Un viaggio verso il mare

**Viaggio al mare**

A cinquantanove anni, Massimo De Luca rimase vedovo. Dopo il funerale della madre, sua figlia propose subito di trasferirsi da lei.

«Papà, vieni da noi. Come farai qui tutto solo? Ti peserà. Almeno per un po’ resti con noi. Riprenditi…»

«Grazie, tesoro, ma no. Non ti preoccupare per me. Non sono un vecchio inabile, so badare a me stesso. Cosa farei da voi? Meglio che tu rimanga qui più a lungo», disse Massimo guardando la figlia con speranza.

«Papà, a casa ci sono Luca e Marco da soli. Luca è in piena adolescenza, Marco ha il lavoro… Devo tornare», rispose Laura, abbracciandolo con rimorso.

«Capisco.» Massimo le diede una pacca sulla mano.

«Papà, se hai bisogno di qualcosa, chiamami subito. Prometti?»

«Cosa potrei mai volere? Cucino, la lavatrice funziona, posso lavare il pavimento. Quando Veronica si ammalò, imparai tutto. Lei mi dava solo qualche suggerimento. O forse trovi la casa sporca?» Nella sua voce c’era un pizzico di offesa.

«No, papà, è tutto perfetto. Non arrabbiarti, è solo che mi preoccupo per te.» Laura si appoggiò alla sua spalla.

«Non mi ubriacherò di dolore. Da giovane evitavo la vodka, e ora è troppo tardi per cominciare. Non agitarti, va’ pure.»

Così decisero. Massimo preparò per la figlia un sacco pieno di cibi fatti in casa. Laura sollevò la borsa pesante.

«Papà, perché così tanto? Abbiamo già tutto.»

«Prova a dire di no a tua madre. Prendili, non saranno mai troppi. Il treno ti porterà, e Marco verrà a prenderti», borbottò lui, senza cattiveria.

Arrivarono alla stazione pochi minuti prima della partenza. La bigliettaia controllò il biglietto e li invitò a salire: il treno sarebbe partito tra poco.

Laura abbracciò il padre un’ultima volta, baciandolo sulla guancia rasposa. Afferrò frettolosamente la borsa, nascondendo gli occhi lucidi. Salì in fretta sul vagone e, mentre la bigliettaia chiudeva lo sportello, salutò il padre con la mano, sorridendo tra le lacrime.

Massimo rimase a guardare il treno allontanarsi, trasformarsi in un puntino, poi sparire. Il cuore gli doleva di malinconia. Ecco, ora era solo. Finché Laura era lì, aveva fatto il forte, ma ora si lasciò andare. Intorno a lui risuonavano voci, risate, la gente camminava, ma lui avanzava verso la fermata dell’autobus come in un deserto, senza vedere nulla.

«Ah, Veronica, come farò senza di te ora? Forse avrei dovuto accettare l’invito di Laura?» Arrivato alla fermata, decise di tornare a casa a piedi, rimandando l’incontro con l’appartamento vuoto.

Camminò lentamente per la strada polverosa, ricordando quando aveva conosciuto Veronica…

***

Da ragazzo, Massimo era innamorato di Gaia, una ragazza fragile con una cascata di lentiggini dorate sul viso e capelli color rame. Le lentiggini non sparivano neanche d’inverno, solo si schiarivano. La chiamava affettuosamente «sole».

Nell’ultimo anno di scuola, suo padre si ammalò di tubercolosi. I medici consigliarono di trasferirsi in un clima più mite, lontano dall’umidità del nord. I genitori di Gaia vendettero l’appartamento e si trasferirono al sud, vicino al mare.

All’inizio, Massimo e Gaia si scrivevano spesso. Ogni volta che la madre entrava nella sua stanza, lo trovava a sognare ad occhi aperti o a scrivere lettere. In ognuna, prometteva che l’estate seguente sarebbe andato a trovarla. La madre si arrabbiava perché invece di prepararsi agli esami d’ingresso all’università, perdeva tempo. Ma Massimo quasi non la sentiva: era già lì, con Gaia.

Dopo il primo anno, Massimo lavorò in un cantiere per guadagnare i soldi del viaggio, senza chiedere ai genitori. Tornò a metà agosto, magro e abbronzato, e annunciò che sarebbe partito per il sud, da Gaia.

La madre protestò.

«Non ti lascio andare da solo. Scrivi prima, avvertili. Capiteresti come un fulmine a ciel sereno. È passato un anno, tutto potrebbe essere cambiato.»

Non c’erano cellulari allora, e neppure i telefoni fissi erano diffusi, figurarsi in una casa privata. Massimo dovette scrivere un’altra lettera, aspettare la risposta, pentendosi di non averlo fatto prima.

Quando arrivò la risposta, i biglietti del treno erano praticamente introvabili. Sembrava che tutti avessero deciso di passare l’estate al mare. Così, quE mentre il treno lo riportava verso casa, Massimo chiuse gli occhi, sorridendo all’idea che forse, in qualche modo, Veronica e Gaia erano lì con lui, e capì che la vita non è fatta di rimpianti, ma di attimi da custodire nel cuore.

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