Una coppia torna felicemente da una cena di compleanno indimenticabile.

Un tempo fa, una coppia tornava felice da una cena di compleanno indimenticabile.

Luisa rientrava col marito dal ristorante dove avevano festeggiato il suo onomastico. La serata era andata benissimo. Cerano tante persone: parenti, colleghi di lavoro. Molti di loro Luisa non li aveva mai visti prima, ma se Marco li aveva invitati, un motivo cera.

Luisa non era il tipo da contraddire il marito; detestava le liti. Era più semplice per lei accettare le scelte di Marco piuttosto che difendere il proprio punto di vista.
“Luisa, le chiavi sono ancora in fondo alla borsa? Puoi prenderle?”
Luisa aprì la borsetta, cercando le chiavi a occhi chiusi. Allimprovviso, un dolore acuto la fece sobbalzare, e lasciò cadere la borsa per terra.
“Perché hai urlato?”
“Mi sono punta con qualcosa.”
“Con tutto il disordine che cè lì dentro, non mi stupisce!”

Luisa non rispose, raccolse la borsa e ne estrasse con cura le chiavi. Entrarono in casa e presto dimenticò laccaduto. Stanca, le gambe le dolevano e voleva solo farsi una doccia prima di dormire. Al mattino, si svegliò con un dolore lancinante alla mano: il dito era rosso e gonfio. Allora ricordò la serata precedente e frugò nella borsa per capire cosa fosse successo. Scavando con attenzione, trovò sul fondo un grande ago arrugginito.

“Che diavolo è questo?”
Non capiva come quelloggetto fosse finito lì dentro. Lo tirò fuori e lo gettò nel cestino. Poi si diresse verso larmadietto dei medicinali per disinfettare la ferita. Dopo aver fasciato il dito, Luisa andò al lavoro. Ma allora di pranzo, iniziò a sentirsi febbricitante.

Chiamò il marito:
“Marco, non so cosa fare. Ieri avrò preso uninfezione. Ho la febbre, mal di testa, mi sento tutta indolenzita. Figurati, ho trovato un ago arrugginito nella borsa, ed è quello che mi ha punto!”
“Dovresti andare dal dottore, non si sa mai, potrebbe essere grave.”
“Non preoccuparti, ho disinfettato. Passerà.”

Ma con ogni ora che passava, Luisa stava peggio. A malapena riuscì a finire la giornata e prese un taxi per tornare a casa, incapace di sopportare i mezzi pubblici. Arrivata, crollò sul divano e si addormentò.

Sognò la nonna Maria, morta quando lei era ancora piccola. Non sapeva come, ma era certa che fosse lei. Fragile e curva, il suo aspetto avrebbe spaventato molti, ma Luisa sentiva che la nonna voleva aiutarla.

La nonna la guidò attraverso un campo e le mostrò quali erbe raccogliere, dicendole di preparare un infuso per purificarsi. Le spiegò che qualcuno le voleva male, ma che doveva restare in vita per difendersi. Il tempo stringeva.

Luisa si svegliò sudata. Pensò di aver dormito a lungo, ma erano passati solo pochi minuti. Sentì sbattere la porta dingresso: Marco era rientrato. Scivolò giù dal divano e lo raggiunse. Quando la vide, lui sbiancò:
“Che ti succede? Guardati allo specchio!”

Luisa si avvicinò. La sera prima aveva visto il viso di una donna sorridente. Ora non si riconosceva più: capelli spenti, occhiaie, pelle grigiastra, sguardo vuoto.
“Ma cosa sta succedendo?”

Ricordò improvvisamente il sogno e disse a Marco:
“Ho sognato la nonna. Mi ha detto cosa devo fare…”
“Luisa, vestiti, andiamo allospedale.”
“No, non andrò da nessun medico. La nonna ha detto che non potrebbero aiutarmi.”
Scoppiò una lite furiosa. Marco la chiamò pazza, delirante per un sogno. Per la prima volta, litigarono con violenza. Lui voleva portarla in ospedale a forza.

“Se ti rifiuti, ti trascinerò per il collo!”
Luisa si divincolò, perse lequilibrio e cadde sbattendo contro uno spigolo. Furioso, Marco prese la borsa, sbatté la porta e se ne andò. Luisa trovò solo la forza di scrivere al lavoro, dicendo che era malata e sarebbe rimasta a casa qualche giorno.

Marco tornò a notte fonda e si scusò. Tutto ciò che lei gli disse fu:
“Portami domani nel paese dove viveva la nonna.”
Al risveglio, Luisa sembrava più un fantasma che una donna in salute. Marco continuava a supplicarla:
“Luisa, smettila con queste follie, andiamo in ospedale. Non voglio perderti.”

Ma partirono comunque. Lunica cosa che Luisa ricordava era il nome del paesino. Non ci tornava da quando i genitori avevano venduto la casa della nonna. Durante il viaggio, Luisa dormì. Non sapeva nemmeno in quale campo dirigersi, ma appena si avvicinarono al paese, si svegliò e disse:
“È lì.”

Riuscì a scendere dalla macchina e cadde sullerba, esausta. Ma sapeva di essere nel posto giusto. Trovò le erbe che la nonna le aveva mostrato nel sogno e tornò a casa. Marco preparò linfuso seguendo le sue indicazioni. Luisa lo bevve a piccoli sorsi, e ogni sorso le dava un po di sollievo.

Si trascinò in bagno, e quando si rialzò, notò che la sua urina era nera. Invece di spaventarla, la cosa confermò le parole della nonna:
“Il male sta uscendo…”

Quella notte, Luisa sognò di nuovo la nonna. Sorrideva e iniziò a parlare.
“Un malocchio ti è stato lanciato attraverso quellago. La mia medicina ti darà forza, ma non sarà per sempre. Devi trovare chi ti ha fatto questo e restituirgli il male. Non riesco a vedere chi è, ma ha un legame con Marco. Se non avessi gettato quellago, potrei dirti di più. Ma…”

“Fai così: compra una scatola di aghi e, sul più lungo, recita questa formula: Spiriti della notte, voi che avete vissuto, ascoltatemi, fantasmi delloscurità, svelate la verità. Circondatemi! Indicatemi, aiutLuisa seguì le parole della nonna e, dopo pochi giorni, apprese che Irene, la donna che le aveva voluto male, era caduta in un misterioso malore, liberandola per sempre dalla sua oscura maledizione.

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