Tuo figlio è così noioso e privo di fascino

“Tuo figlio è così noioso non diventerà mai nulla di buono!”

Alessia rimase immobile sulla soglia, quasi facendo cadere la torta dalle mani. Sua madre la guardava con disapprovazione, come se avesse commesso chissà quale errore.

“Mamma, di cosa stai parlando?” Alessia posò la torta sul tavolo. “Cosa centra Matteo?”
“Centra che è già in terza media e frequenta ancora una scuola qualunque!” la madre alzò la voce. “Niente indirizzi speciali, niente programmi avanzati. Come farà a entrare in una buona università? Come farà a distinguersi?”

Alessia si morse il labbro. La discussione seguiva il solito copione, e una fitta di ingiustizia le serrò il petto.

“Mamma, Matteo va bene a scuola. Ha ottimi voti in quasi tutte le materie. Prende lezioni private di matematica, vuole fare il programmista come suo padre.”
“Appunto!” esclamò la madre, alzando le mani. “Il computer, come tuo marito Luca. Un lavoro normale, uno stipendio normale. E tu? Insegnante! Lezioni private! Quattro soldi. Almeno lo nutrite decentemente, vostro figlio?”

Alessia strinse i pugni. Le parole della madre colpivano dove faceva più male. Sì, lei e Luca non erano ricchi, dovevano fare attenzione alle spese. Ma il loro Matteo era felice.

“Stiamo bene. E Matteo è felice.”
“Felice!” la madre sbuffò, avvicinandosi alla finestra. “Il figlio di Vittorio, invece, quello sì che è un tesoro. Antonio frequenta una scuola con inglese potenziato fin dalla prima elementare! Pensa un po? Parla già fluentemente. Vittorio e Laura sono fantastici investono nel figlio, non badano a spese.”

Alessia ascoltò in silenzio. Suo fratello era sempre stato il preferito. Aveva avviato una piccola attività, comprato un appartamento più grande, sua moglie Laura non lavorava e si dedicava alla casa e al figlio. E ogni volta, la madre non perdeva occasione per metterli a confronto.

“Antonio è un ragazzo brillante!” continuò la madre, con tono più caldo. “Di lui sì che andranno fieri. Vittorio dice che lo manderanno allestero per un corso di lingua. A tredici anni! Ecco cosa significa pensare al futuro, ecco la prospettiva giusta. Non come la vostra scuola qualunque.”

Alessia si avvicinò. Le spalle della madre erano tese, il volto severo.

“Mamma, capisco che tu voglia vedere i nipoti di successo. Ma Matteo non è da meno di Antonio. Hanno semplicemente strade diverse.”
“Strade diverse!” la madre si voltò di scatto. “Una porta in alto, al successo. Laltra alla mediocrità e alla povertà. È questo che vuoi per tuo figlio? Che viva nellindigenza?”

Qualcosa dentro Alessia si spezzò.

“Mamma, non siamo poveri. Viviamo con quello che abbiamo. E Matteo diventerà un uomo perbene. Intelligente, gentile, laborioso.”
“Laborioso!” la madre sbuffò. “Non basta, Alessia. Ci vogliono conoscenze, soldi, unistruzione di prestigio. E Matteo cosa ha? Una scuola ordinaria e una madre insegnante che campa alla giornata.”

Alessia distolse lo sguardo. Davanti a lei cera la torta decorata con frutti di bosco, che aveva preparato con amore. Ora sembrava inutile…

“Mamma, non voglio discutere. Cresciamo nostro figlio come crediamo giusto. Ed è felice.”
“Quello che conta è il suo futuro!” la madre si avvicinò. “Lo stai rovinando con la tua negligenza. Vittorio, invece, capisce. Fa di tutto perché Antonio diventi qualcuno. Tu lasci che la vita lo trascini.”

Alessia scosse la testa. Discutere era inutile. Sua madre non cambiava idea, niente poteva smuoverla.

“Va bene, mamma. Pranziamo. Luca e Matteo arriveranno presto.”

Come previsto, il pranzo fu teso. La madre parlava dei successi di Antonio, di quanto Vittorio fosse orgoglioso. Matteo mangiava in silenzio, osservando la madre. Alessia gli sorrideva, cercando di fargli capire che andava tutto bene.

Dopo quel pranzo, Alessia capì: avrebbe dovuto limitare i contatti con sua madre. Era troppo doloroso sopportare quei continui confronti.
La chiamava per le feste, ma evitava le riunioni di famiglia. La madre si offendeva, ma Alessia resisteva. Doveva proteggere suo figlio da quella negatività.

Gli anni passarono. Matteo crebbe, studiò, si appassionò alla programmazione. Alessia sentiva raramente notizie del fratello. Antonio aveva finito il liceo con lode. Era entrato in una prestigiosa università, grazie alle conoscenze del padre.

Matteo si diplomò e si iscrisse a un politecnico, senza aiuti. Superò gli esami da solo. Al terzo anno già lavorava in una piccola azienda informatica. Alessia era fiera di lui. Anche Luca lo era. Ma la madre continuava a parlare solo di Antonio.

Passarono altri anni. I ragazzi avevano quasi trentanni. Al compleanno della madre, la famiglia si riunì. Vittorio e Laura arrivarono. Anche Antonio si presentò alto, bello, con una capigliatura scompigliata. Ma dopo luniversità aveva lavorato poco. Aveva mollato, dicendo di voler fare musica, formare un gruppo. Vittorio aveva comprato lattrezzatura. Due anni dopo, il gruppo non aveva successo. Antonio viveva ancora con i genitori, senza lavorare né guadagnare.

Alessia osservò la madre che brillava di orgoglio guardando Antonio. Lo abbracciava, gli accarezzava i capelli, gli chiedeva dei progetti musicali. Lui rispondeva svogliato, sbadigliava, scorreva il telefono. Ma la madre non notava il disinteresse. Per lei, Antonio restava il nipote doro.

Matteo sedeva accanto alla moglie Anna. Si erano sposati da poco, e lei era al quarto mese di gravidanza. Lui lavorava in una grande azienda informatica, guadagnava bene, affittava un appartamento e risparmiava per comprare casa. Ma la nonna sembrava non vederlo.

Alessia notò la tensione del marito. Luca serrava la mascella. Anna guardava Matteo con preoccupazione. Ma lui sorrideva, le stringeva la mano.
La serata si protrasse a lungo. La madre raccontava agli ospiti di quanto fosse straordinario Antonio, di come il suo gruppo sarebbe diventato famoso. Antonio annuiva con sufficienza. Alessia taceva.

Alla fine, la festa finì. Luca, Matteo e Anna uscirono per primi, dicendo che li avrebbero aspettati in macchina. Alessia si avvolgeva la sciarpa nellingresso quando la madre la raggiunse.

“Alessia, aspetta. Devo dirti una cosa.”

Alessia si fermò. La madre parlò a bassa voce, ma con fermezza.

“Il tuo Matteo è così noioso, Alessia. Gr

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