Una donna pensava di vivere una vita dignitosa in una città qualsiasi.

Viveva in una città italiana una donna di nome Zinaida Petronella. Credeva di vivere una vita piuttosto dignitosa: aveva un appartamento tutto suo, sempre pulito e ordinato, e un buon lavoro come contabile in una fabbrica di mobili. Sebbene non si fosse mai sposata e non avesse figli, si riteneva soddisfatta, soprattutto se confrontata con la vita dei suoi vicini.

Zinaida Petronella arrivò ai cinquant’anni tranquilla e serena ed era molto contenta della sua vita. In particolare perché riteneva che i suoi vicini fossero un po’ perduti. C’era, ad esempio, una donna sulla sessantina al suo piano che aveva avuto il coraggio di tingersi i capelli di blu! E indossava abiti attillati e jeans. Tutti ridevano di lei. Sembrava la pazza del quartiere.

“Che scandalo!” pensava Zinaida Petronella, osservando la strana signora. Lei invece si compiaceva di apparire sempre adatta alla sua età.

Della terza vicina Zinaida preferiva non parlare: una ragazza di appena ventuno anni che già aveva un bambino di circa cinque. Probabilmente era rimasta incinta quando ancora andava a scuola. Viveva da sola con la sua bambina e si era addirittura legata alla pensionata dai capelli blu. Mentre la giovane era fuori durante il giorno, la vicina si prendeva cura della bimba.

“Persone del genere si attraggono” pensava Zinaida Petronella. “E a me non si avvicinano. Mi vedono come una persona rispettabile e si imbarazzano a guardarmi negli occhi. Scambiamo due parole in ascensore ed è tutto”.

L’ultimo vicino era un uomo sulla trentina. La prima volta che lo vide, Zinaida rimase scioccata: era ricoperto di tatuaggi su braccia e collo! Persone normali non si presentano così, pensava. In gioventù Zinaida Petronella aveva sempre criticato chi si tatuava. “Non sanno come farsi notare se non rovinandosi la pelle!” pensava ogni giorno, incontrando i suoi vicini.

Rientrata a casa, trovava conforto nel sapere di vivere secondo le regole. Discuteva spesso dei vicini con la sua unica amica al telefono, trasformandoli nei principali argomenti delle loro conversazioni: il “tipo con i tatuaggi”, la “giovane madre” e la “vecchia pazza”.

Una sera Zinaida Petronella tornava a casa dal lavoro di pessimo umore. Alla fabbrica c’era stata una mancanza nei conti… La prima in tanti anni. A chi dare la colpa? Ovviamente al contabile. La testa le doleva dalla mattina e ora aveva anche un ronzio nelle orecchie e le gambe pesanti.

Riuscì a malapena a raggiungere il portone del palazzo e si sedette su una panchina. Sentì un leggero tocco sulla mano. Alzando lo sguardo con difficoltà, vide con sorpresa la pensionata dai capelli blu.

– Cosa le è successo? Non si sente bene? – chiese premurosa.
– Mal di testa… – sussurrò Zinaida.
– Venga da Yuri, oggi è a casa. È pallida, sembra malata.
– Da quale Yuri? – chiese confusa.
– Yuri che abita al suo piano. È un cardiologo. Davvero non lo sapeva?

Una volta all’interno, la vicina suonò alla porta di Yuri. Zinaida fu sorpresa di trovarsi davanti l’uomo tatuato che riteneva non potesse mai essere una persona perbene.

Lui le misurò la pressione, la fece stendere sul divano e le diede una medicina. Presto il mal di testa e il ronzio sparirono.

– Si prenoti assolutamente per una visita! Anche le signore giovani come lei devono controllare la pressione, – sorrise il medico una volta che Zinaida stava meglio.

– Grazie, – disse Zinaida, sentendo un senso di vergogna nel ricordare come aveva giudicato l’uomo. “Pensa solo al suo aspetto, senza cervello,” aveva detto alla sua amica. E invece, lui salvava vite ogni giorno.
– Non c’è di che. Mi raccomando, si prenda cura!

Zinaida salutò il dottore e tornò a casa, sdraiandosi sul divano. Aveva davvero sbagliato sul conto dell’uomo… E anche la pensionata dai capelli blu si era rivelata una brava persona. Aveva mostrato interesse quando l’aveva vista stare male.

Poco dopo, le suonò alla porta la pensionata, tenendo per mano la figlia della giovane madre, che secondo Zinaida Petronella aveva avuto una ragazza troppo presto.

– Volevo solo vedere come stava e chiedere scusa per essere venuta con Anetta, visto che Anna è al lavoro… Volevo conoscerla da tempo, ma non ne ho mai avuto il coraggio.
– Entrate, preparo un tè, – disse Zinaida inaspettatamente. – Grazie per avermi aiutato quando ho avuto bisogno…

– Ma si figuri. Me ne accorgo subito quando qualcuno sta male. Ho curato mia madre malata fin da giovanissima. A 14 anni già la assistevo, e ci ha lasciati che ormai avevo più di 30 anni. Non ho avuto praticamente nessuna vita sociale, ma la mia unica gioia è la mia bambina. Ma non voglio parlarne ora. Finalmente posso divertirmi un po’ ora che sono anziana, – disse la vicina mostrando i suoi vivaci capelli. – Ringrazio mia figlia che mi ha aiutato a tingere i capelli e a scegliere abiti giovanili. Almeno per un po’ voglio sentirmi ancora giovane. E comunque Anna è in una situazione peggiore.
– Chi è Anna? – domandò Zinaida.

– Eh, Anna vive nella porta accanto alla mia. Anetta è sua sorella. I genitori sono morti in un incidente stradale. Ha adottato la sorella e ora si prende cura di lei. Ha abbandonato l’università, lavora giorno e notte. Yuri a volte la aiuta economicamente. Proprio lui, che oggi ha aiutato anche lei…

Quando la vicina se ne andò, Zinaida rimase seduta a lungo in cucina, fissando il vuoto. Forse avrebbe potuto offrire ad Anna di occuparsi di Anetta qualche volta. E poi, perché non tingersi i capelli di rosso? Pensava fosse inappropriato per la sua età. Deve assolutamente consultare la vicina a riguardo domani! E non dimenticare di invitare Yuri per i dolci, per ringraziarlo del suo aiuto.

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