Lalba si stendeva sul mare quando il pescatore, Marco De Luca, si svegliò come ogni mattina. Laria era fresca, impregnata di salsedine, e le onde si infrangevano con un ritmo familiare sulla spiaggia di Alghero. Mentre preparava le reti e controllava la sua barca, qualcosa attirò la sua attenzione tra gli scogli.
Allinizio pensò fosse un vecchio baule, abbandonato da qualche nave. Ma più si avvicinava, più un brivido gli serpeggiava lungo la schiena. Non era un baule. Era una bara. Di metallo, corrosa dalla ruggine e avvolta da alghe, come se avesse vagato per anni tra le correnti prima di approdare lì.
«Santa Maria» sussurrò Marco, guardandosi intorno. La spiaggia era deserta, solo il grido dei gabbiani e il suono del mare rompevano il silenzio. La ragione gli diceva di chiamare i carabinieri, ma la curiosità fu più forte. Si inginocchiò accanto alla bara, esaminando la serratura arrugginita. Con un colpo secco, il lucchetto cedette.
Il cuore gli martellava nel petto. Sollevò lentamente il coperchio pesante e ciò che vide lo lasciò senza fiato.
Dentro, ossa umane, brandelli di un tessuto antico, e frammenti metallici anneriti dallacqua e dal tempo. Marco indietreggiò, portandosi una mano alla bocca. Rimase immobile, incapace di credere ai suoi occhi.
Quando arrivarono gli esperti, confermarono: la bara aveva quasi un secolo. Probabilmente proveniva da un naufragio, trascinata dalle correnti per decenni prima di raggiungere quella spiaggia.
La notizia si diffuse come un fulmine. I paesani sussurravano di maledizioni e fantasmi, mentre Marco rimase con quel segreto del mare, un mistero che le onde avevano scelto di rivelare proprio a lui. Quella mattina, il Mediterraneo gli aveva sussurrato una storia sepolta nel tempo.