Nella tranquilla campagna toscana, tra colline coperte di vigneti e campi di grano, viveva il signor Vittorio, un uomo di settant’anni che aveva conosciuto sia la fortuna che il dolore. Nonostante l’età, era considerato uno dei contadini più benestanti della zona. I suoi terreni si estendevano a perdita d’occhio, le sue greggi pascolavano abbondanti, e il suo nome suscitava rispettoo almeno riconoscenzatra i vicini.
Ma la ricchezza, si diceva nel paese, non riempie ogni vuoto. Dieci anni prima, Vittorio aveva perso la prima moglie, la signora Lucia, una donna forte che gli aveva dato tre figlie. Le ragazze erano ormai sposate, disperse tra diverse famiglie, occupate con le loro vite. Lo visitavano spesso, ma lui sentiva unassenza. Per tutta la sua prosperità, non aveva un figlio maschio a cui lasciare il cognome, un erede per la famiglia. Questa mancanza lo tormentava, diventando unossessione.
Nonostante i capelli bianchi e la schiena curva, Vittorio era convinto che il destino gli dovesse ancora un figlio, un ragazzo che avrebbe ereditato le sue terre, le sue pecore, il suo orgoglio. Fu questo desiderio a spingerlo verso una decisione che sconvolse il paese: si sarebbe risposato.
La sua scelta cadde su Fiammetta, una ragazza di appena ventanni, figlia di una famiglia umile dello stesso paesino. La vita non era stata gentile con loro. La povertà si annidava in ogni angolo di casa, i debiti crescevano, e il fratellino più piccolo soffriva di una malattia che richiedeva medicine che non potevano permettersi.
Fiammetta era bellissima, il viso fresco come lacqua di sorgente, i capelli scuri e lunghi, gli occhi luminosi ma segnati dalla fatica. I suoi genitori, disperati e braccati dai creditori, accettarono lofferta di Vittorio. In cambio di una somma considerevole, promisero la figlia in sposa.
Fiammetta non protestò apertamente. Si inghiottì le lacrime, sapendo che il suo sacrificio poteva essere lunico modo per salvare il fratello e alleggerire i debiti della famiglia. Alla vigilia delle nozze, seduta con la madre alla luce fioca di una candela, sussurrò:
“Spero solo che mi tratti bene… Farò il mio dovere.”
Sua madre, asciugandosi le lacrime, poté solo annuire, stringendola in un abbraccio tremante.
Il matrimonio fu modesto nelle spese ma grandioso nelle intenzioni. Vittorio voleva che tutto il paese vedesse che era ancora “forte”, che poteva prendersi una sposa giovane abbastanza da essere sua nipote. I suonatori intonarono canzoni allegre, i vicini riempirono la chiesa e poi il cortile, sussurrando e commentando mentre la coppia scambiava i voti.
“Poverina,” mormoravano alcune donne, guardando Fiammetta.
“Ma guardalo, alla sua età… ridicolo,” ridevano altre.
Ma Vittorio ignorava tutto. Il petto gli si gonfiava dorgoglio camminando accanto a Fiammetta. Per lui, questo non era solo un matrimonioera la prova che aveva ancora vigore, che il destino non aveva chiuso la porta al suo sogno di un figlio.
Fiammetta, con un sorriso studiato, ringraziò gli ospiti e finse gioia. Dentro, lo stomaco le si torceva di paura e rassegnazione.
Quella notte, laria nella casa di Vittorio era ancora impregnata del profumo della carne arrosto e del vino della festa. Gli ospiti se nerano andati, e il silenzio avvolgeva le spesse mura di pietra.
Vittorio, vestito con i suoi abiti migliori, si versò un bicchiere di grappa, una pozione che giurava gli avrebbe ridato vigore. Guardò Fiammetta con speranza, gli occhi brillanti di desiderio. Le prese la mano e sussurrò:
“Stasera iniziamo la nostra nuova vita, regina mia.”
Fiammetta forzò un sorriso, il cuore che le batteva forte. Lo seguì nella camera da letto, dove un grande letto di legno li aspettava. Le candele tremolavano, proiettando ombre danzanti sulle pareti.
Ma prima che la notte potesse svolgersi, il destino colpì. Lespressione di Vittorio si contorse allimprovviso; il respiro gli si fece affannoso. Si aggrappò al petto, barcollò, e cadde pesantemente sul letto.
“Signor Vittorio! Che succede?” gridò Fiammetta, la voce che le tremava.
Gli corse accanto, lo scosse, ma il suo corpo era già rigido, il volto pallido. Un gemito soffocato gli sfuggì, poi il silenzio. Lodore della grappa rimase nellaria, come un crudele promemoria del suo inutile tentativo di sfidare letà.
Fiammetta urlò chiedendo aiuto. I vicini, ancora svegli, corsero in casa. Le tre figlie di Vittorio, già vestite di nero benché la notte non fosse finita, irruppero nella stanza. Trovarono Fiammetta in lacrime accanto al corpo senza vita del padre.
La scena si trasformò in caosurla, pianti, passi frettolosi. Qualcuno chiamò unauto; Vittorio fu portato durgenza allospedale più vicino. Ma i medici, dopo una breve visita, scossero la testa.
“È stato un infarto fatale,” dissero. “Il suo cuore non ha retto lo sforzo.”
E così, il sogno che aveva spinto Vittorio a risposarsi svanì in un attimo.
La notizia si sparse più veloce dellalba. Allo spuntar del sole, tutto il paese sapeva. La gente si riuniva in piccoli gruppi, sussurrando, alcuni con pietà, altri con un ghigno crudele.
“Non ha nemmeno fatto in tempo a darle un figlio,” dicevano.
“Il destino ha la sua giustizia.”
“Poverina, immagina essere vedova prima ancora di essere davvero moglie.”
I pettegolezzi trafiggevano Fiammetta come pugnali invisibili, ma lei rimaneva in silenzio. Fissava il vuoto, le lacrime ormai asciutte, il cuore intorpidito. Ripensò alle parole dette alla madre”Farò il mio dovere”e le sentì riecheggiare come una beffa amara.
Il funerale fu imponente, degno di un uomo del rango di Vittorio. I suonatori intonarono melodie tristi, i vicini vennero a rendere omaggio, e le figlie piansero. Fiammetta rimase in disparte, il velo che le copriva il volto giovane, intrappolata tra due ruoli: troppo giovane per essere vedova, ma per sempre marchiata come la seconda moglie di un uomo cinquantanni più grande.
I soldi che Vittorio aveva dato per il matrimonio bastarono a saldare i debiti della sua famiglia e a curare il fratello. In quel senso, il suo sacrificio aveva avuto un senso. Ma per Fiammetta, il prezzo era troppo alto. Aveva barattato la sua gioventù, la sua libertà, per un matrimonio durato meno di un giorno, che laveva lasciata segnata da una reputazione che non avrebbe mai abbandonato.
Da quella notte, Fiammetta portò il peso del suo destino. Ogni volta che attraversava il paese, la gente la guardava con una miscela di pietà e curiosità. Alcuni la chiamavano “la vedova giovane”, altri sussurravano “la moglie del signor Vittorio”.
A soli ventanni, le sembrava che la sua vita fosse finita prima ancora di cominciare. I sogni damore, di poter scegli