**Luce di Speranza: Un Miracolo di Capodanno**
Giulia, stanca dopo le faccende domestiche, aveva appena messo a letto il figlio quando squillò il telefono. Quelle chiamate erano una routine: a Cerviara la conoscevano tutti come una persona che non si negava mai a chi aveva bisogno.
«Buonasera, Giulia» – disse la voce preoccupata della vicina – «Potresti venire? Mio padre non sta bene».
«Arrivo subito» rispose lei, avvolgendosi nello scialle.
Giulia aveva studiato all’istituto medico e si era diplomata con lode, ma non aveva mai lavorato nel settore. Sposata giovane, aveva avuto il figlio Tommaso e trovato un lavoro come contabile in una piccola azienda. La medicina rimaneva la sua passione: correva dai vicini per fare iniezioni, misurare la pressione. La chiamavano a qualsiasi ora, e lei rispondeva sempre.
Fuori cadeva una pioggerellina fine, i lampioni illuminavano appena la strada. Giulia raggiunse velocemente la casa della vicina.
«Grazie per essere venuta!» – la salutò la donna – «L’ambulanza non risponde, e mio padre ha di nuovo la pressione alle stelle».
Giulia misurò la pressione: era pericolosamente alta. Con la sicurezza di un’esperta, gli fece un’iniezione. Dopo cinque minuti il vecchio si sentì meglio, e poco dopo arrivò l’ambulanza.
Sulla via del ritorno, Giulia camminò lentamente, riflettendo sulla sua vita. Cinque anni prima era rimasta vedova, ma non aveva mai avuto il coraggio di riaprirsi a un nuovo amore. Cresceva Tommaso con fermezza, cercando di dargli tutto, ma lo stipendio bastava appena per il cibo, le bollette e i vestiti del figlio. Lei non comprava mai nulla per sé – non poteva permetterselo. I piccoli lavori extra, come aiutare i vicini, erano una salvezza: con quei soldi regalava a Tommaso qualche dolce.
La sua valvola di sfogo era navigare nei siti di moda, immaginando di indossare bei vestiti. A casa, dopo aver messo a letto il figlio, si preparò una tazza di tè e aprì il tablet. Mentre sfogliava gli abiti, sognava un guardaroba nuovo, ma la voce di Tommaso la riportò alla realtà:
«Mamma, andiamo a dormire. Ho paura da solo».
«Arrivo, piccolino» rispose lei, guardando fuori dalla finestra.
La vita le sembrava un peso insostenibile. Si alzò, si sdraiò accanto a Tommaso e si addormentò.
La mattina dopo, dopo una colazione veloce, corse al lavoro. Il Capodanno si avvicinava, ma lo stipendio era in ritardo. Giulia non sapeva come fare la spesa per la festa. Il debito la opprimeva, e non voleva chiedere altri prestiti. Un collega la distrasse dai pensieri cupi:
«Giulia, il capo ti chiama!»
Si affrettò nell’ufficio del direttore, chiedendosi cosa l’aspettasse: un licenziamento o il bonus di fine anno? Ma il capo propose di aprire carte di credito con condizioni vantaggiose, grazie a un amico bancario. Tutti accettarono, e Giulia, ricevuta la carta, si illuminò: finalmente avrebbe comprato i regali a Tommaso e preparato la cena di Capodanno.
Tornò a casa di buon umore. Nell’aria c’era odore di neve e abeti, la gente portava a casa decorazioni. Sul treno regionale, Giulia pensava al futuro, quando accanto a lei si sedette proprio lui.
«Ciao, bella! Buon anno!» – le sorrise.
«Grazie, anche a te» rispose lei, arrossendo.
Viaggiarono in silenzio, ma la sua presenza era rassicurante. A casa, però, l’aspettava una sorpresa. In salotto c’era un anziano sui settant’anni, magro, con vestiti logori ma occhi buoni. Tommaso, vedendola, spiegò:
«Chiedeva da mangiare, e l’ho invitato a casa. Tu aiuti sempre tutti!»
Giulia aggrottò le sopracciglia, ma la rabbia si trasformò in compassione. Capiva il figlio: aveva ereditato la sua gentilezza. Preparò la cena, sfamò l’uomo, gli diede degli abiti del marito defunto e lo accompagnò in bagno. Mentre si lavava, chiamò una casa di riposo e organizzò il suo trasferimento.
Un taxi liLi portò alla residenza per anziani alla periferia di Cerviara, una villa maestosa circondata da giardini, dove l’uomo, con gli occhi lucidi di gratitudine, le strinse la mano prima di accomiatarsi.