Un Regalo Sontuoso: Un Anello d’Oro con Zaffiro che Ha Lasciato Senza Fiato.

Era il compleanno speciale di Tamara Neri, i suoi cinquantacinque anni. Decisero di festeggiare in grande, in un ristorante accogliente sulle rive del Lago di Garda. C’erano tanti ospiti: parenti, amici, colleghi. Tutti ridevano, brindavano alla festeggiata, la ricoprivano di fiori e complimenti. Il marito di Tamara, Vittorio, le regalò qualcosa di davvero lussuoso: un elegante anello d’oro con uno zaffiro che la fece sospirare di gioia. Il presentatore, con un sorriso radioso, annunciò:

“E ora, la nuora della nostra festeggiata vuole farle gli auguri!”

Al microfono si avvicinò Beatrice, dritta e fiera.

“Cara Tamara,” iniziò con tono solenne, “da parte della nostra famiglia, ho preparato una sorpresa speciale per te!”

Gli ospiti sussurravano, curiosi. Tamara, raggiante, si alzò in piedi, aspettandosi qualcosa di toccante. Ma non poteva immaginare cosa Beatrice avesse in serbo per lei.

Beatrice non era mai piaciuta né ai suoceri di suo marito Luca, né alla sorella maggiore di lui, Martina. Sembrava la solita storia di conflitti familiari, ma questa volta la fonte dei problemi era lei stessa.

Luca era sempre stato docile e influenzabile. Da bambino seguiva gli altri: se i compagni volevano giocare a calcio, lui diceva di sì, anche se avrebbe preferito leggere un libro. Se qualcuno lo spingeva a fare un commento sgarbato a una compagna di classe, Elena, lo faceva, seppur a malincuore, benché lei gli piacesse di nascosto.

Era così per tutto. Raramente prendeva decisioni da solo, come se avesse paura persino della sua ombra. Sua sorella Martina lo chiamava apertamente “smidollato”. La madre, Tamara, pur rimproverando la figlia per le parole dure, in fondo era d’accordo. Com’era possibile che due figli degli stessi genitori fossero così diversi?

Luca era stato cresciuto come Martina: niente vizi, nessun intervento per ogni piccolo problema, gli avevano insegnato che un uomo deve sapersi difendere. Il padre lo aveva avviato allo sport, la madre alla lettura e all’arte. Ma forse il carattere è qualcosa con cui si nasce, e nessuna educazione può cambiarlo davvero. Tamara non voleva forzare suo figlio, spezzare la sua natura. Così, tutti in famiglia si erano rassegnati a com’era.

Quando Luca portò a casa Beatrice, nessuno fu sorpreso. Una ragazza dolce e premurosa, che sognava una famiglia unita, non avrebbe mai guardato due volte un tipo come lui. A Luca serviva qualcuno che prendesse le redini, e Beatrice lo fece: arrogante, sicura di sé, sprezzante nelle parole e nei gesti. Il suo modo di fare spingeva molti a starle lontani, ma non Luca. Lui la guardava con adorazione, accontentandola in tutto, come un cagnolino fedele.

I genitori e Martina evitavano di interferire. Vedevano Luca felice e pensavano che impicciarsi della vita di un figlio adulto non fosse cosa giusta. Quando lui le chiese di sposarlo, tutti lo accettarono come inevitabile. Dopotutto, non sarebbero stati loro a vivere con lei. E Luca sembrava contento, come se quella dinamica strana gli piacesse.

“Con Beatrice andremo in Sicilia,” annunciò un giorno durante una cena in famiglia. “Metterò da parte i soldi e partiremo.”

“E Beatrice non vuole contribuire?” chiese Tamara, pensando che in una coppia tutto dovesse essere condiviso.

“Sono l’uomo, è mio dovere,” rispose Luca con orgoglio, ripetendo chiaramente le parole della moglie.

Poi Beatrice decise che dovevano comprare casa con un mutuo, nonostante le difficoltà economiche. Poi annunciò che era ora di avere figli.

