Un ultimatum d’amore – e perché ho scelto il mio gatto

Solo qualche mese fa ero convinto che la mia vita stesse finalmente prendendo la giusta direzione. Avevo incontrato una donna straordinaria, Valeria, e dopo otto mesi di passione, complicità e sogni condivisi, mi sembrava naturale compiere il passo successivo: andare a vivere insieme. Non avevo dubbi, ero certo che fosse la scelta giusta, la dimostrazione che il nostro amore era vero, profondo e destinato a durare.

Abbiamo trovato un appartamento accogliente nel cuore di Firenze, vicino al Ponte Vecchio, con una vista mozzafiato sull’Arno. Era il luogo perfetto per iniziare il nostro nuovo capitolo, per costruire un futuro insieme. Ma in quella casa non saremmo stati soli.

C’era un’altra presenza.

Il mio gatto, Leone.

Non era solo un animale domestico. Leone era la mia famiglia, il mio rifugio. Da dieci anni condivideva con me la mia vita, da quando, ancora studente, lo avevo adottato in un momento di grande solitudine. Era stato con me nei momenti più felici, ma soprattutto in quelli più difficili – quando tutto sembrava andare storto, quando mi sentivo perso, quando credevo di non avere più nessuno. Leone era lì. Sempre.

Quando Valeria si è trasferita da me, ero sicuro che non ci sarebbero stati problemi. Diceva di amare i gatti, e all’inizio sembrava davvero affezionata a Leone: lo accarezzava, giocava con lui, gli scattava foto che poi mandava alle sue amiche con commenti come “Guarda che tenero il mio nuovo coinquilino!”.

Ma con il passare delle settimane, qualcosa è cambiato.

All’inizio erano piccole cose: qualche starnuto, gli occhi leggermente arrossati, un naso che colava ogni tanto. Pensavamo fosse un’allergia passeggera o una leggera influenza. Ma giorno dopo giorno, i suoi sintomi peggioravano. Valeria iniziò a sentirsi sempre più debole, respirava con difficoltà e la notte si svegliava di soprassalto, ansimando come se stesse soffocando.

Ero terrorizzato.

L’abbiamo portata da un medico. Stringendole la mano nella sala d’attesa, cercavo di tranquillizzarla, dicendole che tutto si sarebbe risolto, che sicuramente c’era una soluzione.

Ma le parole del dottore sono state come una pugnalata al cuore.

— È una grave allergia al pelo di gatto. Se non elimina la fonte dell’allergia, i sintomi peggioreranno sempre di più e potrebbero causare problemi respiratori seri.

“Eliminare la fonte dell’allergia.”

Quelle parole mi hanno colpito come un fulmine.

— Ma Valeria ha già passato molto tempo con Leone prima di vivere qui! Non ha mai avuto questi problemi! – ho detto, cercando disperatamente una spiegazione diversa.

Il medico ha scosso la testa con pazienza.

— Le allergie possono svilupparsi nel tempo. Essere vicino a un gatto per qualche ora non è la stessa cosa che vivere con lui ogni giorno. Il suo corpo ora sta reagendo in modo sempre più forte.

Il viaggio di ritorno è stato avvolto dal silenzio.

Nella mia testa si affollavano mille pensieri. Forse un purificatore d’aria avrebbe aiutato? Forse esistevano farmaci che potessero ridurre la reazione allergica? Forse Leone avrebbe potuto stare fuori dalla camera da letto? Doveva esserci una soluzione!

Ma appena siamo entrati in casa, ho capito che per Valeria non c’erano alternative.

— Allora? Quando lo porti via?

Il suo tono era freddo, deciso.

Mi sono fermato.

— Cosa?

— Hai sentito il dottore. Non posso vivere qui finché lui è in questa casa. Devi scegliere.

Un gelo mi ha attraversato il petto.

— Valeria… Leone non è solo un gatto. È parte della mia vita.

Lei ha alzato gli occhi al cielo, infastidita.

— E io? Io non faccio parte della tua vita? Davvero vuoi scegliere un animale invece di me?

Ed è stato in quel momento che ho capito tutto.

Non era solo una questione di allergia. Era un ultimatum.

Se mi avesse davvero amato, avrebbe almeno provato a cercare un’altra soluzione. Avrebbe cercato di capire quanto questo mi stava distruggendo. Ma no. Per lei, la questione era semplice.

O lui, o lei.

E all’improvviso tutto mi è stato chiaro.

L’ho guardata negli occhi e, con voce ferma e calma, ho detto:

— Se per te Leone è solo un problema di cui sbarazzarti, allora forse sei tu a dover andare via.

Lei è rimasta a bocca aperta.

— Non posso crederci… Stai scegliendo un gatto invece di me?!

Ho sospirato.

— Sto scegliendo la lealtà. Sto scegliendo qualcuno che non mi ha mai chiesto di scegliere tra l’amore e la fedeltà.

È rimasta lì per un attimo, aspettandosi forse che tornassi sui miei passi.

Ma io avevo già preso la mia decisione.

Senza dire una parola, si è voltata e ha iniziato a raccogliere le sue cose.

L’ho osservata mentre riempiva la valigia e, con mia grande sorpresa… non ho provato dolore. Non ho sentito rimpianto. Ho sentito solo sollievo.

Dieci minuti dopo, era sparita.

L’appartamento è diventato improvvisamente silenzioso.

Mi sono seduto sul divano e ho sentito il peso della tensione svanire.

Poi ho percepito un calore familiare accanto a me.

Leone.

Si è arrampicato sulle mie ginocchia, si è accoccolato e ha iniziato a fare le fusa, come se sapesse che avevo bisogno di lui più che mai.

Gli ho accarezzato il morbido pelo e ho respirato profondamente.

Perché il vero amore non pone ultimatum. Il vero amore non ti chiede di rinunciare a chi sei.

E no – non rimpiango la mia scelta.

Perché, a differenza di Valeria, Leone non mi ha mai chiesto di scegliere tra l’amore e la fedeltà.

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