**Diario Personale**
Oggi è successo qualcosa che mi ha cambiato la vita. Camminavo per le strade di Firenze, dove i marciapiedi erano ricoperti da un tappeto di foglie dorate e rosse. Lautunno avanzato aveva portato con sé unaria fresca e limpida, quasi fragile come il vetro. Il sole non scaldava più come in estate, ma i suoi raggi filtravano tra le nuvole, lasciando chiazze di luce sul selciato. Le foglie danzavano nellaria, frusciando sotto i piedi dei passanti, una musica discreta per i pensieri solitari.
Dodici anni, io, Matteo Rossi, tornavo da scuola avvolto in una sciarpa di lana che mia madre aveva fatto linverno scorso. Tenevo le mani in tasca e abbassavo la testa per proteggermi dal vento. Pensavo al tè caldo che mi aspettava a casa, al profumo dei biscotti appena sfornati e alla domanda di mia madre: «Allora, Matteo? Comè andata la giornata?». Sognavo di essere già lì, in quel calore familiare fatto di amore e felicità.
Davanti a una piccola bottega, attirato dallinsegna colorata e dallodore del pane fresco, notai una signora anziana. Era in fila alla cassa e contava monetine nel palmo della mano, mentre il commesso aspettava con pazienza. Indossava un cappotto logoro, che doveva averle servito per anni. I capelli erano nascosti sotto un foulard, e le mani le tremavanoforse per il freddo, forse per letà.
«Mi mancano due euro» sussurrò con una voce così flebile che sembrava carica di dolore.
Rallentai senza volerlo. Guardai il suo cesto: pane, una scatola di tè e un po di latte. Niente di superfluo, solo lessenziale. Sentii qualcosa muoversi dentro di me, come una carezza al cuore.
Mi avvicinai.
«Pago io il resto», dissi, tirando fuori due monete dalla tasca.
La donna mi guardò stupita. Nei suoi occhi, velati dagli anni, brillò qualcosa di vivo: speranza, gratitudine, forse solo una connessione umana che vale più del denaro.
«Grazie, caro sei un ragazzo gentile», sussurrò.
Quelle parole rimasero sospese tra noi come le prime gocce di pioggia prima del temporale. Stavo per andarmene, ma lei mi prese delicatamente la mano. Non con forza, ma abbastanza per farmi capire che era importante.
«Vieni dentro», mi chiese. «Voglio ringraziarti».
Avrei voluto rifiutare. Mia madre mi ha sempre detto: «Non entrare in casa degli sconosciuti». Ma cera qualcosa nel suo sguardo qualcosa di più di un semplice grazie. Era un invito a un altro mondo, un mondo dove il tempo rallenta e il cuore si allarga.
E accettai.
**Il Tè alle Foglie di Vite**
La sua casa era piccola ma accogliente, impregnata di un calore antico. Profumava di erbe aromatiche e fiori secchi, con un tocco di qualcosa di antico e buono. Sul davanzale, i gerani fiorivano nonostante la stagione avanzata. Sembrava sapessero che lì abitava unanima gentile.
«Mi chiamo Anna Bianchi», si presentò, invitandomi a sedere al tavolo di legno.
Posò una vecchia teiera sul tavolo e prese un sacchetto di tela dalla credenza.
«Queste sono foglie di vite, le ho raccolte io stessa in estate», disse, versando acqua bollente sulle foglie profumate. «Destate odorano di sole, e dinverno ricordano il calore».
Il tè era insolitoleggermente amaro, con un retrogusto delicato. Scaldava non solo il corpo, ma anche lanima. Bevemmo in silenzio, interrotto solo dal crepitio del camino e dalle mie domande occasionali:
«Da quanto vive qui?»
«Da sempre. Questa casa è stata di mio marito. Se nè andato tanto tempo fa ma ogni angolo qui ricorda i suoi passi».
Anna tirò fuori un album antico con pagine ingiallite e scritte ordinate.
«Questa sono io», mostrò una foto di una giovane donna in un vestito bianco, sorridente sotto il sole.
Non ci credevo. Quella ragazza splendente, con gli occhi luminosi e pieni di vita, era lei?
«Ma è lei?»
«Sì», annuì. «Il tempo vola, Matteo. Oggi sei giovane e forte, ma domani domani sarai come me».
Sospirò, ricordando i giorni in cui correva scalza nei campi, quando ogni mattina iniziava con una canzone. Poi si alzò e aprì un cassetto segreto di un mobile antico. Ne tirò fuori una scatoletta di legno intarsiato.
«Prendila. Ma aprilo solo a casa».
**Il Segreto del Medaglione**
Non resistetti. Appena uscito, mi sedetti su una panchina vicino alla piazza e aprii la scatola. Dentro cera un piccolo medaglione dargento. Il cuore mi batteva forte. Premetti la chiusurae si aprì.
Cera quella stessa foto. La giovane Anna mi sorrideva dal passato. Ma la cosa più incredibile? I suoi occhi brillavano della stessa bontà, della stessa saggezza, dello stesso amore per la vita che avevano oggi.
Capii allimprovviso che le persone non invecchiano dentro. Le loro anime restano le stesseluminose, vive, solo nascoste tra rughe e capelli bianchi.
Chiusi il medaglione con cura e tornai a casa stringendolo nel palmo. Ora sapevo che la gentilezza non è solo una parola. È ciò che lega le persone attraverso gli anni.
**Un Nuovo Inizio**
Il giorno dopo tornai da Nonna Anna. Questa volta portai un paio di guanti fatti da mia madre e un album fotografico nuovo.
«Riempiamolo insieme», le dissi porgendoglielo.
E lei sorrise. Proprio come in quella vecchia fotosincera, luminosa, piena damore.
Da quel giorno, ci incontrammo spesso. A volte bevevamo solo tè, altre volte laiutavo con la spesa, o guardavamo le vecchie foto insieme, raccontandoci storie. Io scoprivo la sua giovinezza, la guerra, il primo amore, le perdite e le vittorie. E lei conosceva i miei problemi a scuola, gli amici, le passioni e i sogni.
Così nacque la nostra amicizia. Unamicizia che mi ha insegnato la cosa più importante: la gentilezza donata col cuore ritorna sempre. Sempre.