“Vogliamo una famiglia numerosa,” spiegò Luca con entusiasmo. “Una casa piena di risate!”

“E con cosa la manterete?” sbuffò Martina.

“Io lavoro,” rispose lui, leggermente offeso. “Beatrice dice che ci saranno anche gli assegni familiari.”

I genitori sospiravano. Cercavano di dare consigli, ma Luca ascoltava solo la moglie. Nessuno osava immischiarsi troppo.

Presto Beatrice rimase incinta. Da quel momento, si comportò come se il mondo le dovesse qualcosa. Una volta si lamentò perché il corriere si era rifiutato di portare un pacco fino al loro piano.

“Sono incinta!” si indignò. “Gliel’ho detto, ma non ha voluto salire!”

“Era pesante?” cercò di capire Tamara.

“No, leggero! Ma io ho dovuto scendere! Con la pancia non è facile!”

Era così per tutto. Cose normali per altre future mamme, per lei erano imprese eroiche. Smise di prendere i mezzi pubblici, e alle spese si aggiunsero quelle dei taxi. Fare la spesa, pulire, cucinare: tutto diventò un peso insostenibile. E Luca lo accettava.

“La proteggo,” diceva. “Porta il mio bambino.”

I genitori erano divisi tra orgoglio per il figlio premuroso e perplessità per il comportamento di Beatrice.

Quando nacque il bambino, le sue pretese aumentarono. Diceva che le nonne dovevano darle tregua, così Tamara e la madre di Beatrice si alternavano per badare al piccolo. A Tamara piaceva stare con il nipote, ma la irritava che la nuora chiedesse aiuto come se fosse un diritto.

Beatrice continuava a lamentarsi della fatica, dei soldi che mancavano, eppure un anno dopo rimase di nuovo incinta. Le piaceva sfruttare la sua condizione. Luca lavorava senza sosta, ma i soldi non bastavano mai. I genitori aiutavano ogni tanto, senza esagerare: sapevano che persone come Beatrice potevano abituarsi troppo agli aiuti.

I figli crescevano, e l’arroganza di Beatrice non conosceva limiti. Litigò con tutti: con le maestre dell’asilo, con il pediatra, persino con la vicina che si lamentò del passeggino di ingombro. Per lei, tutti dovevano servirla. Dopotutto, era una madre eroica!

Luca non interveniva mai. Lei controllava tutto: i soldi, le decisioni, persino le sue opinioni. Lui le dava lo stipendio intero, non discuteva le sue spese e la difendeva sempre.

Al compleanno di Tamara, l’atmosfera era festosa. Cinquantacinque anni, un’età splendida, e lei si sentiva piena di energia. Vittorio le regalò, oltre all’anello, anche un divano nuovo. C’erano tanti ospiti, e naturalmente anche Luca, Beatrice e i loro due figli.

“Dopo la festa, dateci gli avanzi,” disse Beatrice appena entrata. “Con i bambini non ho tempo di cucinare.”

Tamara, per non rovinare la serata, annuì: “Certo, se avanza qualcosa, te lo preparo io.”

Per mezza serata, Beatrice si lamentò con tutti della sua vita difficile. Gli ospiti abbassavano lo sguardo, imbarazzati, finché il presentatore non cambiò argomento. Lei, risentita per non essere più al centro dell’attenzione, fece il broncio.

Si parlò dei regali. Tamara raccontò sorridendo del divano e dell’anello. Beatrice, un po’ alticcia, la interruppe:

“E non vi vergognate?”

Tutti tacquero, guardandola.

“Scusa?” chiese Tamara, sorpresa.

“Tutto questo!” urlò Beatrice. “Vi vantate di divani, anelli, tavolate! E i vostri nipoti faticano a mangiare! Vedono la frutta una volta al mese, e voi qui a sprecare!”

Un silenzio imbarazzante. Ma Martina non resistette:

“”Ma stavolta Luca non abbassò lo sguardo e, con una calma che nessuno si aspettava, disse semplicemente: ‘Basta, Beatrice, ho finito di ascoltarti.'”

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