“Tuo marito ha tagliato i freni! Non partire!” gridò la domestica alla milionaria. “Non dimenticare di commentare da quale paese ci stai guardando.”
Laura, una donna elegante con uno sguardo deciso, era uscita dalla villa con la fronte corrugata dopo un acceso litigio con suo marito, Lorenzo. Lui, un uomo d’affari tanto di successo quanto calcolatore, da settimane si mostrava freddo e sfuggente, ma quel giorno le parole avevano oltrepassato un limite pericoloso. Laura, stanca delle umiliazioni velate e del disprezzo con cui lui trattava non solo lei, ma anche il personale di servizio, aveva deciso di partire per la città senza avvisare nessuno.
Ma ciò che non immaginava era che qualcuno in quella casa avesse sentito qualcosa di agghiacciante. Anna, la domestica, lavorava per la famiglia da oltre quindici anni. Era una di quelle persone discrete che sanno troppo ma parlano poco, perché nelle case dei ricchi i muri hanno orecchie e le conseguenze possono essere crudeli. Quella mattina, mentre puliva la biblioteca, aveva sentito Lorenzo parlare al telefono con un tono gelido. Le parole “incidente” e “tagliare i freni” l’avevano fatta fermare di colpo.
Non poteva credere a ciò che udiva. Pensò che forse era un malinteso, finché non sentì chiaramente: “Oggi sarà il suo ultimo viaggio.” Con il cuore in gola, Anna oscillò tra la paura e l’urgenza. Sapeva che se lo accusava senza prove avrebbe potuto perdere non solo il lavoro, ma anche la vita. Lorenzo aveva connessioni, potere e una storia di problemi fatti sparire in modo molto conveniente. Ma quando vide Laura uscire con le chiavi dell’auto e dirigersi al cancello, capì che non poteva tacere.
Corse verso di lei gridando il suo nome, ma il rumore del motore e la musica dell’auto fecero sì che le sue parole si perdessero nell’aria. Laura girò la testa vedendo Anna correre disperata con il viso sconvolto. Frenò di colpo e abbassò il finestrino, confusa. “Che ti prende? Sei impazzita?” disse con tono irritato. Anna, ansimante, riuscì appena a parlare. “Non accelerare. So del suo piano. Tuo marito ha tagliato i freni.” Il silenzio che seguì fu più pesante di qualsiasi spiegazione.
Gli occhi di Laura si spalancarono mentre cercava di elaborare ciò che aveva appena sentito. La milionaria guardò verso la villa. Sul balcone, Lorenzo osservava la scena con un leggero sorriso che non coincideva con la situazione. “Anna, se questa è una specie di battuta, non fa ridere,” replicò Laura, cercando di mantenere la compostezza, anche se la sua voce tremava. Anna scosse la testa con forza e aggiunse con un filo di voce: “Ho sentito tutto. Lui vuole che tu muoia prima di arrivare in città. Dice che così tutto sarà nelle sue mani.” Quelle parole fecero gelare il sangue a Laura.
Laura non era ingenua. Aveva visto da vicino l’ambizione di suo marito e il suo modo di manipolare chiunque si mettesse sulla sua strada. Ma non aveva mai immaginato che potesse spingersi a tanto. Anna cercò di aprire la portiera per impedire a Laura di muoversi, ma lei, ancora incredula, guardò il cruscotto come se potesse trovarvi una prova evidente del sabotaggio.
Il portinaio, che aveva osservato tutto dall’ingresso, si avvicinò con cautela, ma Lorenzo dal balcone alzò una mano per fargli capire di non intervenire. Quel silenzioso accordo fece rabbrividire Anna. Laura, invece, si sentì intrappolata tra due realtà: fidarsi della lealtà di una domestica di anni o credere che tutto fosse un complotto per creare problemi. Anna decise di spingersi oltre. “Non è solo questo, Laura. Lui non è solo. C’è gente in agguato sulla strada, gente che si assicurerà che, anche se sopravvivi, non arriverai a destinazione.”
Laura strinse il volante con le nocche bianche e guardò verso il cancello come se fosse una trappola senza via d’uscita. Il suo respiro si fece affannoso e, per la prima volta in anni, provò una paura vera per la sua vita. Il rombo di un’altra auto in avvicinamento ruppe il silenzio teso. Anna fece un passo indietro, ma i suoi occhi continuavano a supplicare Laura di non partire.
Laura guardò di nuovo Lorenzo, che ora non sorrideva più, ma la osservava con un’espressione di freddo avvertimento. In quel momento, capì che qualcosa di terribile stava per accadere e che una decisione sbagliata le sarebbe costata cara. Il polso di Laura accelerò quando l’auto che aveva sentito in lontananza si fermò proprio dietro di lei. Un uomo sconosciuto ne scese con passo deciso, indossando una giacca scura che gli copriva gran parte del viso.
“Tutto bene qui?” chiese con una voce così secca che sembrava un ordine. Anna si fece avanti per proteggere la portiera, ma l’uomo le lanciò uno sguardo minaccioso che la costrinse a indietreggiare. Laura, stretta tra l’incertezza e la paura, sentì l’aria farsi più densa. Ogni dettaglio di quella scena gridava pericolo. Lorenzo scese lentamente le scale della villa, aggiustandosi i polsini della camicia come se si preparasse a un gesto ben calcolato.
“Amore, cos’è tutto questo teatro? Crederai davvero alle follie di una domestica risentita?” disse con tono dolce, ma ogni parola era carica di veleno invisibile. Laura aprì la bocca per rispondere, ma l’uomo con la giacca si avvicinò alla portiera e, senza chiedere il permesso, controllò qualcosa sotto il cruscotto. “È fatto come richiesto,” borbottò senza accorgersi che Laura lo aveva sentito. Anna, con le mani tremanti, gridò: “Non lasciarla andare! Quell’auto non ha freni!” Lorenzo si voltò di scatto verso di lei con il volto contratto e le si avvicinò.
“Una parola ancora e ti assicuro che non lavorerai neanche nella casa più umile d’Italia,” minacciò. Laura sentì il mondo crollarle addosso. Ogni sguardo di suo marito confermava ciò che Anna aveva detto. Il portinaio rimase immobile, diviso tra l’obbedienza al padrone e la tensione che lo soffocava. L’uomo con la giacca si chinò verso Laura. “Salga e vada, signora. Lui mi ha già pagato,” disse con un sorriso storto. Laura deglutì, comprendendo che non si trattava più di un incidente fortuito, ma di un’esecuzione programmata.
Anna fece un passo avanti, superando la paura. “Laura, se parti non arriverai nemmeno all’angolo. Ascoltami per una volta.” La sua voce era una supplica disperata, ma anche un ordine carico di verità. La pressione era insostenibile. Lorenzo, visibilmente irritato, urlò: “Basta! La finiamo qui. Laura, rientra in casa subito o affronta le conseguenze!” Ma quelle parole non suonavano come preoccupazione, bensì come controllo assoluto.
Fu allora che una seconda auto, una berlina grigia, si fermò di colpo all’ingresso. Ne scese un uomo robusto in abito scuro che si presentò come ispettore di polizia. “Abbiamo ricevuto una chiamata anonima su un possibile tentato omicidio,” annunciò con voce ferma. Lo sguardo di Lorenzo si indurì ancora di più, come se un piano accuratamente tessuto iniziasse a sgretolarsi. L’ispettore si rivolse prima a Laura. “Signora, deve scendere dall’auto.”
Lei obbedì, ma prima di muoversi Anna gridò: “Controlli l’impianto frenante!” L’agente annuì e,