UN RISVEGLIO INASPETTATO: QUANDO IL MANIQUÌ PARLÒ

All’angolo di via Roma, a Firenze, c’era un manichino nella vetrina di un negozio di abbigliamento. Era sempre vestito allo stesso modo: camicia bianca, pantaloni grigi e un berretto storto che nessuno aggiustava mai. Era un manichino dimenticato, lì da più di dieci anni. Così immobile, così parte del paesaggio, che molti ormai non lo notavano più. Ma i commercianti del quartiere gli si erano affezionati. Ogni mattina, aprendo i negozi, gli dicevano: “Buongiorno, signor Marco” — così l’avevano ribattezzato. Era uno scherzo, un rituale, un piccolo gesto per iniziare la giornata. Il fornaio, il cartolaio, la fioraia… tutti salutavano il manichino. E lui, ovviamente, non rispondeva mai.

Finché un giorno, rispose. Era un lunedì. La vetrina era appannata per l’umidità della notte. Quando passarono davanti al manichino e dissero: “Buongiorno, signor Marco”… lui sorrise. Si mosse. E sussurrò: “Buongiorno, ragazzi.” Tutti rimasero di ghiaccio. Non era un manichino. Era un uomo. Si chiamava davvero Marco. Aveva 74 anni. Faceva il custode del negozio da mesi. Aveva perso la casa, la sua famiglia era lontana, e non aveva un posto dove andare. Così di notte dormiva nel magazzino. Di giorno, quando il negozio apriva, restava immobile dietro il vetro, fingendosi un manichino. Non lo faceva per scherzo. Lo faceva perché diceva che lì, dietro quella vetrina, si sentiva meno solo. “Mi piace osservare la gente, vedere come comincia la giornata. E almeno qui… nessuno mi ignora.”

La storia venne fuori quando un ragazzo filmò la scena e la postò online. Diventò virale. Migliaia di persone scrissero: “A volte crediamo che nessuno ci veda… ma c’è sempre qualcuno che osserva dall’altra parte del vetro.”

Oggi, il signor Marco non fa più il manichino. Gli hanno trovato un lavoro nel negozio come accogliente. Si siede su una sedia accanto alla vetrina, sorride ai passanti, e ogni mattina risponde a chi lo saluta: “Buongiorno, signor Marco.” Lui replica con una frase che ormai è rimasta nel cuore del quartiere: “Buongiorno… e grazie per avermi visto.”

A volte, basta un piccolo gesto per ricordarci che nessuno è davvero invisibile.

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