L’anello che ha cambiato il destino…
Omar ha portato la sua fidanzata, Ginevra, nel paesino vicino a Firenze, dalla madre. «Che bella casa!» esclamò Ginevra, vedendo la villa a due piani con le persiane intagliate. «Niente di speciale», sorrise modesto Omar. «Mia madre l’adora». Una donna con un sorriso caloroso venne loro incontro. «Questa è mia madre, Elena Maria. Mamma, questa è Ginevra», presentò Omar. «Entrate, ho appena sfornato delle crostate, vi farete uno spuntino dopo il viaggio», li invitò Elena Maria. A tavola, Ginevra prese una fetta di torta salata ai porri e addentò. All’improvviso, i suoi denti inciamparono in qualcosa di duro. «Che cos’è?» esclamò, estraendo dal pasticcino un oggetto luccicante che le tolse il fiato.
«Cosa ci fai qui?» Ginevra, tornata dal lavoro, trovò il suo ex marito, Sandro, in casa sua. Era seduto in cucina a sorseggiare tranquillamente un caffè, come se nulla fosse cambiato. «Vuoi un caffè? È ancora caldo», le propose, senza guardarla. «Ho chiesto: cosa ci fai qui?» ripeté Ginevra, trattenendo la rabbia. «Sto bevendo un caffè», rispose Sandro, impassibile. «Perché sei venuto? E dove hai trovato la chiave? Avevi detto di averla persa!» Ginevra strinse i pugni. «L’ho ritrovata», scrollò le spalle. «Ginevra, voglio tornare. Posso?»
«Ti sei divertito e ora vuoi tornare?» ribatté lei con sarcasmo. «Davvero?» «Mi dispiace», sussurrò Sandro. «Ho capito che con te sto meglio. Ti prego». «No, grazie», tagliò corto Ginevra. «Hai finito il caffè? Arrivederci». «Perché così fretta? Non ho dove andare. L’appartamento è rimasto a te dopo il divorzio», iniziò lui. «Hai i tuoi genitori», gli ricordò. «E per l’appartamento ti ho dato tutti i soldi che ti spettavano. Ora è mio». Il loro divorzio era stato difficile. La casa, comprata con un mutuo, era diventata un ostacolo. Sandro voleva tenersi tutto, sostenendo che la sua nuova donna aveva avuto un figlio, mentre loro non ne avevano avuti. Ma i genitori di Ginevra avevano contribuito con la maggior parte dei soldi, e in tribunale Sandro aveva accettato un risarcimento. Ginevra aveva preso un prestito, saldato il debito, e ora la casa era solo sua.
«A che ti serve un appartamento così grande da sola?» chiese Sandro, strizzando gli occhi con malizia. «Perché da sola?» si stupì Ginevra. «Mia madre dice che vivi sola. E se ricominciassimo?» sorrise, ma nei suoi occhi c’era calcolo, non sincerità. «Mai e poi mai», tagliò corto. «Finisci il caffè e vattene». «Perché così dura? Va bene, me ne vado. Ma ci rivedremo». Ginevra capì di non aver riavuto la chiave. O forse lui ne aveva fatta una copia. «Devo cambiare la serratura», decise, sentendo il cuore stringersi al ricordo del suo tradimento. L’amore per lui era morto da tempo, restava solo l’amarezza.
La sera dopo si presentò l’ex suocera, Teresa Giovanna, che prima non si era mai intromessa nella loro vita. «Ginevra, salve. Sei ancora una vera bellezza», iniziò. «Mio Sandro è un idiota. Gliel’avevo detto: non lasciare una moglie così». «È passato», rispose fredda Ginevra. «Cosa vuole?» «Potete riconciliarvi? Stavate così bene». «No. Io ho la mia vita, lui la sua. Non gli devo nulla». «Per vecchi tempi, fallo stare qui. Magari le cose si sistemano». «Non si sistemeranno».
«Ha bisogno di aiuto», continuò la suocera. «È pieno di debiti, e quella lì… l’ha derubato e lasciato. Il bambino non era suo. Ecco perché è tornato». «Divertente», sbuffò Ginevra. «Devo pagare io per i suoi errori? Si arrangi». «Non ha un posto dove stare». «E lei?» «Con la mia pensione non posso mantenerlo». «Io non lo manterrò. E non lo farò entrare qui. Arrivederci». «Pensaci, è pentito». «Ci penserò», borbottò Ginevra, sapendo già di non averci pensato. Era finita.
La mattina dopo arrivò l’artigiano per cambiare la serratura. Mentre lavorava alla porta, Sandro si presentò di nuovo. «Tu chi sei?» chiese sfacciato all’artigiano. «E tu?» ribatté lui. «Omar, vieni dentro!» chiamò Ginevra dalla stanza. L’artigiano entrò, e lei, abbassando la voce, lo supplicò: «Per favore, fingi di essere il mio fidanzato. Ti pago di più». «Nessun problema, tesoro», strizzò l’occhio Omar e tornò alla porta. «Sei ancora qui? Cosa vuoi?» «Sono venuto da mia moglie», dichiarò Sandro. «Ah, l’ex? Ora lei è la mia donna. Presto ci sposiamo». «Non me l’ha detto». «Non me l’hai chiesto. Vattene, puoi buttare la chiave», rise Omar. Sandro se ne andò, sbattendo la porta.
«Grazie mille», sospirò Ginevra. «Quanto ti devo?» «Per aver chiacchierato con l’ex? Un caffè», sorrise Omar. «Non vuoi soldi?» «Un caffè basta. Non bevo niente di più forte. Mio padre, dopo il divorzio, veniva a chiedere soldi a mia madre, e non restituiva la chiave. Ho lavorato, consegnavo i giornali, ho guadagnato per una nuova serratura. Lui non ci ha mai aiutati». «Grazie, ora di sicuro non tornerà», disse Ginevra, sollevata.
Sabato suonarono alla porta. «Mio Dio, eccolo di nuovo», pensò Ginevra, ma sull’uscio c’era Omar. «Buongiorno! Ti invito a fare una passeggiata. Io e mamma abbiamo una casa in campagna, possiamo andare là. Oppure in città. Ti va?» «In campagna», si animò. «Non esco da secoli». «Ti aspetto in macchina sotto casa». Ginevra uscì e si stupì: invece di una vecchia auto, la aspettava un suv scintillante. «Che macchina!» «E tu cosa ti aspettavi? Una Cinquecento arrugginita?» le strizzò l’occhio Omar.
Il paesino era a mezz’ora di distanza. «Questa è una villa, non una casetta!» si meravigliò Ginevra, vedendo la residenza. «Era di nonna, ora è di mamma», spiegò Omar. «Niente orti, solo fiori e meli. Veniamo qui per rilassarci». Elena Maria li accolse con calore: «Ginevra, che bello che sei venuta! Entra, ho preparato delle crostate». La casa brillava di pulizia, e le crostate profumavano tanto che Ginevra si sentì come una bambina dalla nonna. «Squisito, come quando ero piccola», sorrise. «Fate una passeggiata, abbiamo un bel lago», propose Elena Maria.
Il weekend volò via come un sogno. «Ti è piaciuto?» chiese Omar sulla via del ritorno. «Molto!» «Allora, da tuo futuro marito, ti invito la prossima settimana a pescare. Ti piace«Non vedo l’ora», rispose Ginevra, stringendogli la mano sotto il sole caldo della Toscana.