*Tratta dal diario di un uomo*
Mia nonna viveva con mia zia in un appartamento di tre stanze a Firenze. La figlia più giovane, sorella di mia madre, aveva quarant’anni ma non aveva mai vissuto da sola. Non aveva famiglia, né amici, né lavoro e veniva mantenuta da nonna. Mia madre pagava tutte le bollette perché la pensione di nonna non bastava.
Non avevo mai chiesto nulla ai miei cari, ma arrivò un momento difficile e decisi di farlo.
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Dopo il matrimonio, io e mia moglie vivevamo in un alloggio popolare a Milano. Risparmiavamo per un mutuo, sognando almeno un monolocale. Dopo aver valutato diverse opzioni, scegliemmo di comprare un appartamento in costruzione. Ma dove vivere per sei mesi?
Affittare non conveniva: dovevamo risparmiare, non spendere. Andai da nonna e le chiesi se potevamo stare da lei. Una stanza era vuota, e parte della casa era di mia madre. Lei accettò felice, così iniziammo a prepararci per il trasloco.
Vendemmo la nostra casa popolare, investimmo i soldi e ci trasferimmo da nonna. Compravamo la spesa e i prodotti per la casa, ma ci comportavamo come ospiti. Zia prendeva il nostro cibo senza mai un grazie. Ci ignorava fin dall’inizio: quando tornavamo, spariva in camera sua.
Ci restammo poco. Un mese dopo, mia madre mi chiamò, molto turbata, e ci chiese di andarcene.
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Zia aveva fatto una scenata a nonna. Diceva che le davamo fastidio, che disturbavamo la sua pace e che litigava con sua madre per colpa nostra.
Facemmo le valigie, prendemmo il nostro gatto, Nerone, e cercammo un altro posto. La prima notte dormimmo in strada. Solo il giorno dopo trovammo un appartamento. Grazie a Dio, mia madre ci aiutò con i soldi.
Nonna faceva tutto ciò che le diceva sua figlia sfacciata. Non le importava di come stavamo, se eravamo al sicuro.
Da allora, non ho più contatti con la mia famiglia. Mia madre mi chiede di non offendersi con nonna, dicendo che è sotto l’influenza di sua figlia, ma a me non interessa. Non voglio avere a che fare con dei traditori.
*Lezione: a volte, il sangue non è più spesso dell’acqua, e la famiglia si sceglie, non si subisce.*