Una Figlia di Troppo

Luca, il fratellino di 7 anni di Cristina si era svegliato. La ragazza di 16 anni era sempre più contrariata, “Non ho mai chiesto di farlo nascere,” si infuriava Cristina, “perché dovrei soffrire questi disagi per causa vostra?”

Prima mi avete tolto la mia stanza, poi mi avete trasformata in una babysitter gratuita, e ora volete dare via il mio unico vero amico? Quello che è con me da nove anni?!

No, non ci sto! Me ne vado dalla nonna e lì vivrò con Rex! E voi crescetevi pure il vostro Luca!

Gli ultimi tempi Cristina litigava spesso con i genitori. Infatti, da quando era nato il fratellino, mamma e papà sembravano essersi dimenticati della sua esistenza.

Da quando aveva nove anni era lasciata a se stessa, e l’indifferenza dei genitori l’aveva sempre molto ferita.

Cristina si lamentava a bassa voce dalla nonna:

– Stanno sempre con Luca! Chiedo alla mamma di giocare con me e mi dice che non ha tempo, mentre papà manco si volta! Nonna, pensi che non mi vogliano bene?

– Oh, miele mio, certo che ti vogliono bene. Solo che ora è un periodo difficile – cercava di consolarla con uno sguardo distolto nonna Maria.

Luca è piccolo, richiede attenzione e cure costanti. Capisci bene, non tiene ancora la testa dritta e non cammina nemmeno.

Quando crescerà un po’, andrà meglio. Nel frattempo, perché non dai una mano a tua mamma con lui? Magari poi loro avranno più tempo da dedicarti.

Nonna Maria, mentre dispensava consigli, sapeva perfettamente che nemmeno il supporto attivo di Cristina nel crescere il fratellino avrebbe cambiato molto la situazione.

Il problema era che né Elisa né Antonio desideravano realmente avere un figlio alla loro giovane età. Si erano sposati per necessità. Antonio frequentava Elisa da pochi mesi e non sapeva che gli stava mentendo sull’età, facendosi passare per più grande di due anni per sembrare adulta.

La gravidanza di una sedicenne rappresentava un problema enorme per Antonio, così decise di portare Elisa all’altare.

Nessuno aspettava Cristina, e il fatto che dovessero occuparsi di lei li innervosiva, poiché volevano continuare a vivere la loro vita spensieratamente.

Per Antonio, invece, il sogno era sempre stato avere un maschietto. Così Luca diventò il loro piccolo sole, e lui lo coccolavano e lo desideravano da molto tempo, preparandosi con cura per il suo arrivo.

– Mamma, mi compri una bambola? – chiese Cristina, indicando una con la coda da sirena al negozio.

Elisa, mentre contemplava graziosi cappellini e calzette per neonati, rispose distratta:

– Non ho soldi da buttare. Cristina, non farmi vergognare! Sei peggio di un martello pneumatico! Dopotutto, lo sai che sta per nascere il fratellino, bisogna acquistare vestiti, una culla e il passeggino.

Non capisco perché sei così egoista. Pensi solo a te stessa!

Regolarmente rimproverata dalla madre, cominciava a sentirsi in colpa. In fin dei conti, cosa c’era di speciale in una bambola? A Luca servivano di più.

***

Luca non sentiva la mancanza di niente. Antonio ed Elisa compravano qualcosa al loro adorato figlio quasi ogni giorno. Gli prepararono anche una stanza dedicata prima della nascita – mentre Cristina fu trasferita in soggiorno e la sua camera rinnovata per il bebè.

Quando cercò di protestare, il padre spiegò severamente:

– Sei grande ormai, puoi dormire sul divano. Un bambino ha bisogno del suo spazio personale. Noi abbiamo una stanza troppo piccola per metterci una culla.

– Non fare storie – le rispose la madre – io sarei stata felice di avere un fratello o una sorella, ma sono figlia unica.

Presto avrai qualcuno con cui giocare. Non piagnucolare, Cristina, sistema i tuoi libri e giocattoli. E dovrai buttar via metà delle cose, non abbiamo spazio per tutta quella roba vecchia.

***

Dopo la nascita di Luca, Cristina fu privata di ogni gioia infantile. Elisa e Antonio decisero che la loro figlia era abbastanza matura da badare al fratello.

Quando di notte piangeva, il padre o la madre si affacciavano dalla stanza e svegliavano Cristina:

– Non senti che il bambino piange? Vai a dargli il biberon, controlla il pannolino, magari ha bisogno di essere cambiato.

Di notte Cristina si alzava e durante il giorno, tornando dalla scuola, si occupava del fratellino.

Elisa, in maternità, aveva invece tutto il tempo per sé.

Nonna Maria, quando andava a trovare il figlio e la nuora, non mancava di esprimere il suo disappunto:

– Elisa, ma cosa sta succedendo qui? È possibile affidare la cura di un neonato a una ragazzina di dieci anni? Cosa penso possa fare?

– Non ci vedo nulla di male – rispondeva laconica Elisa alla suocera – che si abitui!

Prima o poi sarà madre, è un’esperienza che le farà bene!

Nonna Maria, vedrai che tra dieci anni sarà perfino riconoscente! Sono anche io stanca. Pensi che mi sia semplice gestire due bambini da sola?

Antonio è sempre al lavoro, non mi è di molto aiuto. Arriva la sera, gioca mezz’ora con Luca e poi finisce svenuto sul divano davanti alla TV.

– Elisa, non puoi fare così! Le stai negando l’infanzia. Non capisci che Cristina avrebbe bisogno di giocare con le amiche invece che badare a un bambino?

Io avevo quattro figli, con Antonio anche altri tre vicini di età! Mi arrangiavo senza chiedere aiuto a nessuno.

