La luce serale filtrava dolcemente attraverso le tende di tulle. Rita mise sul tavolo due piatti con la cena e lanciò un’occhiata all’orologio. Le otto di sera. Tommaso aveva promesso di essere a casa per le sette, ma le sue promesse negli ultimi mesi valevano meno di due soldi. Rita chiamò il marito – il telefono era irraggiungibile. Sospirò e rimise uno dei piatti in frigo. Ancora una cena in solitudine.
All’esterno, la loro famiglia sembrava perfetta. Più di dieci anni insieme, una bella casa a Milano, entrate stabili. Gli amici li consideravano la coppia ideale, sullo sfondo dei loro problemi. La cosa più strana era che Rita ci aveva creduto anche lei. Fino a poco tempo fa.
Tutto era iniziato con una sciocchezza. A febbraio, Tommaso aveva dimenticato il loro anniversario per la prima volta in dieci anni. Quella sera, Rita gli chiese direttamente:
«Ti ricordi che giorno è oggi?»
«Mercoledì», rispose lui, senza alzare gli occhi dal telefono.
Rita non disse nulla, si allontanò cercando di calmare l’ansia che le serpeggiava dentro.
Poi si accorse che Tommaso rimaneva sempre più spesso fino a tardi al lavoro. Alle domande rispondeva in modo evasivo, evitando il suo sguardo: «C’è il solito casino in ufficio». Rita voleva capire, ma si convinceva vedendo il volto stanco del marito e lasciava perdere. Pian piano, le serate sole e la seconda porzione di cena in frigo diventarono la norma.
A metà marzo, Rita notò dei cambiamenti nel marito: un taglio di capelli nuovo, camicie costose, un profumo sconosciuto.
«Hai deciso di cambiare look?» chiese.
«In ufficio c’è una nuova politica: stile business», rispose Tommaso, ma negli occhi lei vide la paura di un ragazzino colto in flagrante.
E poi arrivò quella sera. Il telefono di Tommaso squillò mentre era sotto la doccia. Rita passò accanto e il nome del mittente le balzò agli occhi:
«V.»
E un messaggio breve: «Ci vediamo come al solito oggi?»
Non lesse oltre. L’intuizione non l’aveva ingannata. Quella sera chiamò l’amica Giulia, che le disse: «O glielo chiedi chiaramente, o decidi tu cosa fare se ti sta tradendo».
Aprile portò la verità. Tommaso diventò silenzioso, educato e totalmente estraneo, come un inquilino. Quel mercoledì in cui tutto precipitò, Rita tornò dal lavoro prima del solito. Tommaso arrivò verso le sette e, vedendola, si bloccò.
«Dobbiamo parlare», disse con tono grave.
Rita annuì.
«Me ne vado», dichiarò lui senza giri di parole. «C’è un’altra donna. La amo».
Così semplice. Tutto in tre frasi.
«Si chiama Veronica?» chiese Rita.
Tommaso trasalì.
«Da quanto?»
«Tre mesi». Lui guardava altrove. «Ho capito che è la persona giusta».
«Bene», si alzò in piedi. «Sappi solo che non ci sarà un ritorno indietro. Mai. Stanotte dormi qui, domani non voglio più vederti».
Le lacrime arrivarono dopo, di notte. La mattina, Tommaso fece le valigie e se ne andò, lasciando le chiavi sul tavolo. La casa sembrava stranamente vuota, ma Rita sentì un peso sollevarsi. L’aria era più pulita.
Passarono due settimane. Rita si immerse nel lavoro. Tutto cambiò quando incrociò Daniele, un collega di Tommaso.
«Ciao, Daniele. Come sta Tommaso?»
«Non lo sai? L’hanno licenziato tre settimane fa. Ha mandato all’aria il progetto».
«Strano», commentò Rita.
«Forse l’amore gli ha annebbiato il cervello. Veronica sa come distrarlo», disse Daniele.
«La conosci da molto, Veronica?» chiese Rita.
«Dai tempi dell’università», rispose lui, poi si morse la lingua, capendo di aver detto troppo. Se ne andò in fretta.
La verità arrivò due giorni dopo da Noemi, la contabile dell’azienda.
«Era una trappola, Rita. Daniele voleva il posto di Tommaso da tempo. Veronica è una sua vecchia amica. Lo ha adescato apposta per distrarlo, poi ha passato i documenti ai rivali. Il progetto è saltato e Tommaso è stato fatto fuori. Daniele ora è il direttore del reparto».
Quella stessa notte, qualcuno bussò alla porta di Rita. Sulla soglia c’era Tommaso – pallido, sciupato.
«Ciao. Posso dormire qui? Non ho altri posti dove andare».
Rita lo fece entrare in silenzio.
«Il divano è libero».
La mattina seguente, Tommaso le raccontò tutto: «Veronica mi ha lasciato appena mi hanno licenziato. Non ho più soldi».
«Veronica e Daniele. Si conoscono da tempo, vero?» chiese Rita.
Lo sguardo di Tommaso si fece vuoto. «Lo sai. Mi hanno fregato. È colpa mia. Ho rovinato tutto».
«Puoi restare. Sul divano. Ma non pensare che io abbia dimenticato o perdonato».
Da allora, Tommaso visse in salotto, Rita in camera. Lui non si imponeva, puliva, cucinava, riparava le piccole cose. Era cambiato radicalmente.
Passarono due mesi. Tommaso trovò un nuovo lavoro, meno prestigioso. Rita si iscrisse a un corso di fotografia e iniziò a fare yoga. Una sera, Tommaso tornò a casa con una scatola. Dentro c’era la sua torta preferita.
«Grazie», disse Rita. «Non pensare che siamo tornati a prima. È solo che mi piace».
«Lo so», rispose lui. «Non mi illudo».
Una settimana dopo, Rita preparò la cena per due. Mangiarono insieme per la prima volta dopo tanto tempo. Il dolore si era attenuato. Passò unPassarono i mesi, e un giorno, mentre osservavano il tramonto dal balcone, Rita prese la mano di Tommaso e sorrise, capendo che il futuro non era più una domanda ma una scelta da costruire insieme.