Un giorno fece un sogno. Un grande prato soleggiato e, al centro, una sedia bianca scolpita su cui era seduto Antonio. Felice, corse verso di lui per abbracciarlo, ma improvvisamente calò l’oscurità. Elisa urlò al marito e lui non rispose.
Elisa si sposò a diciannove anni. Suo marito Antonio era otto anni più grande di lei. Era intraprendente, aveva un’attività propria, quindi la giovane coppia iniziò subito a vivere indipendentemente.
Tutto andava bene. Antonio lavorava e manteneva la famiglia, mentre Elisa si occupava della casa e cresceva il figlio. La loro relazione si sviluppava perfettamente, marito e moglie si amavano, si sostenevano e pianificavano il futuro. E all’improvviso tutto crollò. Antonio morì.
Elisa non riusciva a riprendersi da quel trauma. Si chiuse in se stessa, smise di comunicare con amici e parenti. Perdeva interesse per la vita. Non importava quanto i parenti cercassero di riportarla alla realtà, nulla funzionava. Perfino il piccolo figlio non riusciva a tirarla fuori da quello stato di torpore.
Nel frattempo, i problemi che dovevano essere risolti si accumulavano. I creditori richiedevano il pagamento della rata del mutuo per la casa in cui viveva la famiglia. L’attività di Antonio cominciava a sgretolarsi: uno dei suoi soci tentava di appropriarsi di tutto. La situazione era difficile, e si doveva agire subito per garantire un futuro sicuro a lei e suo figlio.
Tuttavia nulla riusciva a raggiungere Elisa. Non voleva sentire nulla: né quando le proponevano di nominare un nuovo direttore per l’azienda, né quando le consigliavano di vendere la casa, né quando insistevano sul fatto che dovesse dedicare più attenzione al figlio, o le chiedevano di firmare qualsiasi documento.
– Perché tutto questo è caduto su di me – pensava. – Perché Antonio non è qui vicino.
E poi un giorno fece un sogno. Un grande prato soleggiato e, al centro, una sedia bianca scolpita su cui era seduto Antonio. Felice, corse verso di lui per abbracciarlo, ma improvvisamente calò l’oscurità. Elisa urlò al marito e lui non rispose. Corse, muovendo le mani nell’aria, incontrando ostacoli, fino a che non toccò una figura umana e la strinse forte. In quel momento, una luce accecante cadde dall’alto sul prato e la voce dolce ma ferma di Antonio disse: “Prenditi cura di nostro figlio!”.
Elisa aprì gli occhi e vide che stava abbracciando il figlio, che la guardava con occhi lucidi, senza dire nulla, senza esprimere emozioni.
– Figlio! – Elisa esclamò febbrilmente e si svegliò.
Corse alla culla, il bambino dormiva raggomitolato e respirava tranquillamente. Elisa lo coprì con una coperta e uscì sul balcone.
Solo ora notò che era arrivato l’autunno. Intorno, gli alberi colorati, il cielo azzurro, limpido come il cristallo – tutto intorno indicava che la vita continuava. Indossò una giacca e uscì. Il cane saltò fuori dalla cuccia e corse incontro alla padrona, scodinzolando amichevolmente.
– Ciao – Elisa accarezzò il suo fedele cane. – Scusami, mi ero dimenticata anche di te.
La donna andò verso l’auto, si sedette al volante e inserì la chiave nell’accensione. La macchina rispose con un ronzio allegro.
Elisa posò le mani sul volante e pianse. Solo ora le lacrime liberatrici sgorgarono: la depressione, il crollo interiore, la nostalgia acuta e la solitudine si sciolsero. Piangendo, alla fine si sentì sollevata. Corse in casa per svegliare il figlio. Era ora di andare all’asilo.
Mentre guidavano, Elisa bombardava il bambino di domande e lui, felice che sua madre finalmente gli parlasse, rispondeva gioiosamente.
Lasciò il figlio in mani sicure, ma non riusciva a andarsene, come se qualcosa la trattenesse. Si sedette su una panchina e gioì nel vedere il figlio correre con gli amici. All’improvviso, un bambino le si avvicinò e le mise in mano un libro. Elisa lo aprì automaticamente e iniziò a leggere:
“La storia di uno scarabeo talentuoso”
In un bosco viveva un ragno mago. Tesseva tele così belle che tutti gli abitanti della foresta ne erano incantati, soprattutto quando erano coperte di gocce di rugiada. I magnifici disegni brillavano al sole, scintillando come gioielli.
Il tempo passava. Il ragno invecchiò. Voleva trasmettere a qualcuno le sue abilità, ma nessuno della sua famiglia voleva diventare suo apprendista. Era molto triste, finché un giorno non pianse.
Vedendo il suo dolore, uno scarabeo che viveva lì vicino promise di aiutarlo.
– Troverò un allievo per te – e corse nel bosco a cercare. Vagò a lungo, cercò di persuadere altri ragni a studiare, ma tutti rifiutarono.
Poi tornò dal ragno mago e disse:
– Maestro, prendimi come allievo. Voglio anch’io tessere disegni.
– Ma come? Sei uno scarabeo, non un ragno. È impossibile.
– Proviamo – desiderava davvero compiacere il vecchio.
Iniziarono a studiare. Dopo un po’ di tempo, il sorprendente scarabeo imparò a tessere le tele e lo faceva non meno bene del suo maestro.
“Che storia intelligente”, pensò Elisa.
Guardò il cielo e disse con molta sincerità: “Grazie”.
Salendo in macchina, sapeva che si sarebbe diretta all’ufficio dell’azienda in cui lavorava Antonio. Aveva un piano: doveva salvare l’azienda.