Un Visita della Suocera che Cambia Tutto: ‘Mamma, Resta con Noi’

«Mamma, resta con noi»: come la visita della suocera ha cambiato tutto

Rosa Serafina arrivò a trovare la figlia e il genero.
— È arrivata la nonna! — esclamò felice il nipote di cinque anni, Alessandro, non appena lei varcò la soglia.
In corridoio apparvero subito la figlia e il marito. Si sedettero a tavola, chiacchierarono, sorrisero, sembrava tutto normale. Verso sera, Rosa Serafina si ritirò nella stanza che la figlia le aveva preparato per riposare un po’. Dopo un paio d’ore, sentendosi assetata, si diresse verso la cucina.

Mentre si avvicinava alla porta, udì la voce del genero. Parlava a bassa voce, ma con tono severo, rivolto al bambino, e ciò che sentì la lasciò senza parole.

Rosa non si era mai intromessa nella vita degli altri. Non imponeva le sue opinioni, non criticava. Parlava solo se le chiedevano consiglio. Ma ultimamente nessuno le chiedeva più nulla. E ora, ascoltando come proibivano al nipote di mangiare la torta, lo chiamavano “Leonardo” invece di Alessandro e gli facevano prediche, capì all’improvviso: non poteva più tacere.

Rosa Serafina era una donna elegante, curata. Aveva cresciuto da sola la figlia. Dopo il divorzio, non si era più affidata a nessuno. Aveva allevato Caterina come un’amica, condividendo tutto con lei. Caterina era cresciuta, si era trasferita a Firenze per studiare e aveva deciso di rimanerci. Allora la madre vendette la casa al mare, l’auto, diede tutti i suoi risparmi per comprarle un bilocale in periferia. Non era in centro, ma era ben ristrutturato.

La figlia era al settimo cielo. Poco dopo, presentò il fidanzato, Matteo. Sembrava educato, curato, ma Rosa intuì subito che qualcosa non andava. Lo sguardo era troppo penetrante, controllante. E aveva ragione.

Matteo si rivelò geloso, avaro e dispotico. Insistette perché Caterina si sposasse con l’abito di sua sorella — “quasi nuovo”. Il matrimonio si celebrò nel cortile dei suoi genitori, con cibo casalingo, tende e vino fatto in casa. La luna di miele, sempre lì, nella soffitta. Il regalo di Rosa? Soldi. Lui aveva chiesto esplicitamente: “Meglio in contanti”.

Rosa scrollò la testa. Avrebbe voluto commentare, ma si trattenne. Erano giovani, dovevano fare le loro scelte.

Nacque il nipote. Lo chiamarono Alessandro, come il nonno. Ma Matteo dichiarò che lo avrebbe chiamato Leonardo, perché gli piaceva di più. A Rosa questo fece male. Offrì di rimanere ad aiutare con il bambino, ma Matteo non nascose il fastidio.

— Non serve, mamma. Ce la caviamo da soli. Sei venuta in visita, ora torna a casa. — Sorrideva ironico, mentre Caterina annuiva, come ipnotizzata.

Passarono gli anni. In cinque anni, Rosa vide il nipote una decina di volte. Il cuore le doleva, ma non voleva imporsi.

Poi dovette recarsi in città per degli esami e decise di fermarsi da Caterina, anche se non ne aveva voglia. La visita si rivelò gelida. Matteo non disse una parola, ma la guardava con disprezzo. Il bambino indossava vestiti lisi, mangiava solo minestre e verdure.

— Perché Alessandro non mangia carne? — chiese Rosa, stupita.

— Matteo dice che fa male ai bambini. Solo cibo naturale: minestre, noci, insalate. — rispose pianamente la figlia.

Rosa rabbrividì. Al nipote era proibito tutto. Nemmeno l’asilo frequentava. E alla domanda sui vestiti nuovi, la risposta fu secca:
— Matteo dice che sprecare soldi per i bambini è stupido. Si può prendere tutto gratis. I soldi vanno risparmiati.

Al terzo giorno, Matteo fu chiaro:
— Non entri nelle nostre stanze, non tocchi il nostro cibo. E paghi pure per il pernottamento.

Rosa rimase senza parole. Appena lui uscì, si rivolse alla figlia.

— Caterina, ma davvero? Devo stare in balcone, dormire su un lettino e pure pagare? Porto tutto io! Nel vostro frigo c’è solo insalata, il bambino è vestito di stracci! E io dovrei pagare pure per questo?

Caterina mormorò che Matteo scherzava. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu quando Rosa offrì un pezzo di torta al nipote. Dal corridoio si udì un urlo:

— Cos’hai mangiato? Chi te l’ha dato? Non sei Alessandro, sei Leonardo! Quante volte te lo devo dire?

Matteo strappò la torta dalle mani del bambino. E a quel punto, Rosa non poté più tacere.

— Senti un po’, Matteo. Hai dimenticato con quali soldi è stata comprata questa casa? È di mia figlia! Tu non conti niente! Vergognati! Il bambino mangia erba e vestiti usati, e tu pretendi pure i soldi da me? Basta! Alessandro, vieni, la nonna ti fa assaggiare del cibo vero!

— La pizza è buona? — chiese il bambino, incuriosito.

— Buonissima! Andiamo.

Sulla strada, gli comprò un completo e delle scarpe nuove. Al ristorante, Alessandro mangiò con tale gioia che Rosa trattenne a stento le lacrime.

— Nonna, tu resti con noi? Perché io ho fame spesso, ma papà dice che non posso mangiare.

— Certo che resto. La nonna metterà a posto le cose.

Quando tornarono, Matteo era già andato via. Aveva preso le sue cose, il portatile e perfino la televisione.

Caterina non rimproverò la madre. Anzi, sussurrò:

— Grazie, mamma. Volevo lasciarlo da tempo, ma non avevo il coraggio. Mi hai aiutata.

Rosa rimase a vivere con la figlia e il nipote. Quell’estate, partirono insieme per le vacanze. E Caterina promise:

— Se mi sposerò di nuovo, sarà solo con il tuo permesso. Sei la migliore!

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