– Era un altro tempo, signora Maria – rispondeva Elisa orgogliosa – ripeto: non ci vedo nulla di male in questa situazione!

E poi, Luca è fratello di Cristina, spetta a lei aiutarci a crescerlo! Lei è la più grande!

***

A tredici anni Cristina iniziò a detestare Luca. Era uno di quei bambini intelligenti, ma molto pestiferi. Capì presto che poteva accusare la sorella maggiore per qualsiasi marachella e Cristina ne pagava sempre le conseguenze:

– Non capisco cosa fai mentre non ci siamo – la sgridava quasi ogni sera Elisa – ho trovato cocci del vaso nella pattumiera. Sei stata tu a romperlo?

– No, è stato Luca, l’ha fatto cadere apposta dal tavolo perché non gli volevo dare i dolci prima di pranzo.

– E che comandi tu, adesso? – intervenne Antonio a difendere il figlio – Sei tu la responsabile delle cose qui? Ma lascialo mangiare!

– La mamma mi ha detto di non dargli dolci prima del pranzo. Deve prima mangiare la zuppa e poi può avere un dolcetto. Luca non voleva la zuppa, ha preteso subito i dolci e quando non glieli ho dati ha lanciato la tazza a terra.

– Svampita, e se si fosse fatto male? – Elisa infuriata – Sei grande ma non riesci a guardare un bambino!

Oggi sei in punizione, niente uscite! Resterai a casa a insegnare l’alfabeto a Luca. La sua educatrice mi ha detto che è il più indietro del gruppo!

Gli altri bambini fanno le sillabe e lui non sa nemmeno contare fino a cinque. È colpa tua!

La situazione giunse al culmine quando Cristina compì sedici anni. I genitori, senza chiederle il permesso, volevano dare in buone mani Rex, il cane anziano di Cristina, che aveva trovato cucciolo anni prima per strada.

– Domani sparisce! Luca ha cominciato a starnutire senza motivo, temo sia allergico al pelo del cane, – Antonio appoggiava la decisione.

Cristina si ribellò:

– Non darò via Rex, non potrete costringermi! È l’unico essere vivente che mi ama sinceramente. Non lo lascerò!

– Non ti chiede nessuno – commentò Antonio, filosoficamente – abbiamo sopportato la tua pulciosa a lungo.

La tirerei fuori da un pezzo, ma non c’è mai stato un buon motivo. Furfante, non ha mai sporcato in casa, o avrei approfittato dell’occasione.

Cristina insistette:

– Rex resterà con me, non lo darò a nessuno! Lo adoro, non capite? Lo amo!

– E tuo fratello non lo ami? – Elisa aggrottò le sopracciglia – sei disposta a sacrificarne la salute per un meticcio? Ho capito bene?

Cristina si infuriò:

– Sì, esattamente! Mi avete estenuato con questo vostro Luca! Non sapete quanto sono stancato di voi! Perché dovrei privarmi del mio unico amico per far piacere a lui?

Quel Luca mi ha rovinato la vita! Non ho avuto un’infanzia normale per colpa sua!

Mentre le mie amiche giocavano nel cortile io vagavo per i parchi col passeggino, mentre tu, mamma, dormivi!

Quando i miei compagni di classe studiavano con i tutor, io dovevo barcamenarmi fra scuola, asilo e casa. Questo perché tu, mamma, eri tornata a lavorare.

Ne ho abbastanza, non ce la faccio più! Andrò a vivere dalla nonna!

***

Nonna Maria accolse la nipote senza problemi, e non aveva nulla contro Rex.

A casa della nonna, Cristina si sentiva come a casa – nessuno la disturbava, nessuno la obbligava a stare con il fratello. Con la nonna poteva fare quello che voleva.

Elisa lasciò che la figlia maggiore vivesse altrove per un mese – dopo quattro settimane chiamò e in tono perentorio ordinò:

– Torna subito a casa! Riposata? È abbastanza! Non ce la facciamo da soli.

– E perché dovrei? – chiese acida Cristina – chi ti ha detto che tornerò?

Sto benissimo dalla nonna, non ho intenzione di trasferirmi da voi!

– Non ti sto chiedendo se hai voglia di tornare – dichiarò Elisa – ti dico di preparare le tue cose e venire a casa.

Non c’è nessuno per prendere Luca da scuola! Devo saltare il pranzo per riportarlo a casa dopo le lezioni.

– E a me cosa importa? – protestò Cristina – è tuo figlio, tu devi occupartene.

Ho le mie cose da fare, mamma, nel caso te lo fossi dimenticata. Frequento il liceo, mi sto facendo un’istruzione.

Qui dalla nonna riesco a fare i compiti tranquillamente. Ho recuperato tutti gli esami! Mi dispiace, rimango qui.

– Aspetta solo che arrivi tuo padre – minacciò Elisa – lo manderò a prenderti. Ti trascinerà a casa a calci! Che, ora sei diventata adulta e indipendente?

Nonna Maria, presente durante la telefonata, fece cenno alla nipote di passargli il telefono:

– Elisa, non fare la chioccia – intervenne la nonna – la ragazza è esausta, non le lasciate respirare!

Luca è grande ormai, va per i sette anni. Non può stare un po’ da solo?

Hai paura di lasciarlo solo – assumi una tata! E lasciate in pace Cristina, non ve la rimanderò. Deve studiare tranquillamente!

E di questo messaggio parla anche ad Antonio!

***

E così lasciarono Cristina in pace. Seppe dai racconti della nonna che i suoi genitori avevano comunque risolto il problema del fratello – avevano assunto una tata per il caro Luca.

Cristina non si pentì della sua decisione. In fin dei conti, Luca è il suo fratello non suo figlio. Per lui non doveva assumersi alcuna responsabilità.

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