**La famiglia che non ti aspetti**
Aveva sempre detto che il destino ama regalare sorprese proprio quando meno te lo aspetti. Ma un colpo di scena del genere non l’avrebbe mai immaginato neppure nei sogni più vividi.
Tutto cominciò quando una giovane famiglia si trasferì nell’appartamento accanto. I muri di quel vecchio palazzo erano sottili, e senza volerlo, sentiva le loro discussioni, le risate, il pianto del bambino. All’inizio la infastidiva—a sessantatré anni era abituata alla quiete. Ma col tempo, quelle voci divennero familiari, quasi care.
Il primo incontro avvenne alle cassette della posta. Una giovane donna col passeggino cercava di prendere la posta mentre calmava il piccolo che urlava. Senza pensarci, si avvicinò.
“Posso aiutare?” disse, tendendo le braccia. “Lei controlla la posta, io lo tengo un momento.”
“Grazie mille,” sorrise la donna. “Sono Marina. E questo è Dario, ha solo quattro mesi.”
“Giovanna Rossi,” si presentò, prendendo delicatamente il bambino. “Che bel cucciolo! Sembra una bambola.”
Dario si calmò all’istante, come se riconoscesse quelle mani gentili. Marina la fissò stupita.
“Ha un tocco magico! A casa piange tutto il giorno, e con lei subito tace.”
“Esperienza, cara, esperienza,” sospirò Giovanna. “Ho cresciuto due figli e ho fatto da nonna ai nipoti. Ma ormai sono grandi, e i miei figli vivono lontani.”
Da quel giorno, Marina bussava spesso alla sua porta per un consiglio. La pappa che non veniva bene, il bambino che non dormiva, o solo per due chiacchiere. Giovanna l’accoglieva sempre con un sorriso.
“Giovanna, mi farebbe un favore? Potrebbe tenere Dario un paio d’ore? Devo andare dal dottore, e con lui in sala d’attesa è impossibile.”
“Certo, cara. Lascialo pure qui. Io e Dario siamo già amici, vero, tesoro?”
Col tempo, quelle richieste divennero abitudine. Senza rendersene conto, Giovanna si affezionò al piccolo. Lui la riconosceva, le tendeva le braccia, e quando imparò a parlare, la prima parola fu *nonna*. Marina rise, dicendo che si era confuso.
Il marito di Marina, Luca, all’inizio diffidava. Uomo chiuso, di poche parole, lavorava come autista e tornava a casa stanco e cupo.
“Perché vai sempre da quella vecchia?” borbottava. “Non sai più pensare da sola?”
“Luca, è gentilissima. E mi aiuta con Dario. Senza di lei, come avrei fatto?”
“Avresti trovato un modo. Non mi piace che estranei si intromettano.”
Ma il destino decise diversamente. Luca ebbe un incidente. Niente di grave, solo una gamba rotta, ma due mesi di riposo forzato. I soldi cominciarono a scarseggiare.
Marina era stravolta tra il marito, il bambino e la ricerca di un lavoretto. Dario, sentendo la tensione, diventava capriccioso. In casa regnava il caos.
“Non ce la faccio più,” piangeva Marina, correndo da Giovanna. “Luca è irascibile, Dario urla, non abbiamo soldi. Non so cosa fare.”
“Calma, piccola,” la abbracciò Giovanna. “Tutto si risolverà. Porta Dario da me, cercati un lavoro con tranquillità.”
“Ma non posso pagarla…”
“Chi ha chiesto soldi? Per me è una gioia. Da sola mi annoio.”
Marina trovò lavoro in un piccolo negozio. Lo stipendio era modesto, ma almeno c’era qualcosa. Dario passava le giornate con Giovanna: pranzi, passeggiate, storie della buonanotte.
Luca inizialmente protestò, ma alla fine cedette. Soprattutto quando vide il figlio correre verso di lei come verso una nonna.
“Strano,” mormorava. “Una sconosciuta, eppure mio figlio le vuole più bene che a sua nonna.”
