Un Legame Inaspettato

Diciamo che non è che Aurora non sopportava zio Enzo, ma non lo accettava. Che tipo di papà era lei? Non aveva mai avuto un padre, e questo “Enzo che mangia l’orso” non era certo un papà. In compenso per sua mamma cercava di tenere per sé la rabbia dal primo giorno.
Ha già undici anni, capisce che lei хочет una famiglia, che le fa piacere qualcuno che si prenda cura di lei. Enzo in sé non è male, però è taciturno. E straniero. A lei non fa caso per niente. Invece non è ubriaco come il padre di Isabella, che era pure sua cugina.
Enzo invece non ha nemmeno notato che la sua ragazza ha una figlia. L’ha preso per scontato e ha cominciato a progettare un futuro con l’idea che Rosa gli dia un buon figlio, magari addirittura due.
Hanno sposato in fretta e in silenzio, scambiato due appartamenti in uno più spazioso, dove Aurora ha avuto la sua stanza. Si è creato almeno un “conflitto silenzioso” tra Enzo e Aurora, anziché una bella lotta. Dopo mangiato, Aurora si chiudeva in stanza e cercava di evitarli. Nemmeno lui cercava una confidenza.
Quando a Rosa iniziò a sentirsi male il mattino e giramenti, si sono tutti commossi – un figlio! Aurora sognava un fratellino, e Enzo un figlio. Ma successe terribile, non una vita ma una malattia aggressiva come carne straniera si installò nel cervello di Rosa. Aurora finì in orfanotrofio a 11 anni.
Non aveva nemmeno iniziato a pensare al futuro, schiacciata dal dolore, quando sentì la madre di Isabella piangere in cucina dopo i funerali e si giustificava davanti a Enzo:
– Avrei preso io Aurora, è pur sempre la sorella di Rosa. Ma Isabella e io usciamo fuori di casa, non è che mi zuppe il letto? Non ce la posso fare.
Aurora non voleva origliare, ma successe, e capì che la giudice li aveva convocati per portarla in orfanotrofio. Solo che Enzo, sfruttando che marito e moglie erano sposati, ottenne pochi giorni in più per cercare parenti. Così si spiegò il discorso.
– Aurora, dobbiamo parlare Enzo cominciò una mattina,
– Sì, vai, so già che devo andare in orfano.
– Intanto di nient’altro. Se non sei infastidita, vorrei adottarti, visto che eravamo sposati, dicono si può tentare, però decidi tu. So che non sono un buon papà, ma non ce la faccio a darti via. Dài, per Rosa.
Non immaginava Aurora come un uomo adulto potesse piangere. Specialmente Enzo. Lui ai funerali era di pietra, ma non una lacrima. E adesso… Si avvicinò, lo abbracciò e lo consolò come un bambino.
Fece. Chi sosteneva chi nei primi sei mesi era da vedere, ma piano piano guarì il tempo. Risistemarono il quotidiano, impararono entrambi ad aderire un po’ più. Enzo era un po’ silenzioso, ma Aurora si abituò. A parte gratitudine, provò rispetto. Era un uomo giusto. Parecchie volte difese lei nel quartiere, le portava un gelato dopo il lavoro, o due biglietti per un cinema con Isabella.
Ogni tanto veniva zia a dare una mano, a controllare le bollette. In passato Isabella tornava spesso da loro. Dolore si placò. Vissero. Enzo andò a riunioni a scuola, mise parte dello stipendio comune e non chiede mai conto. Aurora si sforzava di non deluderlo, però non lo chiamava mai “papà”, né di persona né dietro le spalle, sapendo per lui lei è un figlio estraneo.
Non arrivarono naturalmente, ma “buoni amici” con prese di coscienza calde.
A quattordici anni, Enzo decise il difficile per entrambi. Questa volta le chiedeva il parere sul suo matrimonio. Gli erano nate relazioni con una donna, e ne avrebbero avuto un figlio.
– Me ne andrei da lei, ma tu non puoi stare sola. E i giudici ti prenderebbero senz’altro. Nemmeno due in camera sua, perché abita piccolo. Se la porto qua, che dici – ci ambientiamo?
Si accostarono esternamente. Gianna girava in casa come gallina strafatta, folle del suo primo figlio, Enzo sembrò più allegro, Aurora si sforzava di smussare conflitti. A lei non arrivò mai il periodo difficile. Probabilmente ha cresciuto subito con la morte della madre. Gianna invece…
Aurora faceva passare in soggezione, non parlava a Enzo quando Gianna faceva scomparire il sorriso, quando Enzo chiudeva la porta. Con atteggiamento le faceva capire Aurora non è né importante, né necessaria, solo un errore.
Capendo Aurora non avviserebbe Enzo, iniziò a parlare in modo diretto. La piccola Aurora, il figlio adottivo, la infastidiva.
