Oggi ho vissuto qualcosa di speciale. Mentre tornavo da scuola, avvolto nella mia sciarpa di lana, i pensieri erano già a casa, al tè caldo e alle frittelle che mi aspettavano. Le strade di Roma erano tappezate di foglie dorate, e lautunno si sentiva nellaria fresca, quasi fragile.
Vento leggero, viso basso, sguardo fisso sul selciato. Poi, lincontro. Davanti a un piccolo alimentari, una donna anziana contava spiccioli con mani tremanti. Nel cestino, solo pane, latte e una scatola di tè.
«Mi mancano due euro», sussurrò, voce roca.
Senza pensarci, tirai fuori le monete. «Li prenda io».
I suoi occhi si illuminarono. «Grazie, ragazzo. Sei gentile».
Stavo per andarmene, ma mi fermò. «Vieni dentro. Voglio ringraziarti».
Entrammo in una casa piccola, profumata di erbe e fiori secchi. Vasi di gerani sui davanzoli, un caminetto scoppiettante. Anna, così la nonnina chiamata, preparò un tè con foglie di ribes.
«Le ho raccolte in estate. Sanno di sole», disse, versando lacqua bollente.
Benevento.
Seduti a un tavolo di legno, sfogliamo un album ingiallito. «Questa sono io», indicò una foto di una ragazza sorridente in riva a un fiume. Non credevo fosse lei.
«Il tempo vola», sospirò. Poi aprì un cassetto e mi porse una scatole di legno intarsiato. «Aprirla a casa».
Non ressi. Su una panchina, scoprii un medaglione dargento. Dentro, la stessa foto. Gli occhi, identici: sì, era lei. Capii allora che lanima non invecchia.
Il giorno dopo, tornai con un album e dei guanti fatti dalla mamma. «Riempiamolo di nuove foto», dissi.
Sorrise, come nella foto.
Da allora, siamo amici. Beviamo tè, parliamo di vita, e lei mi racconta del suo passato. Ho imparato che la gentilezza torna sempre, più grande.
