Un giorno, mio marito tornò da sua madre, sospirò e propose di fare un test di paternità per nostra figlia di due anni: Non per me, ma per lei

Un giorno, mio marito tornò dalla casa di sua madre, sospirò e suggerì di fare un test di paternità per nostra figlia di due anni: Non per me, per mia madre.
In un giorno ormai lontano, il marito tornò dalla casa di sua madre, sospirò profondamente e propose di fare un test di paternità alla nostra bambina di due anni: Non è per me, è per mia madre.

Mezzo anno prima del nostro matrimonio, non faceva che ripetere a suo figlio: non sposarla, non te la meriti! racconta Beatrice, trentanni, la voce tremante di dolore. È troppo bella, se ne andrà in giro! Allora, ridevamo e scherzavamo dicendo che Luca avrebbe dovuto scegliere una sirena, così non ci sarebbero stati dubbi. Ma ora non abbiamo più voglia di ridere. Nessuno!

Beatrice non si considera una bellezza straordinaria. Una ragazza comune della periferia di Milano, si cura come tante altre. Snella, ben curata, veste con modestia, è sempre stata esigente nelle relazioni e ha saputo farsi rispettare. Perché sua suocera, la signora Rosalba, abbia deciso che Beatrice fosse frivola e infedele, rimane un mistero. Ma quella donna ha trasformato la vita della nuora in un incubo.

Sposati da quattro anni, hanno una figlia. Beatrice è in maternità, le sue giornate sono uninterminabile sequenza di cucinare, pulire e cambiare pannolini. Le uniche persone con cui parla sono altre mamme al parco giochi. Ma la suocera non dà tregua. Sospetta che Beatrice la tradisca, la controlla come un detective di una telenovela di bassa lega.

Mi ha sempre spiata! sospira Beatrice, gli occhi che si riempiono di lacrime. Chiamava, verificava, si presentava senza avvisare, cercava di controllare ogni mio passo. Allinizio, cercavo di prenderla con humor, ne parlavo con Luca e ridevamo. Ma è estenuante! Ho perso la pazienza più volte, abbiamo litigato pesantemente. Lei si calmava per un po, ma poi ricominciava con più forza.

Il primo scandalo avvenne mesi dopo il matrimonio. La signora Rosalba si presentò allimprovviso sul posto di lavoro di Beatrice. Senza avvisare, senza motivo. Voleva verificare: ma la nuora lavorava davvero lì? O mentiva al marito, dicendo di essere in ufficio quando in realtà se ne andava in giro con gli amanti?

Non so neanche come labbiano fatta entrare! ricorda Beatrice, la voce che trema dindignazione. Ledificio ha la sicurezza, i visitatori entrano solo su appuntamento. Sono quasi svenuta quando la segretaria me lha portata davanti: Cè una visita. Ho chiesto: Signora Rosalba, cosa ci fa qui? E lei ha risposto: Sono venuta a vedere dove lavori. E guardava dappertutto! Lufficio è open space, tutti al computer, tutto in vista. Non oso immaginare cosa avrebbe fatto se avessi avuto uno studio privato.

Poi la segretaria, Giulia, le confessò che quella donna le aveva fatto mille domande. Da quanto tempo Beatrice lavorava lì? Arrivava in ritardo? Con chi parlava? Cera qualcuno di speciale in ufficio? Le ho detto che era sposata, che aveva un marito!, aggiunse, perplessa. Beatrice andò su tutte le furie. A casa, sfogò tutta la sua rabbia con Luca: Tua madre ha superato ogni limite! Pensa ai fatti suoi, non è normale! Non ha cercato sotto la scrivania un amante, ma chissà se non lavrebbe fatto!

Luca sembrò avere una conversazione seria con sua madre. Ci fu una tregua. La signora Rosalba iniziò a chiamare solo la sera, chiedeva come andavano le cose, mandava dolci fatti in casa. Beatrice iniziò a credere che la tempesta fosse passata. Si sbagliava.

Lincidente successivo avvenne quando Beatrice era incinta, ma ancora al lavoro. Con linfluenza, prese un congedo e dormiva a casa, con il telefono spento, quando sentì colpi violenti alla porta e il campanello suonare senza sosta. Mi sono alzata pensando a un incendio o a unemergenza! ricorda. Ho guardato dallo spioncino ed era mia suocera! Con una faccia spaventosa, che picchiava alla porta con il piede e premeva il campanello. Avevo paura di aprire, ho chiamato Luca: Vieni subito, non so cosa sta succedendo! Lui arrivò in venti minuti. E lei rimase lì tutto quel tempo, ad aspettarmi!

I due rimproverarono la signora Rosalba. Beatrice minacciò di chiamare la polizia e uno psichiatra se si fosse ripetuto. Tienila lontana da me! chiese a Luca. E, di nuovo, ci fu pace.

Beatrice diede alla luce una bambina, ma la suocera non degnò neanche unocchiata alla nipote. Più tardi, si capì perché. Non credeva che fosse sua nipote. Certo, io vado in giro, come poteva la bambina essere di Luca? ride amara Beatrice. La ragione? Nella famiglia del marito, nascevano solo maschi. Una femmina, secondo la logica della signora Rosalba, era prova di tradimento. Ho ignorato questa follia dice Beatrice. Non parlo con lei. Luca la va a trovare, una volta al mese, ma senza di noi. Forse è meglio così. Non le affiderei mai mia figlia.

Ma il peggio doveva ancora arrivare. Fino a quando, un pomeriggio, Luca tornò dalla casa di sua madre, respirò a fondo, esitò e propose di fare il test di paternità alla figlia. Non per me, Beatrice, guarda che no! si difese, agitando le mani. Non ho dubbi. È per mia madre! Voglio che si calmi, una volta per tutte. È impazzita, e devo sentirmi dire queste cose!

Beatrice rise, un riso amaro. Per tua madre? ripeté, la voce che tremava di rabbia. Meglio ammettere che ci hai creduto! Sai che non smetterà mai. Facciamo tre test in cliniche diverse, e lei dirà che i medici sono corrotti e i risultati falsi! Non ballerò al suono del suo flauto, basta!

Non costa nulla fare il test insistette Luca.

Perché? Beatrice lo fissò, trattenendo le lacrime. Io so chi è il padre. E tu? Se hai bisogno del test, facciamolo. Ma prima, chiediamo il divorzio. Non vivo con un uomo che non si fida di me!

Le sue parole rimasero sospese nellaria come una sentenza. La fiducia nella famiglia si spezzava, tutto a causa della suocera i cui sospetti avvelenavano la loro vita. Beatrice si sente sullorlo del baratro e non sa come salvare la famiglia da questa follia.

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