Un giorno, mio marito tornò dalla casa di sua madre, sospirò e propose di fare un test di paternità per nostra figlia di due anni: “Non per me, ma per mia madre

**Diario Personale**

Un giorno, mio marito tornò da casa di sua madre, sospirò e propose di fare un test di paternità per nostra figlia di due anni: “Non per me, ma per mia madre.”

Mezzo anno prima del nostro matrimonio, lei continuava a dirgli: “Non sposarla, non te lo meriti!” racconta Giulia, trentanni, la voce tremante di dolore. “È troppo bella, ti tradirà!” Allepoca ridevamo e scherzavamo dicendo che Luca avrebbe dovuto scegliere una “sirena”, così non ci sarebbero stati dubbi. Ma ora non abbiamo voglia di ridere. Per niente!

Giulia non si considera una bellezza straordinaria. Una ragazza comune della periferia di Milano, si cura come tante altre. Snella, elegante, veste con modestia, è sempre stata severa nelle relazioni e ha saputo farsi rispettare. Perché sua suocera, la signora Antonietta, abbia deciso che Giulia fosse leggera e infedele, resta un mistero. Ma quella donna ha trasformato la vita della nuora in un incubo.

Sposati da quattro anni, hanno una figlia. Giulia è in maternità, le sue giornate sono una sequenza infinita di cucinare, pulire e cambiare pannolini. Le uniche persone con cui parla sono altre mamme al parco giochi. Ma la suocera non dà tregua. Sospetta che Giulia la tradisca, la controlla come un detective da soap opera.

“Mi ha sempre spiata!” sospira Giulia, gli occhi pieni di lacrime. “Chiamava, verificava, appariva senza preavviso, cercava di controllare ogni mio passo. Allinizio cercavo di prenderla con ironia, lo raccontavo a Luca e ridevamo. Ma è estenuante! Ho perso la pazienza più volte, abbiamo litigato pesantemente. Lei si calmava per poco, ma poi ricominciava con più forza.”

Il primo scandalo avvenne mesi dopo il matrimonio. La signora Antonietta si presentò allimprovviso sul posto di lavoro di Giulia. Senza avvisare, senza motivo. Voleva assicurarsi: la nuora lavorava davvero lì? O mentiva al marito, fingendo di essere in ufficio mentre in realtà aveva degli amanti?

“Non so nemmeno come labbiano fatta entrare!” ricorda Giulia, la voce tremante dindignazione. “Ledificio ha la sicurezza, i visitatori devono prenotare. Sono rimasta di sasso quando la segretaria me lha portata davanti: Hai una visita. Le chiesi: Signora Antonietta, cosa ci fa qui? E lei rispose: Sono venuta a vedere dove lavori. E guardava dappertutto! Lufficio è open space, tutti al computer, tutto in vista. Non oso immaginare cosa avrebbe fatto se avessi avuto uno studio privato.”

Più tardi, la segretaria, Elena, confessò che la donna le aveva fatto mille domande. Da quanto tempo Giulia lavorava lì? Arrivava in ritardo? Con chi parlava? Cera qualcuno di speciale in ufficio? “Le ho detto che era sposata, che aveva un marito!”, aggiunse, perplessa. Giulia era furiosa. A casa, sfogò la rabbia con Luca: “Tua madre ha superato ogni limite! Parlale, non è normale! Non ha guardato sotto la scrivania in cerca di un amante. Ma chissà se non lha fatto!”

Luca sembrò aver avuto una discussione seria con sua madre. Ci fu una tregua. La signora Antonietta chiamava solo la sera, chiedeva come andava, mandava dolci fatti in casa. Giulia iniziò a credere che la tempesta fosse passata. Si sbagliava.

Lincidente successivo accadde quando Giulia era incinta ma ancora lavorava. Con un raffreddore, prese un giorno di malattia e dormiva a casa, con il telefono spento, quando sentì colpi violenti alla porta e il campanello suonare senza sosta. “Mi sono alzata pensando a unemergenza! ricorda. Ho guardato dallo spioncino ed era mia suocera! Con una faccia spaventosa, batteva la porta col piede e premeva il campanello. Avevo paura di aprire, chiamai Luca: Vieni subito, non so cosa succede! Lui arrivò in venti minuti. E lei rimase lì tutto quel tempo, aspettandomi!”

I due rimproverarono la signora Antonietta. Giulia minacciò di chiamare la polizia e uno psichiatra se si fosse ripetuto. “Tienila lontana da me!” chiese al marito. E, ancora una volta, ci fu calma.

Giulia partorì una bambina, ma la suocera non volle nemmeno vedere la nipote. Più tardi, si capì perché. Non credeva fosse sua nipote. “Certo, io vado in giro, come poteva la bambina essere di Luca?” ride amara Giulia. Il motivo? Nella famiglia di suo marito nascevano solo maschi. Una femmina, secondo la signora Antonietta, era prova di tradimento. “Ho ignorato questa follia dice Giulia. Non le parlo. Luca la va a trovare, una volta al mese, ma senza di noi. Forse è meglio così. Non le affiderei mai mia figlia.”

Ma il peggio doveva ancora arrivare. Fino a quando, un pomeriggio, Luca tornò da sua madre, respirò a fondo, esitò e propose di fare il test di paternità. “Non per me, Giulia, davvero! si difese, agitando le mani. Non ho dubbi. È per mia madre! Voglio che si calmi, una volta per tutte. È impazzita, e io devo ascoltare queste cose!”

Giulia rise, un riso amaro. “Per tua madre? ripeté, la voce tremante di rabbia. Ammetti pure che ci hai creduto! Sai che non smetterà mai. Facciamo tre test in cliniche diverse, e lei dirà che i medici sono corrotti e i risultati falsi! Non ballerò al suono del suo piffero, basta!”

“Non costa nulla fare il test” insistette Luca.

“A che pro?” Giulia lo fissò, trattenendo le lacrime. “Io so chi è il padre. E tu? Se hai bisogno del test, facciamolo. Ma prima, chiediamo il divorzio. Non vivo con un uomo che non si fida di me!”

Le sue parole rimasero sospese come una condanna. La fiducia nella famiglia si era incrinata, tutto per colpa di una suocera i cui sospetti avvelenavano la loro vita. Giulia si sente sullorlo del baratro e non sa come salvare la famiglia da questa follia.

**Lezione:** La gelosia, soprattutto quando infondata, può distruggere anche i legami più forti. A volte, lunica salvezza è mettere dei confini, anche se dolorosi.

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