Tutta la sua marcia nera si manifesta proprio quando la donna comincia a dipendere da lui. Non ha più senso recitare: diventa il suo «unico appiglio» e già sa che lei non andrà da nessuna parte.

Tutta la marcia del maschio si rivela proprio quando la donna comincia a dipendere da lui. Non ha più senso recitare il ruolo di protettore: diventa il suo “unico appiglio” e sa già che lei non se ne andrà da nessuna parte. Perché essere premuroso se, comunque, rimarrà? Perché rispettarla se è già intrappolata? È in quel momento che mostra il vero volto: inizia a ignorare, a raffreddarsi, a sminuirla con frasi del tipo “ti stai immaginando cose”. Il potere su una donna dipendente corrode anche i ragazzi più dolci.

Ecco perché è fondamentale ricordare: devi sempre avere i tuoi soldi, i tuoi “luoghi dove andare” e i tuoi “motivi per vivere”. Il tuo sostegno deve essere te stessa, non lui. Puoi amare, costruire una coppia, stare accanto, ma solo se sei capace di vivere anche senza di lui. Altrimenti non è amore, è paura. E la paura non può essere un solido fondamento.

Una vera alleanza è possibile solo tra due persone autonome e complete, non tra un uomo e una donna che non ha il suo angolo, la sua mappa, la sua liquidità. Se non hai via d’uscita, non scegli: sopravvivi. E una donna che sopravvive accanto a un uomo non sta più parlando di amore, ma di necessità.

Bonus

La mia vicina, la signora Giuseppina, è stata tutta la vita “dietro al marito”. Era bella, gentile, riservata: lasciò il lavoro quando nacquero i figli perché “lui diceva che era la cosa giusta”. Tutte le finanze erano nelle sue mani. Viveva come in un benessere apparente: un appartamento curato a Roma, una vacanza all’estate, ma per una nuova gonna chiedeva soldi come una bambina chiede un gelato.

Quando i figli crebbero e se ne andarono, l’uomo cambiò: sguardo gelido, lamentele continue, allontanamento. Poi arrivò il giorno in cui prese le sue cose e se ne andò con una ragazza più giovane. Giuseppina rimase sola, senza lavoro, senza risparmi, senza fiducia in sé stessa.

I primi mesi furono i più spaventosi: come pagare la bolletta della luce, cosa mangiare, che fare dopo? Fu allora che, per la prima volta, prese in mano la situazione. Si mise a lavorare, prima in un negozio di quartiere, poi in una piccola contabilità. Ricominciò a studiare, di notte contava le monete, di giorno cercava di non far vedere ai figli quanto fosse difficile.

Passarono alcuni anni. Oggi la signora Giuseppina ha una sua piccola attività: prepara torte su ordinazione. E sapete cosa dice?
— Se non fosse andato via, non avrei mai scoperto quanto sono forte.

Questa storia mi ha insegnato una cosa: la dipendenza è sempre una trappola. La libertà, anche se dolorosa, si trasforma sempre in forza. Solo quando una donna può stare in piedi da sola può scegliere l’amore, non la mera sopravvivenza.

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Tutta la sua marcia nera si manifesta proprio quando la donna comincia a dipendere da lui. Non ha più senso recitare: diventa il suo «unico appiglio» e già sa che lei non andrà da nessuna parte.