Edoardo tornò a casa dal lavoro di buon umore. Non si nemmeno tolse la giacca come al solito, ma appena varcata la porta esclamò:
“Tesoro, sono a casa!”
Ma il silenzio che seguì raffreddò il suo entusiasmo. Sbirciò in cucina e subito si preoccupò. Viola era seduta vicino alla finestra, il mento appoggiato sulle mani. Aveva gli occhi rossi e un’espressione turbata.
“Violetta… cosa è successo?” si avvicinò e si sedette accanto a lei con delicatezza.
“È venuta la mamma…” rispose amara. “Sempre le stesse critiche, sempre i soldi. Dice che sono una sciatta, che viviamo ‘come in una cantina’… E tu perché sei così felice?”
Edoardo esitò un attimo, poi sorrise.
“Perché ho una sorpresa per te! Devi vederla con i tuoi occhi. Aspetta!”
Uscì e tornò poco dopo con una grossa borsa da palestra.
“Cos’è questa?”
“Apri. Guarda da sola.”
Viola, riluttante, aprì la cerniera e rimase senza parole. La borsa era piena zeppa di banconote.
“Ma… ma da dove vengono?”
“Oggi è venuto il nonno. Direttamente sul posto di lavoro. Ha detto che vuole regalarci un nuovo inizio—tutti i suoi risparmi perché possiamo avere una casa nostra. All’inizio mi rifiutavo, ma ha insistito. Ha detto che sono l’unico nipote.”
Viola scoppiò in lacrime.
“Ero così stanca… e poi arrivi tu con questo… Grazie. Grazie al nonno.”
Si abbracciarono. Quella sera, sdraiati sul divano, discutevano di quale casa scegliere, dove comprare i mobili e come sistemare tutto. La felicità era a un passo.
Fecero un trasloco semplice ma sentito. Vennero i parenti, compresa la madre di Viola. Come sempre, non si trattenne: appena entrata, diede un’occhiata ai lavori, dichiarò che la cucina “non era un granché” e subito le consegnò il suo “regalo”—il loro vecchio divano.
“Vi regaliamo i nostri mobili. Quasi nuovi. Per la camera e il salotto,” annunciò con orgoglio.
Viola trattenne a fatica la rabbia.
“Mamma… abbiamo già ordinato il nuovo.”
“Almeno potevate avvisarci! E adesso dove mettiamo i nostri? Fai sempre così—rovini tutto! A proposito, ti ricordi del cappotto?”
“Il regalo è già pronto. Ma non è un cappotto.”
Offesa, la madre se ne andò senza salutare.
Per Capodanno decisero di restare soli. O meglio, in tre. Qualche giorno prima delle feste, Viola scoprì di essere incinta. La prima persona a cui lo dissero fu il nonno.
Il vecchio, sentendo che presto sarebbe diventato bisnonno, pianse.
“Credevo di non farcela… Grazie, ragazzi. È il regalo più bello.”
E in quel momento, tra il silenzio dell’inverno, il profumo dell’abete e dei mandarini nell’aria, gli occhi lucidi del vecchio, il calore e la speranza nel cuore, Edoardo capì una cosa: nessun rimprovero, nessun mobile ereditato e nessuna predica dei genitori contavano davvero. Perché accanto a lui c’era la sua famiglia. La sua casa. La sua felicità.