Un cuore innamorato

**Un cuore innamorato**

Luca stava alla finestra, osservando il cortile inondato di sole. Nel palazzo accanto c’era un supermercato “Esselunga”, e la gente lo raggiungeva tagliando attraverso il cortile. Ma Luca non badava a nessuno. Aspettava solo una persona: Viola.

Da quando viveva in quel palazzo, era innamorato di lei. Viola aveva due anni più di lui e abitava due piani più in basso. Niente di speciale, una ragazza come tante, eppure per lui era unica. Al cuore non si comanda, e il suo aveva scelto lei senza possibilità di resa.

Viola stava finendo gli esami di maturità e si preparava a un corso di infermeria. Ora non avrebbe più potuto seguirla a scuola, non l’avrebbe incontrata tra un’ora e l’altra. Non gli restava che fare la guardia alla finestra, sperando di vederla passare.

Lei non lo notava mai. Per Viola, Luca era solo il ragazzino del quarto piano, il vicino. Per questo nascondeva i suoi sentimenti. Temeva che lo avrebbe respinto, considerandolo poco più di un bambino. Aspettava di finire il liceo, di diventare maggiorenne, per confessarle il suo amore. Ma quando finalmente ottenne il diploma e si preparava a iscriversi all’università, Viola si sposò. E fu un matrimonio lampo.

Dalla finestra, Luca vide arrivare un’auto argentata, decorata con nastri, e un uomo alto in un completo blu scuro che aspettava impaziente accanto alla macchina, guardando spesso le finestre del secondo piano. Poi Viola sbucò dall’ingresso, avvolta in un turbinio di tulle e pizzi. Scendendo i gradini, inciampò e cadde tra le braccia dello sposo, che la afferrò all’ultimo momento. L’aiutò a entrare in macchina e le tolse la scarpa, parlando con l’autista. Luca capì che il tacco si era rotto.

La madre di Viola corse fuori con un paio di sneakers bianche. Fu così che si sposò: senza tempo per comprare scarpe nuove.

L’episodo fu chiacchierato da tutto il palazzo, anzi, da tutto il quartiere. Tutti concordavano: era un cattivo presagio. Quel matrimonio non sarebbe durato, e non avrebbe portato felicità.

Dopo le nozze, Luca passò due giorni sul divano, voltato verso il muro. Sua madre fu sul punto di chiamare il medico, temendo fosse malato. Il terzo giorno, si alzò e tornò al suo posto alla finestra. Ma Viola era sparita. Sua madre gli disse che la coppia era partita per il sud il giorno dopo il matrimonio. Luca aveva paura che lei si trasferisse e non l’avrebbe più rivista. Dopo due settimane, però, Viola riapparve nel cortile, abbronzata e ancora più bella. Era tornata! Il suo cuore sembrò volergli scappare dal petto per la gioia.

La madre di Viola era andata a vivere dal figlio maggiore, che aveva appena avuto una bambina. Non voleva intralciare la vita della figlia. Con il tempo, però, il matrimonio di Viola si rivelò felice, nonostante i pronostici.

Luca poteva di nuovo vedere ogni giorno la donna che amava. Peccato che spesso ci fosse anche il marito. Ma, con sua grande gioia, dopo sei mesi divorziarono.

La notizia gliela diede sua madre a cena. Il presagio si era avverato. Il matrimonio non era durato. Si mormorava che la prima moglie dell’uomo fosse andata da Viola. Avevano un figlio piccolo. Lui e la ex si erano lasciati per un litigio impulsivo, poi aveva conosciuto Viola e si era risposato, ma continuava a vedere il bambino. Alla fine, si era riavvicinato alla ex, ma non aveva il coraggio di dirlo a Viola. Fu la prima moglie a rompere il silenzio.

“Decidi tu. Lui ama nostro figlio. Io l’ho perdonato. Lascialo andare. Troverai un altro amore.”

E Viola lo lasciò andare. A Luca sembrava di sentirla piangere, anche se attraverso i muri non era possibile. Aspettò alla finestra tre giorni, ma Viola non uscì. E se si fosse fatta del male? Il terrore lo gelò, e corse da lei. Superò di corsa quattro rampe di scale e suonò il campanello.

Lei aprì la porta, gonfia di pianto ma con una flebile speranza negli occhi. Vedendolo, si lasciò cadere sul divano, affondando la faccia nei cuscini. Luca entrò, incerto. La vista di lei gli spezzava il cuore. Si accucciò accanto a lei e le accarezzò lentamente la schiena.

I singhiozzi di Viola si fecero più radi, finché non si calmò e si voltò verso di lui, il viso segnato dalle lacrime. In quel momento, Luca la amò ancora di più, così scomposta e indifesa. Sebbene pensasse fosse impossibile amarla di più.

“Non piangere. Aspetta un po’, dopo l’università ti sposerò.”

Luca si iscrisse e ogni tanto incontrava Viola per strada. Camminava lentamente, con lo sguardo fisso a terra tornando dal lavoro o dalla spesa. Il suo cuore si stringeva di pena e amore. Le portava le borse della spesa, le raccontava barzellette. Davanti alla sua porta, lei riprendeva i sacchetti e salutava. Mai lo invitava a entrare.

Sua madre sapeva tutto, ma sperava che crescesse e si innamorasse di una coetanea. Fu lei a dirgli la nuova notizia: Viola aveva un nuovo uomo. Un medico, sposato, il doppio della sua età. Sua figlia era della stessa età di Viola.

Chi diffondeva queste voci? L’uomo non si era mai fatto vedere, non l’aveva mai accompagnata a casa. Luca si rodeva di gelosia. Ma almeno, pensava, era improbabile che Viola sposasse un uomo già impegnato.

Si avvicinava il Capodanno, il cortile era bianco di neve e le finestre scintillavano di luci. Un giorno, Viola bussò alla sua porta. Sua madre non c’era.

“Hai una cipolla?” gli chiese, con le guance rosse di eccitazione, gli occhi brillanti.

“Non ne ho una in casa, non ho tempo per andare al supermercato. Me la dai?” insisté.

Luca nascose la delusione. Andò in cucina e gliene portò una. Viola la guardò tra le mani, poi sollevò lo sguardo.

“Ne posso avere un’altra? Te la ripagherò.”
Luca gliene diede un’altra.

“Aspetti qualcuno?” le chiese timidamente. Lei non rispose, lo ringraziò e se ne andò.

La gelosia e il risentimento lo tormentavano. Perché non lo notava? Ormai era un uomo, non sentiva quanto l’amava? Tornò alla finestra. Riconosceva tutti i vicini a colpo d’occhio, persino al buio, figurarsi con la neve. Avrebbe riconosciuto uno sconosciuto subito.

Eccolo lì. Un’auto straniera entrò nel cortile, e ne scese un uomo con un cappotto di pelle e un cappello di pelliccia. Uno sconosciuto. Luca si agitò per casa come una bestia ferita. Poi tornò alla finestra. L’auto era già coperta di neve. Si chiese cosa lanciarle per far scattare l’allarme e costringere l’ospite di Viola a uscire. Ma mentre ci pensava, l’uomo riemerse, ripartì.

Il suo cuore esultò. Luca sapeva che un appuntamento così breve non poteva aver portato a nulla. Non resistette, scese e suonò il campanello di Viola.

Lei aprì. I suoi occhi erano spenti, senza vita.

“Che vuoi?” chLuca sorrise, prese la mano di Viola e sussurrò: “Finalmente, il nostro destino ha smesso di aspettare.”

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