Tuo figlio è così noioso! Non diventerà mai niente di buono!
Silvia si bloccò sulla soglia, quasi lasciando cadere la torta dalle mani. Sua madre la fissava con disapprovazione, come se avesse commesso chissà quale colpa.
Mamma, di cosa stai parlando? Silvia posò la torta sul tavolo. Cosa centra Matteo?
Centra che è già in seconda media e ancora frequenta una scuola normale! la madre alzò la voce. Niente indirizzi speciali, niente programmi avanzati. Come farà a entrare in ununiversità decente? Come farà a distinguersi?
Silvia si morse il labbro. La discussione prendeva la solita piega, e un bruciore di ingiustizia le serrò il petto.
Mamma, Matteo va bene a scuola. Ha ottimi voti in quasi tutte le materie. Prende lezioni private di matematica e vuole fare il programmatore, come Luca.
Ecco appunto! esclamò la madre, alzando le mani. Programmazione! Stare tutto il giorno al computer, come tuo marito. Un lavoro normale, uno stipendio normale. E tu? Insegnante! Lezioni private! Guadagni due spiccioli. Almeno lo nutri decentemente, vostro figlio?
Silvia strinse i pugni. Le parole di sua madre colpivano dove faceva più male. Sì, lei e Luca non erano ricchi, dovevano fare attenzione alle spese. Ma Matteo era un bambino felice.
Noi stiamo bene. E Matteo è felice.
Felice! sbuffò la madre, avvicinandosi alla finestra. Invece il figlio di Federico, quello sì che è un tesoro. Gabriele frequenta una scuola con inglese potenziato fin dalla prima elementare! Te lo immagini? Parla già fluentemente. Federico e Elena hanno fatto tutto per lui, non hanno badato a spese.
Silvia ascoltò in silenzio. Suo fratello era sempre stato il preferito. Aveva avviato una piccola attività, comprato un appartamento più grande, sua moglie Elena non lavorava e si dedicava alla casa e al figlio. E ogni volta la madre trovava il modo di metterli a confronto.
Gabriele è un ragazzo straordinario! continuò la madre, con tono più caldo. Lui sì che farà strada. Federico dice che lo manderanno allestero per un corso di lingua. A tredici anni! Ecco cosa vuol dire pensare al futuro, ecco le vere prospettive. Non come la vostra scuola qualunque.
Silvia si avvicinò alla madre. Le sue spalle erano tese, il volto severo.
Mamma, capisco che vuoi vedere i tuoi nipoti realizzati. Ma Matteo non è meno bravo di Gabriele. Hanno semplicemente percorsi diversi.
Percorsi diversi! la madre si girò di scatto. Uno porta al successo, laltro alla mediocrità. È questo che vuoi per tuo figlio? Che viva nella povertà?
Qualcosa dentro Silvia si spezzò.
Mamma, non siamo poveri. Viviamo secondo i nostri mezzi. E Matteo crescerà bene: intelligente, buono, lavoratore.
Lavoratore! la madre sbuffò. Non basta, Silvietta. Ci vogliono conoscenze, soldi, unistruzione prestigiosa. E cosa ha Matteo? Una scuola normale e una madre insegnante che campa alla giornata.
Silvia distolse lo sguardo. Davanti a lei cera la torta decorata con frutti di bosco, preparata con amore. Ora sembrava inutile.
Mamma, non voglio discutere. Cresciamo Matteo come crediamo giusto. E lui è felice.
Il suo futuro è ciò che conta! la madre si avvicinò. Lo stai rovinando con la tua libertà. Federico invece capisce. Fa di tutto perché Gabriele diventi qualcuno. Tu ti fai trascinare dalla corrente.
Silvia scosse la testa. Discutere era inutile. Sua madre non avrebbe mai cambiato idea.
Va bene, mamma. Mangiamo, Luca e Matteo arriveranno presto.
Come previsto, il pranzo fu teso. La madre parlava dei successi di Gabriele, di quanto Federico fosse orgoglioso. Matteo mangiava in silenzio, osservando sua madre. Silvia gli sorrideva, fingendo che tutto andasse bene.
Dopo quel pranzo, Silvia capì: avrebbe limitato i contatti con sua madre. Era troppo doloroso sopportare quei continui paragoni.
La chiamava per le feste, ma evitava riunioni di famiglia. La madre si offendeva, ma Silvia resisteva. Doveva proteggere suo figlio da quella negatività.
Passarono gli anni. Matteo crebbe, si appassionò alla programmazione. Silvia sentiva a volte notizie di suo fratello. Gabriele finì il liceo con il massimo dei voti. Entrò in ununiversità prestigiosa, anche se grazie alle conoscenze del padre.
Matteo si diplomò e si iscrisse a ingegneria informatica, senza raccomandazioni. Al terzo anno già lavorava in una piccola azienda IT. Silvia era fiera. Luca era fiero. Ma la madre continuava a parlare solo di Gabriele.
…Anni dopo, i ragazzi avevano quasi trentanni. Al compleanno della madre, tutta la famiglia si riunì. Arrivarono Federico ed Elena, e anche Gabriele: alto, bello, con una sciarpa elegante. Però, dopo luniversità, aveva lavorato poco. Aveva mollato tutto per la musica, voleva formare una band. Federico aveva investito in attrezzature. Due anni dopo, il gruppo non decollava. Gabriele viveva ancora con i genitori, senza lavorare.
Silvia osservò la madre, che lo ammirava con orgoglio. Lo abbracciava, gli chiedeva dei progetti musicali. Lui rispondeva svogliato, scrollando il telefono. Ma la madre non notava il suo disinteresse. Per lei, Gabriele restava il nipote doro.
Matteo sedeva accanto alla moglie, Giulia. Erano sposati da poco e aspettavano un bambino. Lui lavorava per una grande azienda IT, guadagnava bene e stava risparmiando per una casa. Ma sua nonna sembrava non vederlo.
Silvia notò la tensione di Luca, che serrava la mascella. Giulia guardava il marito preoccupata. Ma Matteo sorrideva, accarezzandole la mano.
La serata si trascinò. La madre raccontava agli ospiti della band di Gabriele, sicura che sarebbe diventata famosa. Lui annuiva con sufficienza. Silvia taceva.
Alla fine, Luca, Matteo e Giulia uscirono per primi, dicendo di aspettare in macchina. Silvia si infilava il cappotto quando la madre la raggiunse.
Silvia, aspetta. Voglio dirti una cosa.
Silvia si fermò. La madre parlò a bassa voce, ma con serietà.
Il tuo Matteo è così noioso. Grigio, ordinario. Come te e Luca. Non ha nessuna scintilla. Gabriele invece è un genio, un talento. Farà grandi cose. Tuo figlio vive una vita normale. Lavora, si è sposato, avrà un bambino. Ma non cè niente di speciale. È come tanti altri.
Silvia la fissò. Qualcosa dentro di lei si ruppe.
Sai, mamma, ho pensato tanto a questo. Credevo che volessi solo che fossi una madre migliore, che mi impegnassi di più. Pensavo che la tua critica venisse da buone intenzioni.
La madre aggrottò la fronte, ma Silvia alzò una mano.
Invece è più semplice. Non hai mai amato mio figlio. E me lhai fatto capire con ogni paragone, con ogni critica, con ogni elogio a Gabriele. Non volevi che migliorasse. Volevi solo che sapessi: mio figlio non è abbastanza.
La madre impallidì. Silvia si abbottonò il cappotto con cal




