Un ragazzo senzatetto vide una foto di matrimonio e sussurrò: Quella è mia mamma Scoprendo un segreto di dieci anni che ha sconvolto il mondo di un milionario
Gianluca Mancini aveva tutto: ricchezza, status e una vasta tenuta immersa tra le colline fuori Milano. Era il fondatore di una delle aziende di cybersecurity più importanti dItalia e aveva dedicato quasi ventanni a costruire il suo impero. Ma nonostante il successo, nella sua imponente villa regnava un vuoto che nemmeno il vino più pregiato o larte più costosa potevano colmare.
Ogni mattina, Gianluca percorreva la stessa strada per raggiungere lufficio, passando davanti al quartiere storico della città. Ultimamente, un gruppo di ragazzini senzatetto si era radunato vicino a una pasticceria che esponeva fotografie di matrimoni locali nella vetrina. Una foto in particolare quella del suo matrimonio, scattata dieci anni prima era appesa in alto a destra. Laveva scattata la sorella del pasticcere, fotografa per passione, e Gianluca aveva acconsentito a esporla perché immortalava il giorno più felice della sua vita.
Quella felicità, però, non durò. Sua moglie, Beatrice, scomparve sei mesi dopo le nozze. Nessun riscatto. Nessuna traccia. La polizia classificò la scomparsa come sospetta, ma senza prove, il caso fu archiviato. Gianluca non si risposò mai. Si immerse nel lavoro, costruendo una vita digitalmente sicura, ma il suo cuore rimase sospeso su una domanda senza risposta: che fine aveva fatto Beatrice?
Una mattina di giovedì, sotto una pioggia sottile, Gianluca era in macchina diretto a una riunione quando il traffico si fermò vicino alla pasticceria. Guardò dal finestrino oscurato e vide un ragazzino, non più di dieci anni, scalzo sul marciapiede, bagnato dalla pioggia. Il bambino fissava la foto del suo matrimonio nella vetrina. Gianluca lo osservò distrattamente finché il ragazzino indicò la foto e disse al venditore accanto a lui:
Quella è mia mamma.
A Gianluca mancò il fiato.
Abbassò il finestrino a metà. Il ragazzo era magro, con capelli scuri arruffati e una maglietta troppo larga. Gianluca studiò il suo viso, sentendo una stretta allo stomaco. Aveva gli occhi di Beatrice: nocciola con sfumature verdi.
Ehi, ragazzino, chiamò Gianluca. Coshai detto?
Il bambino si voltò verso di lui e batté le palpebre. Quella è mia mamma, ripeté, indicando di nuovo la foto. Mi cantava la ninna nanna la sera. Ricordo la sua voce. Poi un giorno è sparita.
Gianluca scese dalla macchina, ignorando le proteste dellautista. Come ti chiami, piccolo?
Matteo, rispose il ragazzino tremando.
Matteo Gianluca si inginocchiò alla sua altezza. Dove vivi?
Il bambino abbassò lo sguardo. Da nessuna parte. A volte sotto il ponte. A volte vicino ai binari.
Ricordi altro di tua mamma? chiese Gianluca, cercando di mantenere la calma.
Le piacevano le rose, disse Matteo. E aveva un ciondolo con una pietra bianca. Sembrava una perla.
Il cuore di Gianluca si strinse. Beatrice aveva davvero un ciondolo di perla, un regalo di sua madre. Un pezzo unico, difficile da dimenticare.
Devo chiederti una cosa, Matteo, disse lentamente. Ti ricordi di tuo padre?
Il ragazzino scosse la testa. Non lho mai conosciuto.
In quel momento, il pasticcere uscì, incuriosito dal trambusto. Gianluca si rivolse a lui. Lo hai mai visto prima?
Lui annuì. Sì, viene spesso. Ma non chiede mai soldi. Si ferma solo a guardare quella foto.
Gianluca chiamò lassistente e cancellò la riunione. Portò Matteo in una trattoria vicina e gli ordinò del cibo caldo. Durante il pranzo, gli fece altre domande. Matteo ricordava poco, solo frammenti. Una donna che cantava, un appartamento con le pareti verdi, un orsacchiotto di nome Leo. Gianluca rimase lì, stordito, come se il destino gli avesse restituito un pezzo di un puzzle che credeva perduto per sempre.
Un test del DNA avrebbe confermato quello che già sospettava nel profondo.
Ma prima del risultato, una domanda lo tenne sveglio quella notte:
Se quel bambino era suo dovera stata Beatrice per dieci anni? E perché non era mai tornata?
Il test arrivò tre giorni dopo. Il risultato lo colpì come un fulmine.
Corrispondenza del 99,9%: Gianluca Mancini è il padre biologico di Matteo Riva.
Gianluca rimase seduto in silenzio, sbalordito, mentre lassistente gli consegnava il fascicolo. Quel bambino quel ragazzino silenzioso e malconcio che aveva indicato una foto nella vetrina di una pasticceria era suo figlio. Un figlio che non aveva mai saputo di avere.
Come aveva fatto Beatrice a essere incinta? Non glielaveva mai detto. Ma ovviamente, era scomparsa solo sei mesi dopo il matrimonio. Se lo avesse scoperto, forse non aveva avuto il tempo di dirglielo. O forse sì. E qualcuno laveva zittita prima che potesse farlo.
Gianluca avviò unindagine privata. Con le sue risorse, non ci volle molto. Un ex detective, Enrico Bianchi, che aveva lavorato al caso originale, fu riassunto. Aveva i suoi dubbi nel rivedere Gianluca, ma il bambino e questa nuova svolta lo incuriosirono.
Le tracce di Beatrice si persero allora, disse Enrico. Ma la menzione di un bambino cambia tutto. Se cercava di proteggerlo potrebbe spiegare la sua scomparsa.
In una settimana, linvestigatore scoprì qualcosa che Gianluca non si aspettava.
Beatrice non era scomparsa del tutto. Con il falso nome Maria Riva, era stata vista in un rifugio per donne due città più a sud, otto anni prima. I registri erano incompleti, probabilmente per privacy, ma uno spiccava: una foto di una donna con occhi nocciola-verdi, che teneva in braccio un neonato. Il nome del bambino? Matteo.
Enrico rintracciò la sua successiva ubicazione: una piccola clinica in Toscana. Si era registrata per visite prenatali con un nome falso, ma era sparita a metà trattamento. Da lì, nessuna traccia.
Il cuore di Gianluca accelerò mentre i pezzi si ricomponevano. Era in fuga. Ma da cosa?
La svolta arrivò da un nome nascosto in un rapporto di polizia sigillato: Roberto Neri, lex fidanzato di Beatrice. Gianluca lo ricordava vagamente; non laveva mai conosciuto, ma Beatrice gli aveva detto che Roberto era possessivo e manipolatore, qualcuno con cui aveva chiuso prima di conoscerlo. Quello che Gianluca non sapeva era che Roberto era uscito con la condizionale tre mesi prima della scomparsa di Beatrice.
Enrico trovò documenti legali che dimostravano che Beatrice aveva chiesto un ordine restrittivo contro Roberto due settimane prima di sparire, ma la pratica non era mai stata completata. Nessun controllo. Nessuna protezione.
La teoria emerse velocemente: Roberto aveva trovato Beatrice, laveva minacciata, forse attaccata. E lei, temendo per la sua vita e per il figlio che portava in grembo era fuggita. Aveva cambiato identità. Si era nascosta.
Ma perché Matteo era finito per strada?
Un altro colpo di sc