Ancora funziona la vecchia tecnica. Farsi notare di meno. Enzo era ingannato a lungo, ma quando nacque il figlio di Gianna, Stash, iniziò a comprendere Aurora aveva bisogno. Gianna gli iniziò a cantare che Aurora le ostacola, e a lui disse:
– Pagheremo i soldi a Aurora quando compie diciotto e si vada per la sua strada. Stacchiamo dando di sua. Adesso governa lo Stato, non noi.
A Enzo era difficile spiegarsi, era davvero riservato. A Gianna non c’era nemmeno tentativo. Ma basta che ha dato un pugno e ha detto. Basta. Mai più parole del così.
E Aurora la chiamò a visitare Rosa il sabato successivo. Pulirono, verniciarono l’impiantito, cambiarono le piante. Sedute in silenzio, dopo parlottarono come prima quando a entrambi ballava il dolore.
– Vieni, Aurora, si aggiusterà. Aspetta. Presto Stash va in asilo, Gianna comincerà a lavorare, non avrà tempo di assillarci.
Gianna però cambiò strategia. Scusando la salute di Stash, non permetteva a Isabella di casa. Sempre spinsezia genitore di Isabella a non farsi sentire. Raggiunse controllo su soldi. Aurora non aveva accesso a conto unico. Ancora bisognavate chiedere a Gianna per l’essenziale, sopra il che ragazze imbarazzate.
Non si lamentò ad Enzo, non volesse rompere. Con lui rallegrato, che aveva smesso e aveva di nuovo splendore. Lo vedeva, lui amava Stash.
Un giorno Enzo sentì Aurora non mangiava a scuola. Studiava il nono anno, spesso si restava in classe, faceva sport, e spesso fino a notte aveva fame. Soldi richiesti non ce n’erano, niente dal portafogli. Tempo che i soldi scomparvero nel conto bancario di Gianna.
Insegnante prese Enzo per il sé:
– Dica a Aurora, Enzo. Basta che va bene, anche un vestito sottile. Presto svenire! Chi risponderà? Scuola finiamo? Noi abbiamo i loro pasti!
Quando Enzo capì che aveva smesso di guardare a soldi, sperando in Gianna, si martirizzò.
– Scusami, figlia, sono un sordo. E tu perché non hai detto niente? Sapevi che hai un conto tuo. Metto i soldi di tutoria e lì. Non piglieremo però. Hai dieta futura, e ti dovrò sposare. Aprirò una carta e lancerò stipendio. Va bene?
Aurora non ascoltò i soldi, carta. Batté dentro – FIGLIA. Non fosse straniera, ma piangeva per lei. Non per Gianna né Stash, ma per lei?
Malediceva Gianna quando capì perché soldi rientravano meno. Voleva i soldi “in comune” o lamentava che sparavano come bimbo. Sempre cercava di mettersi il sole. Ma non c’è, se fosse per quella vestire, nutrire. Ora lo faceva lui.
– Questi soldi di vacanza, andiamo in mare!
In quelle guerricce scorsero due anni. Gianna cercava di ferire Aurora, Enzo sponda di protezione. Aurora soffriva, sapendo è causa di dispute.
Rimase solo caldo: loro con Isabella volevano diplomarsi, trovare lavoro e prenotare stanza a due. Padre di Isabella andò in botte, scomparsa l’apparecchiatura domestica. Non si sapeva chi delle ragazze aveva vita peggia.
Ma i sogni non si realizzarono mai. Isabella sposò un uomo poco dopo la laurea, si buttò al primo viaggio. Aurora cambiò: iscriversi dove fornisce alloggio divenne obiettivo. Enzo capì, ma non supportò, sapeva gli era difficile. Fece conti sull’ipoteca, ma Gianna si oppose, chiede soldi invece.
– Quanto spetta a lei da questa casa? Crescere su tutto!
Soluzione arrivò inaspettata. A Enzo fu lasciata una bella casa in una piccola città vicina. Lì c’era un istituto per servizi commerciali dove Aurora voleva entrare, non considerò riuscire a prendere istruzione gratuita, né che alloggio non fornisce.
Enzo cedette la casa come dono a Aurora, le diede la chiave e gestione del conto con abbastanza soldi per anni di studio. Andò con lei, aiutò a registrare. Non voleva veramente aiutare, ma ne aveva abbastanza di Gianna. Un weekend lontano fu utile.
Sentì tutti i vicini, non c’erano tanti. Un edificio tranquillo nel quartiere a tre piani. Chiese “non picchiare mia figlia, tieni d’occhio”. Era strano per lui, che andava al negozio solo per sistema automatico evitando barzellette con casalinghe.
– Hai fortuna con tuo padre, ragazza, – dicevano vicine incontrando Aurora in cortile.
– Sì, è un papà straordinario, – rispondeva.
Su ogni matrimonio ci sono momenti commossi indefinibili. Il momento per Aurora fu un ballo con papà.
Enzo in realtà fece agitare tutti i commensali quel giorno. La sposa non voleva andare a registrare il matrimonio fino a quando non arrivò papà. La macchina si fermò sulla strada tra le città al matrimonio. Un’auto nuova come regalo. Ma ce la fece, arrivò.
L’uomo muto fece stare in tempo tutti.

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