Un senzatetto si sedette al tavolo dando un’aria dimessa, ma quando parlò, tutto il bar ammutolì.

Ecco la storia adattata alla cultura italiana:
Si sedette al tavolo, dando limpressione di un senzatetto, ma quando parlò, tutto il bar ammutolì.
Era coperto di fuliggine, la camicia strappata al colletto, il mento sporco di polvere, come se fosse appena uscito dalle macerie di un edificio crollato. Nessuno lo fermò, ma nessuno lo salutò neanche.
La gente lo guardava. Bisbigliava. Due donne al tavolo accanto si scostarono, come se la sua presenza fosse contagiosa.
Si sedette da solo. Non ordinò nulla. Srotolò un tovagliolo con cura, quasi avesse un significato speciale, e cominciò a fissarsi le mani.
Poi il cameriere si avvicinò, esitante.
Signore, lei ha bisogno di aiuto? chiese.
Lui scosse la testa in silenzio.
Ho solo fame, disse. Vengo dallincendio di Via Sesta.
Nel locale calò un silenzio di tomba.
Quella mattina, tutti i telegiornali avevano parlato dellincendio di Via Sesta. Un palazzo di tre piani era andato a fuoco. Non cerano vittimeperché qualcuno, prima ancora che arrivassero i pompieri, aveva trascinato fuori due persone dalluscita sul retro.
Nessuno sapeva chi fosse stato.
E poi una ragazza in giubbotto di pelle si alzò. Cinque minuti prima aveva pure storto il naso guardandolo. Ora, invece, gli si avvicinò e
E poi la ragazza in giubbotto di pelle si alzò. Cinque minuti prima lo aveva guardato con sufficienza. Ora si sedette di fronte a lui come se lo conoscesse da una vita.
Buongiorno, disse, tirando fuori il portafoglio. Mi lasci offrirle una colazione.
Lui batté lentamente le palpebre, come se non avesse sentito bene. Poi annuì una volta sola.
Il cameriere li guardò incerto, ma prese lordine. Pancake, uova al tegamino, caffètutto quello che luomo non aveva chiesto.
Come si chiama? domandò la ragazza.
Lui esitò. Alessandro.
Pronunciato cosìpiano, uniformesarebbe potuto essere un nome inventato. Ma nella sua voce cera una stanchezza che non sembrava falsa.
La ragazza, nonostante tutto, sorrise. Io sono Giulia.
Lui non ricambiò il sorriso, annuì solo lentamente. Continuava a fissarsi le mani, come se ricordasse qualcosa di terribile.
Ho visto le notizie stamattina, disse Giulia. Dicevano che qualcuno ha salvato due persone. Da una scala laterale che sembrava bloccata.
Sì, rispose luomo, ancora concentrato sui suoi palmi. Non era bloccata. Non del tutto. Cera solo tanto fumo. La gente nel fumo perde la testa.
Vuoi dire che eri tu?
Alzò le spalle. Ero lì.
Lei lo studiò. Tu tu vivevi lì?
Lui la guardò. Non arrabbiato. Solo stanco. Non esattamente. Ero solo di passaggio in un appartamento vuoto. Non avrei dovuto esserci.
Intanto arrivò il cibo. Giulia non fece altre domande. Gli spinse il piatto davanti e disse:
Mangia.
Non toccò le posatemangiò con le mani, come se si fosse dimenticato di ogni regola di galateo. La gente lo guardava ancora. Bisbigliava ancora. Ma più piano.
Quando finì metà delle uova, finalmente alzò lo sguardo e disse:
Gridavano. La donna non riusciva a muoversi. Il bambino doveva avere sei anni. Non ho pensato. Li ho presi e basta.
Li hai salvati, disse Giulia.
Forse.
Sei un eroe.
Lui rise, amaro.
Ma dai, no. Solo un tizio che ha sentito lodore del fumo e non aveva niente da perdere.
Quella frase risuonò pesante. Giulia non seppe cosa dire, e lo lasciò finire di mangiare.
Quando ebbe finito, si pulì le mani con lo stesso tovagliolo che aveva steso con tanta cura prima. Lo piegò e se lo infilò in tasca.
La ragazza notò che le sue mani tremavano.
Stai bene? chiese.
Lui annuì.
Sono stato in piedi tutta la notte.
Hai un posto dove andare?
Non rispose.
Hai bisogno di aiuto?
Strinse appena le spalle.
Non del tipo che la gente di solito offre.
Stettero in silenzio un po. Poi Giulia domandò:
Perché stavi in un appartamento vuoto? Sei senzatetto?
Non parve offendersi. Disse solo:
Più o meno. Un tempo vivevo lì. Prima che succedesse tutto.
Tutto?
Lui fissò il tavolo, come se la risposta fosse incisa nel legno.
Un anno fa è morta mia moglie. Incidente dauto. Poi ho perso la casa. Non riuscivo a riprendermi.
Giulia sentì un nodo in gola. Non si aspettava tanta sincerità.
Mi dispiace tanto, disse.
Lui annuì una volta, poi si alzò.
Grazie per il cibo.
Sicuro che non vuoi restare ancora un po?
Non dovrei essere qui.
Stava per andarsene, ma Giulia si alzò.
Aspetta.
Si fermò. La guardò con occhi spenti ma attenti.
Non puoi sparire così. Hai salvato delle persone. Questo conta.
Lui sorrise, triste.
Non cambia dove dormirò stanotte.
Giulia si morse il labbro. Si guardò intorno nel bar. Li stavano ancora osservando. Non le importava.
Vieni con me, disse.
Lui aggrottò la fronte.
Dove?
Mio fratello gestisce un dormitorio. Non è grande, non è perfetto, ma è caldo. Sicuro.
Lo guardò come se gli avesse offerto la luna.
Perché lo fai?
Giulia alzò le spalle.
Non so. Forse perché mi ricordi mio padre. Lui aggiustava le biciclette di tutti i bambini del quartiere. Non chiedeva mai niente. Dava e basta.
Alessandro ebbe un impercettibile tremito alle labbra.
Senza una parola, la seguì.
Il dormitorio era nei sotterranei di una vecchia chiesa, a tre isolati di distanza. Il riscaldamento era instabile, i letti duri, il caffè pessimo. Ma lo staff era gentile, e nessuno guardò Alessandro come se non avesse il diritto di essere lì.
Giulia rimase un po. Aiutò a registrare alcuni nuovi arrivati. Ogni tanto guardava Alessandro, seduto sul suo lettino a fissare il vuoto.
Dagli tempo, sussurrò suo fratello, Matteo. Tipi come lui? Sono stati invisibili troppo a lungo. Ci vuole tempo per ricordarsi di essere persone.
Giulia annuì. Non lo disse ad alta voce, ma decise che sarebbe tornata ogni giorno finché quelluomo non avesse sorriso.
Le notizie si sparsero in fretta.
Anche i sopravvissuti dellincendio si fecero vivi. Una giovane madre, Lucia, e suo figlio, Luca. Raccontarono ai giornalisti di un uomo che li aveva portati fuori dal fumo, avvolgendo il bambino nella sua giacca e dicendo: Trattieni il fiato. Ti tengo io.
Un furgone della stampa arrivò al dormitorio. Matteo li mandò via.
Non è ancora pronto.
Giulia, però, prese il telefono e trovò Lucia online.
Quando finalmente si incontrarono, fu un momento silenzioso

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