.” La baciai sulla guancia.

A casa, parlai con Romina. “Non mi importa del passato, ma dobbiamo prendere Ginevra. La adotterò.”

“E a me hai chiesto se la voglio? E poi, ha quellocchio storto!” Romina alzò la voce.

“È tua figlia! Possiamo operarla, sistemeremo tutto. È una bambina meravigliosa!”

Alla fine, la convinsi. Ci volle un anno per completare ladozione. Intanto, io e Ginevra diventammo inseparabili. Romina, però, non sembrava felice.

Finalmente arrivò il giorno in cui Ginevra entrò in casa nostra. Era affascinata da ogni cosa. Dopo qualche tempo, le sistemammo locchio senza chirurgia. Era identica a Romina. Ero felice: due bellezze in casa.

Ma Romina non si affezionò mai a Ginevra. La bambina, che aveva sofferto la fame, dormiva sempre con un pacchetto di biscotti. Romina si irritava, io mi stupivo.

“Perché hai portato questa selvaggia in casa nostra? Non diventerà mai normale!”

Amavo Romina, ma mia madre mi aveva avvertito: “Romina non è sincera. Un giorno ti tradirà.”

Un giorno, Ginevra si ammalò. Piangeva, teneva stretta la sua bambola Lulu. Romina le strappò la bambola e la gettò dalla finestra.

“Mamma, la mia Lulu! Si gela fuori!”

Corsi a recuperarla. La trovai su un ramo, coperta di neve. Tornai su e misi la bambola accanto a Ginevra, che dormiva piangendo. Romina leggeva tranquilla in salotto.

In quel momento, il mio amore per lei svanì. Era bella, ma vuota come una scatola di cioccolatini finiti.

Divorziammo. Ginevra rimase con me, Romina non oppose resistenza. Poi seppi che si era risposata con un ricco imprenditore.

“Mio padre ha ragione: una donna così non dovrebbe essere madre,” disse mia mamma.

Ginevra allinizio soffrì, ma la mia nuova moglie, Laura, la aiutò a guarire. Ora siamo una famiglia felice, con nostro figlio Leo.

E Romina? Beh meglio lasciarla nel passato.

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