La vera nonna, la madre di Luca, abitava in città ma si disinteressava del nipote. Lo vedeva tre volte l’anno, portando un regalo frettoloso prima di sparire.
“Ve l’avevo detto che i figli sono una croce,” diceva al figlio. “Ora soffrite? Dovevate pensarci prima.”
Giovanna, sentendo quelle parole attraverso il muro, scuoteva la testa. Come si poteva parlare così di un nipote?
Passò il tempo. Dario imparò a camminare, a parlare. Chiamava Giovanna *nonna*, nonostante Marina cercasse di spiegare che era solo la vicina.
“Mia nonna,” insisteva, abbracciandole le gambe.
“Lascialo dire,” sorrideva Giovanna. “A me fa piacere.”
Luca guarì e tornò a lavorare. I soldi ricominciarono ad arrivare, ma Dario continuava a stare con Giovanna. Era diventata routine, una parte della vita.
I problemi arrivarono dopo. Marina rimase incinta. La gravidanza fu difficile, con nausee e spossatezza. Giovanna si prese ancora più cura di Dario.
“Come faremmo senza di lei,” sospirava Marina. “Lei è come una madre per noi.”
“Lo sono,” rispondeva Giovanna. “Anche voi siete la mia famiglia.”
Ma la vita non è sempre facile. Una sera, bussarono alla porta. Una donna elegante ma dall’aria sgradevole la fissò.
“Lei è la vicina di mio figlio?” chiese senza preamboli.
“Mi scusi, lei chi è?”
“Sono la madre di Luca. Valeria Conti. Dobbiamo parlare.”
Giovanna la fece entrare, offrì un caffè. Valeria rifiutò, sedendosi sul bordo della sedia come in trincea.
“Non capisco cosa succede qui. Mio nipote la chiama nonna, sta più con lei che a casa. È sbagliato.”
“Che cosa la turba?” chiese Giovanna con calma.
“Tutto! Lei è una estranea, si intromette nella nostra famiglia. Io sono la nonna, e lei chi è?”
“Una persona che ha aiutato i suoi figli quando erano in difficoltà.”
“Non sono affari suoi! Se hanno fatto figli, se la sbrighino. Lei ha già i suoi, no? Vada da loro.”
Giovanna sentì il rancore salirle, ma rimase calma.
“I miei figli vivono lontano. Qui ci sono persone che hanno bisogno di aiuto, e io lo do.”
“Basta!” esplose Valeria. “Vieto che si occupi di mio nipote. E dirò ai miei figli di stare lontani da lei.”
“Non è una decisione sua,” mormorò Giovanna. “Spetta ai genitori.”
Dopo quella visita, Giovanna rimase in cucina a bere un tè freddo. Aveva sbagliato? Forse non avrebbe dovuto legarsi così.
Il giorno dopo, Marina arrivò affranta.
“Valeria ha fatto una scenata a Luca! Dice che ci approfittiamo di lei, che non si lasciano i figli agli estranei.”
“E Luca cosa ha detto?”
“Che… che sua madre ha ragione. Che dobbiamo cavarcela da soli.”
Giovanna annuì, nascondendo il dolore.
“Capisco. La vostra famiglia, le vostre scelte.”
“Ma io non sono d’accordo! Lei è come una madre per noi! Dario la adora!”
“Piccola, non litigare per me. La famiglia viene prima.”
Per giorni, Dario non si fece vedere. Giovanna sentiva il suo pianto attraverso il muro, le sue richieste di andare dalla *nonna*. Le si spezzava il cuore.
Poi Marina finì in ospedale. Minaccia di aborto. Luca correva tra lavoro, casa e ospedale. Dario piangeva tutto ilE quando alla fine Luca bussò di nuovo alla sua porta, con gli occhi pieni di rimpianto e Dario che si aggrappava a lui piangendo, Giovanna capì che il cuore, alla fine, vince sempre sulle regole degli uomini.






